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Il palazzo comunale è troppo vulnerabile

E' urgente applicare misure di sicurezza a cui, forse, nessuno, fino a questo momento aveva mai pensato. Facile introdursi nel palazzo durante i lavori, anche serali. Non è escluso che ci possa essere un basista vicino agli ambienti comunali, qualcuno che aveva un'accurata conoscenza degli uffici

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Un palazzo comunale estremamente vulnerabile, dove è urgente applicare misure di sicurezza a cui, forse, nessuno, fino a questo momento, aveva mai pensato. E' quanto emerge dal furto di opere d'arte subito mercoledì sera dall'amministrazione comunale.

Per i ladri, infatti, secondo la polizia che sta conducendo le indagini, sarebbe stato sufficiente introdursi all'interno della residenza comunale, in occasione delle commissioni serali, per passare inosservati, farsi chiudere dentro e agire indisturbati, per poi uscire da qualche ingresso secondario.  Forse, dal terrazzo del secondo piano da dove, attraverso una decine di scalette, si arriva comodamente, aperta una debole porta, in via Cipriano Manente.  

"Un fatto increscioso da stigmatizzare" lo ha definito ieri pomeriggio il sindaco, Stefano Mocio, in apertura del consiglio comunale . "Confidiamo nell'operato delle forze dell'ordine" ha aggiunto anche il sindaco che ha fatto sapere di aver dato mandato al dirigente di settore, Mario Angelo Mazzi di "verificare se non sia il caso di adeguare ai tempi il sistema di sicurezza del Comune".  

Sistema che, per la verità, al momento si limita alla chiusura delle porte e, peraltro, non sempre a chiave.  Almeno questo è quello che è stato constato dalle forze dell'ordine alla luce della dinamica del furto di mercoledì.  Il palazzo comunale effettivamente sembra avere diversi talloni d'Achille dal punto di vista della sicurezza. Uno di questi è senza dubbio la porta a vetri sul fronte strada di via Garibaldi che dà accesso agli uffici Anagrafe e, da qui, al resto della residenza comunale.  Peraltro, tra i punti deboli c'è anche un camminamento segreto che offre una facile via di fuga dal palazzo e che, per ovvie ragioni, è opportuno non indicare.  Insomma, non è detto, in futuro, che saranno solo gli orvietani i sorvegliati speciali (da gennaio con l'avvento dei varchi), ma anche gli amministratori potrebbero, per ragioni di sicurezza, dover imparare a convivere con un "Grande fratello" o qualcosa del genere.  Intanto, proseguono le indagini delle forze dell'ordine per risalire agli autori del colpo.  

Si lavora a 360 grazie, senza escludere nessuna ipotesi. Neanche che ci possa essere un basista molto vicino agli ambienti comunali, qualcuno, insomma, che aveva un'accurata conoscenza degli uffici.  Che i malviventi siano andati a colpo sicuro è, infatti, una cosa assodata: non hanno colpito a caso. Forse - è l'ipotesi più accreditata - un furto su commissione. La polizia avanza anche l'ipotesi che sarebbero entrate in azione non meno di tre persone. Le opere trafugate, come noto, avrebbero un discreto valore. Si tratta della seicentesca tela raffiguarante il "Martirio di Pietro Parenzo", e di altri due quadri: una tela della serie degli "Uccelli" di Livio Orazio Valentini (1957) e un nudo di donna proveniente dalla collezione Sovena (1920).  

 

Pubblicato il: 01/12/2007

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