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Chiusa la Finpresto di Fabro

E' finita così la favola della Finpresto, la società finanziaria della holding Web money card, sbarcata a Fabro nel maggio 2005 con un carico di promesse

foto di copertina

di Stefania Tomba

FABRO - Chiude la Finpresto, 20 dipendenti a spasso. E' finita così la favola della Finpresto, la società finanziaria della holding Web money card, sbarcata a Fabro nel maggio 2005 con un carico di promesse per il territorio e la benedizione delle istituzioni. Dopo le difficoltà evidenziate nei mesi scorsi, la soluzione inevitabile è arrivata il 29 febbraio col licenziamento dei dipendenti e la chiusura dello stabilimento.

L'azienda - portata a Fabro dagli imprenditori Giuseppe Izzo e Francesco Martino, fino a pochi mesi fa in maggioranza nella società - nell'ultimo anno ha attraversato un passaggio azionario e con esso la nuova amministrazione si sarebbe trovata con una situazione già profondamente, se non del tutto, compromessa. E' quanto spiega l'amministratore delegato, Giuseppe Bartolini, impegnato in questi ultimi mesi in un piano di ristrutturazione che si è rivelato impraticabile. "Non la chiamerei ristrutturazione - si limita a spiegare l'ingegner Bartolini - orami erano state fatte scelte sbagliate ed intraprese azioni non corrispondenti alle potenzialità aziendali". Il tutto con un piano di attuazione "fatto da principianti", spiega ancora Bartolini che non nasconde neanche che l'attività, alla Finpresto, era ormai sostanzialmente ferma da un anno.

"Tutto bloccato da inizio 2007 - conferma -; non voglio tuttavia addentrarmi in valutazioni personali". Il centro elettronico Finpresto aveva parlato all'inizio, tre anni fa, di un investimento di 3 milioni di euro (che sarebbero divenuti 5 nel 2006). Avrebbe creato fino a 240 posti di lavoro, operando nel pubblico e nel privato attraverso un innovativo sistema di pagamento (vennero millantanti migliaia di punti convenzionati, ma Bartolini stesso ammette oggi che erano in realtà ben pochi). Poi prospettò un investimento di 11milioni di euro per la realizzazione di una rete a banda larga. Ma le tracce del progetto che doveva realizzarsi entro il 2005 si persero, insieme a quelle della società partner che doveva portarlo avanti, la taiwanese Silkglobal.

L'ultimo progetto è stato poi quello delle ricariche telefoniche nazionali e internazionali attraverso i Wmc Point, grazie ad una licenza esclusiva fornita dalla società inglese Prepay - go ltd. Adesso quello che resta è soltanto la totale incertezza dei dipendenti che hanno perso il posto. "Per 14 dipendenti a tempo indeterminato, si potrà ottenere l'iscrizione alle liste di mobilità e un piccolo buono uscita. Per gli altri collaboratori a progetto non sarà possibile neanche accedere a queste tutele minime, vista la loro condizione di assoluta precarietà". E' quanto riferisce la Cigl che, sulla vicenda, usa toni durissimi e individua due gradi di responsabilità: una quella dell'azienda "inaffidabile e ostile al sindacato" e una che chiama in causa le "politiche di sviluppo del territorio, troppo spesso costruite attorno a incursioni di imprenditori esterni poco affidabili". Ma la Cgil vuol mettere in guardia anche dal fatto che "il fondatore della Fin Presto, Giuseppe Izzo, opera tuttora con altre aziende nel nostro territorio, nonostante abbia abbandonato al loro destino i lavoratori di Fabro".

(in alto: la sede di Finpresto a Borgosole; sopra: dimostrazione pratica di banda larga a Fabro, ottobre 2005 e gli imprenditori con le autorità nel giorno dell'inagurazione, nel maggio dello stesso anno)

Pubblicato il: 02/03/2008

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