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Polfer della stazione di Orvieto. Lavoro in condizioni da terzo mondo

Se la vita dei pendolari della Rupe è difficile, non se la passano meglio gli undici poliziotti in forza alla Polfer dello scalo orvietano

foto di copertina

ORVIETO - Se la vita dei pendolari della Rupe è difficile, non se la passano meglio gli undici poliziotti in forza alla Polfer dello scalo orvietano.  Uffici con poche finestre e senza ricambio d'aria; telefoni "preistorici" a disco soggetti a frequenti guasti e che non permettono di passare le chiamate; scarsa illuminazione che crea costanti sofferenze agli occhi del personale.  Sono solo alcuni dei problemi che denuncia il Sap (sindacato autonomo di polizia) per il posto di polizia ferroviaria della stazione di Orvieto, il cui personale sarebbe costretto "a lavorare in condizioni da terzo mondo".  

Sulla vicenda il sindacato, attraverso il segretario provinciale di Terni, Angelo Vittori, segnala di aver già scritto da tempo al Ministro dell'Interno, al prefetto Manganelli e al responsabile delle specialità della polizia, ma le richieste di un intervento che garantisca  condizioni di lavoro più sopportabili sembrano scontrasi contro un muro di gomma.  "Il gruppo Ferrovie, che dovrebbe fornire locali e spazi adeguati - protesta ancora Vittori - pare non sentirci da questo orecchio".  

"Il timore - aggiunge con una punta polemica - è che non si faccia nulla perché qualcuno pensa in futuro di poter chiudere la polfer di Orvieto, come avvenuto per altri presidi nel resto d'Italia. Una eventualità questa alla quale ci opponiamo e ci opporremo sempre con forza".  Sulla questione il sindacato autonomo di polizia sta meditando anche il ricorso alle vie legali.  

Pubblicato il: 21/11/2007

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