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Soltanto dall'esame del DNA potranno essere identificati i Cignelli

I medici avrebbero chiesto almeno quattro giorni di tempo per ottenere i risultati dell'esame genetico, pertanto, al momento, il magistrato incaricato dell'inchiesta non ha ancora disposto la restituzione delle salme ai familiari

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Sarà l'esame del dna disponibile tra pochi giorni ad attribuire un nome alle salme delle quattro persone morte mercoledì scorso a Castiglione in Teverina, nell'esplosione della fabbrica di fuochi d'artificio di cui erano contitolari Renato Cignelli di 44 anni e la moglie Rosanna Abbatematteo di 31; Fiorenzo Cignelli di 58, e la moglie Elisabetta Tirinnanzi, di 53.  Con l'esame autoptico, eseguito ieri mattina, i consulenti tecnici nominati dalla procura di Orvieto sono riusciti ad individuare, per il momento, soltanto il sesso dei cadaveri, completamente carbonizzati e in parte mutilati. I medici avrebbero chiesto almeno quattro giorni di tempo per ottenere i risultati dell'esame genetico, pertanto, al momento, il magistrato incaricato dell'inchiesta, Flaminio Monteleone, non ha ancora disposto la restituzione delle salme ai familiari.  Né si può ancora confermare ufficialmente, dunque, la data dei funerali che erano stati dati per probabili nella giornata di martedì.  Anche la camera ardente, inizialmente prevista nelle sale del Comune di Castiglione in Teverina, sembra invece verrà allestita in chiesa, per la grande affluenza di gente che è attesa.

 

Intanto, nel reparto grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma migliorano lentamente le condizioni di Giandomenico Cignelli, il ventiseienne, figlio di Renato e Rosanna, che nell'esplosione ha riportato ustioni su circa il 30% del corpo. Il giovane si è salvato in quanto, al momento della tragedia, si trovava all'esterno del fabbricato e non è ancora chiaro ancora se sia consapevole per intero delle tragiche conseguenze di quanto avvenuto. In paese, molti dicono che il giovane avrebbe udito delle grida provenire dall'edificio pochi istanti prima dello scoppio. Al momento, le sue dichiarazioni, raccolte in un'ora d'interrogatorio dalla polizia nel letto d'ospedale del Sant'Eugenio il giorno dopo la tragedia, non avrebbero, comunque, aiutato in alcun modo gli inquirenti, secondo quanto riferito dagli stessi.

 

Ieri è stata la volta anche della perizia balistica, con la polizia che, insieme ai periti, è tornata sul luogo del disastro. Si tratta di ricostruire la dinamica dell'esplosione, a partire dall'onda d'urto che ne è conseguita e la direzione in cui essa si è propagata. Il tutto per risalire, se mai sarà possibile, alle cause della tragedia, cause che al momento restano del tutto sconosciute.

 

Intanto, nella comunità di Castiglione, l'opposizione si è fatta avanti con la proposta di intitolare alla famiglia Cignelli la strada del paese in cui si trovava il vecchio fabbricato Bellafante, la famiglia marchigiana dalla quale i Cignelli, nel 1964, avevano rilevato l'attività. I fuochi dei Cignelli sono stati per generazioni motivo d'orgoglio per i castiglionesi. Con la tragedia che è avvenuta, la tradizione di famiglia sembra però destinata ad interrompersi. Difficilmente l'attività verrà, infatti, rimessa in piedi, alla luce della recente sciagura. 

Pubblicato il: 10/02/2008

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