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La Corte dei conti tira le orecchie agli amministratori orvietani

Spese eccessive per il personale, troppi debiti fuori bilancio per giunta emersi in ritardo, ricorso "facile" alle vendite e perdite preoccupanti delle partecipate. La Corte si riserva ulteriori controlli

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di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Spese eccessive per il personale, troppi debiti fuori bilancio per giunta emersi in ritardo, ricorso "facile" alle vendite e perdite preoccupanti delle partecipate.  La fosca fotografia scattata al bilancio di previsione 2007 del Comune di Orvieto dalla corte dei Conti, in 17 pagine di appunti e sonore tirate d'orecchie, è da ieri nelle mani degli amministratori orvietani. Il documento, giunto via fax in Comune giovedì sera, sta provocando un'autentica bufera dopo la doccia fredda del no dei revisori dei conti sul consuntivo, domani alla stretta finale.

 

Molte, moltissime le perplessità e le sollecitazioni espresse dalla magistratura contabile. In primis, la necessità di ridurre la spesa del personale, considerata fuori dei limiti normativi stabiliti dalla finanziaria essendo cresciuta invece che diminuita (come doveva) tra il 2006 e il 2007 (da 7milioni 545mila 580 euro a 7milioni 583mila 479 euro).

 

Ma molti sono gli appunti che riguardano la manovra di riequilibrio. In particolare il ricorso alle alienazioni, una soluzione che manda a dire la Corte "non può essere adottata in maniera ricorrente" ma "va considerata una modalità di carattere eccezionale".  "Nel caso specifico sottolineano i magistrati - ciò che desta preoccupazione è che, nel corso dell'esercizio, sia stato accertato un ingente disavanzo di amministrazione relativo al 2006 che non era stato previsto e, pertanto, non era stato neppure applicato al bilancio di previsione come presunto".

 

Altra sonora tirata d'orecchie, sui debiti fuori bilancio, rispetto ai quali la magistratura contabile si riserva ulteriori accertamenti.  Sarebbero fonte di "preoccupazione" per l'ammontare (un milione e 276 mila euro frutto del canone dell'ex ospedale), per la tipologia nella quale sono stati ricompresi in sede di riconoscimento e per il ritardo con cui sono emersi. La magistratura segnala in proposito la "mancata programmazione che avrebbe potuto evitare il ricorso a tale soluzione che, è doveroso ricordarlo, rappresenta un aspetto gravemente patologico della gestione finanziaria dell'Ente".

 

L'inclemente disamina della Corte termina con le partecipate. Il permanere delle perdite nei vari esercizi, già stigmatizzati sul bilancio di previsione 2006, è "motivo - scrivono i magistrati - di timore e forte perplessità circa le effettive capacità da parte dell'ente di contenimento e arginamento di fenomeni gestionali di tal guisa, caratterizzati da carenza di adeguate forme controllo e di governance esterna". Anche su questo "capitolo", la corte si riserva ulteriori controlli, ma sin d'ora ribadisce "l'opportunità di un ripensamento delle soluzioni praticate, soprattutto laddove le soluzioni si siano rilevate non adatte alla realizzazione degli obiettivi prefissati".

Pubblicato il: 25/11/2007

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