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Dolore e perplessità intorno al dramma della famiglia Cignelli

Molte le ipotesi intorno al motivo dello scoppio e l'unica certezza della serietà della ditta. l'unica atroce realtà, adesso, è che la famiglia Cignelli, che, da generazioni per passione e capacità, dominava incontrastata nel mercato locale e non solo dei fuochi d'artificio, è spezzata per sempre

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - A ventiquatt'ore dall'esplosione che ha ridotto in macerie la fabbrica di fuochi d'artificio di Castiglione in Teverina, distruggendo la vita di un'intera famiglia - quelle dei Cignelli, i titolari deceduti in quattro, nella tragedia - l'odore acre delle polveri carbonizzate è ancora lì.  Si respira nell'aria, pungente, e resta senza un perché.  Sulle cause della sciagura, in cui hanno perso la vita due coppie di coniugi - Renato Cignelli, 44 anni, la moglie Rosanna Abbatematteo, di 41, Fiorenzo Cignelli, di 58 e la moglie Elisabetta Tirinnanzi, di 53, mentre il figlio di questi ultimi, Giandomenico di 26 anni, è gravemente ustionato - non c'è, infatti, ancora nessuna certezza.  Ieri mattina, nella frazione di Sant'Egidio Madonna delle Macchie, nel Comune di Orvieto dove si trovava l'azienda, sono tornati gli uomini della polizia di Stato.  Con loro c'era il nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco (Nia) che ha portato via numerose campionature dalle ceneri del disastro.  Per i risultati ci vorrà del tempo, come ha riferito il capo reparto, Roberto Soro, parlando della "difficoltà di risalire alle cause" del rogo.  Ed ecco il punto: le cause.  La procura, per venirne a capo, ha nominato un consulente tecnico d'ufficio.  Per il momento, non vi sarebbero piste privilegiate, proprio perché potrebbero essere stati molteplici gli imprevisti fatali, in un lavoro in cui, a quanto pare - anche a detta degli esperti di settore - la verità agghiacciante è che la sicurezza assoluta non esiste.  Tra le ipotesi plausibili potrebbe esserci anche un procedimento non corretto nel confezionamento dei fuochi, e dunque un errore umano (nonostante i Cignelli fossero di comprovata esperienza e prudenza) o la presenza sul luogo, forse, di telefoni cellulari.  Gli apparecchi non sarebbero stati ritrovati, al contrario di un portafogli e un blocchetto d'assegni che sarebbero, invece, stati riconsegnati ai familiari delle vittime.  "Allo stato attuale, non si può parlare di cause plausibili, per la semplice ragione che, alla presenza di quella carica elettrostatica, le cause potrebbero essere innumerevoli; e anche per stabilire tipo di polveri utilizzate, non si può che attendere le analisi chimiche", è la ferma dichiarazione del portavoce dei vigili del fuoco, Alberto Cari.  I pompieri hanno effettuato anche rilievi di natura fotografica per ricostruire l'esplosione, tramite la direzione in cui sarebbero stati proiettati i corpi, trovati - ricordiamo - due vicini alla pressa e due più in direzione dell'uscita del fabbricato.

GIANDOMENICO, IL SUPERSTITE Né sembra che sia stato d'aiuto ai fini della ricostruzione della dinamica dell'esplosione, Giandomenico - figlio di Fiorenzo, detto Giorgio, e unico supersite alla tragedia - la cui testimonianza è stata raccolta ieri per circa un'ora dalla polizia di Orvieto, presso l'ospedale Sant'Eugenio di Roma.  Il ragazzo, sotto choc e tenuto sotto sedativi, non ricorda nulla, se non "il tremendo boato" a seguito del quale è stato "investito da lingue di fuoco e fumo", così come aveva già avuto modo di riferire ai soccorritori.  Questo è quanto avrebbe ribadito anche ieri pomeriggio agli uomini del commissariato.  Ed effettivamente, Giandomenico si è salvato proprio perché non si trovava in quel momento insieme agli altri famigliari che, all'interno del reparto confezioni, stavano assemblando i fuochi per il carnevale di Sant'Eraclio, di questo fine settimana, a Foligno.   Il ragazzo, da quanto emerso, era all'esterno della struttura, forse impegnato a caricare sul furgone il materiale che i genitori e i cugini confezionavano all'interno.  "Diversamente non ce l'avrebbe fatta", torna a ripetere il medico curante della famiglia, il dottor Roberto Caiello che, mercoledì mattina, è stato chiamato a constatare il decesso sul posto.  Le condizioni di Giandomenico non destano particolare preoccupazione: le ustioni riportate sul 30% del corpo riguardano soprattutto gli arti inferiori e pertanto non hanno fortunatamente compromesso organi vitali.

LE INDAGINI Dunque, nessuna ipotesi, al momento, è accreditata dagli inquirenti per la tragedia.  L'unica comparsa - quella di una possibile incompatibilità tra le polveri di provenienza cinese e l'innesco utilizzato - è stata smentita dal questore.  Adesso si attendono gli esiti di natura scientifica.  Ma la polizia avrebbe avviato anche controlli di natura amministrativa probabilmente per risalire, attraverso fatture e bolle, al tipo di polveri trattate dalla ditta.  Che l'azienda fosse "serissima e scrupolosa" è, comunque, un dato emerso sia dalle tante testimonianze che dai controlli passati sempre "a pieni voti", l'ultimo il 18 novembre scorso.

I FAMILIARI Quali che siano state le cause, l'unica atroce realtà, adesso, è che la famiglia Cignelli, che, da generazioni per passione e capacità, dominava incontrastata nel mercato locale e non solo dei fuochi d'artificio, è spezzata per sempre.  Dilaniata da un dolore che ha tolto a chi il padre e la madre, a chi la sorella, il fratello o il figlio. La casa dei Cignelli, appena fuori il paese di Castiglione, da due giorni è un via vai mesto e sbigottito di parenti e conoscenti.  Mentre ieri, sempre a Castiglione, a consolare il fratello Bruno, è arrivato anche il terzo fratello di Fiorenzo, padre Lino Cignelli, di ritorno dalla Terra Santa.  La famiglia è stretta nel dolore.  Il primo pensiero di tutti è per i ragazzini di soli 11, 15 anni - rispettivamente una femmina e un maschio - e la ragazza di 18 che sono rimasti senza i genitori.  I figli di Renato e Rosanna saranno oggi ascoltati da uno psicologo, in attesa che il tribunale li affidi, probabilmente agli zii.  

I FUNERALI Per riavere i propri cari, i familiari dovranno attendere ancora qualche giorno.  Per domattina, infatti, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Orvieto, Flaminio Monteleone ha disposto l'esame autoptico.  L'autopsia, tramite l'esame del dna, dovrà stabilire anche con certezza l'identità delle salme. Il nulla osta per la sepoltura è atteso non prima di lunedì. I funerali, pertanto, potrebbero svolgersi tra lunedì e martedì, anche se, ovviamente non sono stati ancora fissati.

LA COMUNITA' Ieri sera intanto a Castiglione, ancora profondamente scossa per la tragedia, si è eccezionalmente svolto un affollato consiglio comunale, per rinnovare il cordoglio alla famiglia considerata giustamente un "orgoglio" per la comunità, come dice il sindaco Mirco Luzi. "Con i loro spettacoli indimenticabili - dice il sindaco che ha proclamato il lutto cittadino - portavano il nome del paese in giro per l'Italia e noi ne eravamo orgogliosi, così come eravamo orgogliosi, quando ogni anno aspettavano la festa del Crocefisso qui a Castiglione (il 3 maggio, ndr) per sperimentare le ultime novità uscite in tema di fuochi d'artificio".  La famiglia nel piccolo borgo del Viterbese non era effettivamente soltanto conosciuta, ma molto amata. Partecipava attivamente alla vita del paese, a quella delle varie associazioni e comitati di festeggiamento: quello della nota festa del Vino, in primis. Al consiglio comunale di ieri sera hanno partecipato anche il prefetto e i presidenti di Provincia e Regione, ma soprattutto molti semplici cittadini, amici e conoscenti. E sarà, con ogni probabilità, proprio in Comune che, dopo il via libera del magistrato, verrà allestita la camera ardente per le quattro vittime.  

Sul luogo, infine, ieri mattina sono tornati anche i tecnici dell'Arpa, per il monitoraggio dell'aria disposto in via cautelativa in quanto nel rogo è bruciata anche la copertura di eternit del fabbricato. "Ci vorrà qualche giorno per i risultati, ma le piccole dimensioni della copertura non sono tali da creare allarme", rassicura il direttore dell'Arpa, Adriano Rossi.

Pubblicato il: 08/02/2008

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