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Investì il maresciallo De Rosa, condannato carabiniere 'pirata'

Ha patteggiato la pena ad un anno di reclusione il venticinquenne 'ausiliario' che travolse e ferì gravemente il comandante della stazione di Castel Giorgio fuggendo nella notte.

Cronaca

di Vincenzo Carducci

Un anno di reclusione al carabiniere 'pirata'. Ubriaco alla guida ed in preda agli effetti di uno spinello aveva investito e ferito gravemente il maresciallo dei carabinieri di Castel Giorgio, Carmine De Rosa, dandosi poi alla fuga nella notte. D.T., venticinquenne di Grotte di Castro, ha patteggiato la pena di fronte al gip del tribunale di Orvieto, Silverio Tafuro. Lunga la sfilza di accuse all'ex carabiniere all'epoca dei fatti ausiliario in servizio al Nord e successivamente sospeso dall'Arma. Lesioni volontarie aggravate, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di sostanze stupefacenti i reati sul capo di imputazione. Tra questi anche la detenzione di armi per via di quattro proiettili da arma da fuoco trovati in casa del ragazzo durante le perquisizioni dei carabinieri scattate in seguito all'arresto.

Il maresciallo De Rosa, costituitosi parte civile e difeso dall'avvocato Sergio Finetti, ha anche avanzato richiesta di risarcimento danni la cui entità è stata rimandata dal giudice a separato giudizio.

L'episodio risale al 19 gennaio del 2002. Durante un normale controllo lungo strada provinciale 45, alle porte del centro abitato di Castel Giorgio, il maresciallo Carmine De Rosa viene travolto da un'Alfa Romeo 156 proveniente da San Lorenzo che non si ferma all'alt e fugge lasciando il carabiniere gravemente ferito a terra dopo un volo di cinque metri. Il maresciallo, comandante della stazione di Castel Giorgio, viene trasportato d'urgenza all'ospedale di Orvieto dove oltre ad una vasta emorragia interna dovuta alla lesione della vena iliaca gli viene riscontrata anche una doppia lesione all'intestino e la rottura della tibia destra.

Dopo una notte di ricerche e serrate indagini e grazie anche alla testimonianza di alcuni ragazzi i carabinieri di Orvieto danno un nome ed un cognome al "pirata della strada". Così D.T. viene arrestato nella sua casa di Grotte di Castro un giorno dopo l'accaduto. A suo carico ci sono i racconti incongruenti di alcuni giovani che viaggiavano insieme a lui sull'auto "pirata" ed i segni, compatibili all'urto con il copro del maresciallo De Rosa, impressi su una fiancata dell'auto. "Ho investito un daino" aveva detto il giovane agli inquirenti per giustificarsi.

Secondo gli accertamenti delle forze dell'ordine, il ragazzo era alla guida della sua Alfa Romeo ubriaco e sotto effetto di sostanze stupefacenti. Per questo, temendo non solo il ritiro della patente, una denuncia penale e la sospensione dal servizio, non si era fermato all'alt del maresciallo De Rosa.

Pubblicato il: 04/07/2003

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