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Il fascismo nel 2008

È giusto dare voce ad un movimento di ispirazione, vera o presunta, neofascista che però ha la legittimazione ad esistere da parte di uno Stato che per costituzione è antifascista? O è forse meglio non dare spazio, rinunciando ad un po' di pluralità...

foto di copertina

di Marco Sciarra

Oramai ho preso l'abitudine di commentare le cose dopo che la discussione si è affievolita: ho parlato della statua di Padre Pio dopo che anche i primi fautori della querelle se ne erano scordati, così come ho fatto un commento sulle feste di Natale solo la scorsa settimana, a carnevale quasi concluso.

A volte lo faccio per mancanza cronica di tempo, altre per pigrizia, altre ancora perché credo che le risposte date d'impulso siano talvolta poco ragionate, così come sono convinto che una idea sedimentata e cullata qualche giorno, poi si riesca ad esprimere meglio. Spesso non è così, lo so, ma mi piace crederlo.

Così come mi è piaciuto "chiamarmi fuori" dal dibattito dei mesi scorsi su Forza Nuova e sulla libertà di informazione. È giusto dare voce ad un movimento di ispirazione, vera o presunta, neofascista che però ha la legittimazione ad esistere da parte di uno Stato che per costituzione è antifascista? O è forse meglio non dare spazio, rinunciando ad un po' di pluralità e risolvendo in privato una (vera o presunta) carenza dello Stato, che consente a questo movimento di esistere ed esprimersi? Ovviamente non solo non ho la risposta, ma sono anche convinto che a ben guardare abbiano ragione entrambe le fazioni, dato che in una realtà complessa come quella della nostra società civile, capita spessissimo che il contrario di una verità sia un'altra verità. E meno male!

Però da diverso tempo mi è sorta una strana voglia di capire cosa sia davvero il fascismo, e ho scoperto che la bibbia di noi internauti, Wikipedia, tace, ammettendo di non avere una definizione, mentre sa tutto (o quasi) della storia del movimento, del duce, delle idee di razzismo e di antisemitismo, del sentimento di orgoglio nazionale, della dittatura, delle opere del regime e di tutto il resto che già la mia mente confusa associava a vario titolo alla parola "fascismo".

Vabbeh, si vede che bisogna essere nebulosi sulla definizione, così che tutti possano tacciare gli altri di essere fascisti e tutti possano difendersi dall'accusa, perché si sa, per i nemici la legge si applica, per gli amici si interpreta...

C'è stato qualcuno che ha addirittura accusato i Temerari (con un commento anonimo sul blog temerariorvietani.wordpress.com) di essere fascisti.

A questo punto, allora, mi è venuto il sano dubbio di sapere quale diamine fosse la definizione di fascista. Da amante dei libri come sono, ho lasciato perdere internet per rispolverare il caro Grande Dizionario Italiano dell'Uso della UTET ed ho appreso che la definizione di "fascismo" è: «movimento politico, fondato da Benito Mussolini nel 1919, che fu al potere in Italia dal 1922 al 1943, dando vita ad un regime dittatoriale a carattere totalitario, nazionalista e anticomunista, al quale si ispirarono molteplici movimenti e regimi in Europa e nel resto del mondo».

Mumble mumble

E dove sarebbero fascisti i Temerari?

Andiamo per ordine:

 

1) «regime dittatoriale a carattere totalitario»: qualche decina di amici che si ritrova per discutere, fregandosene delle appartenenze politiche dei partecipanti, nel rispetto di tutti e nella speranza che si possa dare una piccola, piccolissima scrollata ad una Orvieto che dorme sarebbe dittatoriale? Provare a vedere se si possa concretizzare qualche micro-progetto usando il buon senso prima delle macrocategorie destra-sinistra sarebbe totalitario?

E allora alcune amministrazioni italiane che non ti cacano se non hai la tessera del loro partito cosa sono? E altre che spacciano la mera declamazione delle decisioni prese nella stanze dei bottoni per partecipazione, comunicazione e dialogo? Boh

Mia nonna mi racconta che ai suoi tempi, sotto il fascismo, si andava a scuola vestiti da figli della lupa, balilla e via discorrendo, secondo sesso ed età; mi racconta anche che l'istruzione, lo sport, gli eventi, erano tutti sotto l'unico grande cappello del fascismo.

Ma in tante realtà italiane non accade forse così anche ora, dove o ti servi dell'associazione, della cooperativa e della società giusta oppure non puoi fare nulla?

Unica differenza: allora era dichiarato, ora è tacito.

 

2) «nazionalista»: qui, mutatis mutandis e riportando tutto alla realtà locale, quasi ci siamo; infatti un pizzico di campanilismo (inteso come amore per la propria città, per le sue bellezze, per la sua storia e per le sue potenzialità) nei Temerari lo noto, ma allora sono ancor più temerari il sindaco e gli assessori che la scorsa settimana hanno dipinto sul settimanale di RaiTre una Orvieto-Mulino Bianco in cui l'immondizia profuma, il commercio va a gonfie vele anche grazie ad una ricerca di cui non si sa nemmeno se verranno pubblicati i risultati, e il piano del traffico è l'ultimo tassello di un sistema globale di riordino e promozione. E magari anche il prezzo di svendita della caserma, che è pari pari quello del buco delle casse comunali, è frutto di un grande progetto di sviluppo

Se questo non è amore per Orvieto cosa è?

È amore vero, datemi retta, quello che ti fa vedere i nei sul volto dell'amata come preziose perle nere, che ti toglie la vista, e in questo caso pure l'udito e l'odorato, e mi sa tanto anche il tatto e il (buon)gusto

Ok, i Temerari saranno pure campanilisti, ma c'è chi li frega, e di brutto pure!

 

3)  «anticomunista»: a parte il fatto che bisognerebbe capire cosa significhi essere davvero comunista nel 2008 e se la attuale sinistra abbia ancora nulla a che vedere coi principi di uguaglianza sociale, di comune proprietà e gestione di beni e mezzi di produzione, diciamo pure che, dal mio parzialissimo e ristrettissimo osservatorio, ad Orvieto ed in altre piccole realtà di profonda provincia, essere comunisti per parecchi mi sa tanto che voglia dire aspettarsi che la politica ti dia lo stipendio, direttamente o attraverso un equo scambio posto di lavoro-numero di voti. Da questo punto di vista, per quel po' che ho potuto sbirciare, i Temerari sono davvero anticomunisti, nel senso che, lavoratori in proprio o dipendenti che siano, campano (sopravvivono, va') tutti del loro lavoro e delle loro capacità, senza dover dir grazie o garantire preferenze a nessun amministratore o politicastro. E vi paresse poco

Sarà allora per questo che chi, per sfortuna o incapacità, si ritrova a non condividere questa sorte avrà trovato l'unico sfogo alla sua rabbia e alla sua gabbia nel dire «Temerari fascisti»?

Chi mai può dirlo? Chi mai può dialogare (ovvero non solo urlare improperi, ma riuscire ad argomentare e ad ascoltare le ragioni dell'altro interlocutore, ribattendo e istaurando una comunicazione efficace, reciproca e proficua) con un fantasma senza firma e senza attributi?

 

Concludendo, cari lettori, in questa Orvieto senza dialogo e senza (auto)ironia, chi è più fascista, i Temerari che provano a farsi qualche domanda e a mettersi in gioco e in discussione o chi, dall'alto delle sue certezze sancite da chissà quale supremo ente divino, si autodefinisce non-fascista ed accusa di essere fascista chi solo si azzarda a non pensarla come lui (o chi per lui)?

Pubblicato il: 04/02/2008

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