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Orvieto. Ricettività, sistemazione museale, formazione, sviluppo problemi aperti

La città è chiamata a ripensare se stessa attraverso il dibattito sulle destinazioni d'uso degli immobili del centro storico che gli amministratori si apprestano ad affrontare. L'opposizione è già in fermento

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Ricettività, sistemazione museale, formazione, sviluppo.  La città è chiamata a ripensare se stessa attraverso il dibattito sulle destinazioni d'uso degli immobili del centro storico che gli amministratori si apprestano ad affrontare. L'opposizione è già in fermento. E lamenta l'assenza di una visione strategica con gli amministratori che, anziché dettare le regole si sarebbero messi in posizione supina rispetto alle scelte che arriveranno dal mercato sulla Piave, scelte che condizioneranno tutto il resto del ragionamento.

 

Ed è così che nel dibattito c'è chi, come Conticelli (AltraCittà) ha tirato fuori un vecchio documento, datato 1999, sulle destinazioni d'uso degli edifici del centro storico.  Molto di quella visione ha trovato attuazione o la sta trovando come il museo della Ceramica a palazzo Simoncelli, il palazzo del Gusto al San Giovanni o la biblioteca comunale al San Francesco.  Molto altro è stato rimesso in discussione per scelta più o meno strategica o per oggettive difficoltà nella realizzazione.  

 

Così ecco, ad esempio, che resta in sospeso la sistemazione museale. Nel '99 si progettava il museo dell'Opera del Duomo nei palazzi Papali (di proprietà dello Stato e dell'Opera del Duomo) con il trasferimento del museo Archeologico nazionale a palazzo Crispo (divenuto poi, invece, sede della guardia di finanza originariamente destinata, a sua volta, agli alloggi ex Smef) e il trasferimento dell'Emilio Greco nel palazzo della fondazione Faina, insieme all'omonimo museo che vi ha tuttora sede. Le trattative per la quadratura del cerchio, a distanza di una decina d'anni, sono tuttora in corso, ma la soluzione non sembra ancora dietro l'angolo. 

 

Allo stesso modo, già dal '99, era prevista una diversa sistemazione degli uffici pubblici con l'interessamento anche di palazzo Ranieri (proprietà privata), del bar di piazza della Repubblica che non è però più adesso nella disponibilità del Comune e di palazzo Petrucci (dell'Opera del Duomo). Ora la risposta è, invece, rappresentata dal palazzo delle Istituzioni, presso la ex caserma la cui ristrutturazione dovrà terminare nei prossimi mesi. L'idea originaria era di trasferirvi non solo gli uffici pubblici comunali e le associazioni come la scuola di musica ma anche la Provincia e la Comunità montana.  Gli spazi però si stanno rivelando insufficienti.  Molte associazioni andranno altrove. E non si sa bene dove andranno Provincia e Comunità montana. Di certo, al momento, c'è che la sede di via delle Pertiche, sarà convertita in edilizia popolare.

 

E poi il nodo della ricettività.  La scelta per la realizzazione di un albergo di lusso sembra sia alternativa tra la Piave e l'ex ospedale che il Comune ha appena deciso di acquistare, con l'intenzione - da quanto ha lasciato intendere il sindaco - di trasformarlo in albergo qualora questo non dovesse essere realizzato presso la ex caserma o, diversamente, di lasciarvi il centro studi che vi trova attualmente sede come previsto dal documento del '99.

 

Pubblicato il: 23/02/2008

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