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Ex ospedale vendesi. Alla faccia della partecipazione

Dell'argomento non si parla. Sembra che il fatto di essere proprietà regionale ci abbia tirato fuori la città dalle scelte, che a decidere sia la Lorenzetti, che il Comune non abbia strumenti e neppure interesse

foto di copertina

di Dante Freddi

La Regione Umbria è proprietaria  dell'ex ospedale di Orvieto in piazza Duomo e la sua rifunzionalizzazione sarà gestita dal fondo immobiliare Umbria, promosso dalla Banca Nazionale del Lavoro d'intesa con la Regione Umbria, quello stesso che sta procedendo alla ristrutturazione di Monteluce a Perugia.

Alcuni giorni fa Paolo Borrello ricordava in un suo intervento che "la Giunta comunale, il Consiglio comunale di Orvieto e la Regione dell'Umbria dovrebbero immediatamente esporre pubblicamente le loro intenzioni riguardo al futuro dell'area dell'ex ospedale.

Fino ad ora c'è stato un silenzio completo, tranne l'ipotesi di realizzare nell'ex pediatria una struttura per gli anziani."

E' vero, la discussione si anima intorno al "Casermone" ed è totalmente assente sulla destinazione dell'ex ospedale. Sembra che il fatto di essere proprietà regionale ci abbia tirato fuori dalle scelte, che a decidere sia la Lorenzetti, che il Comune non abbia strumenti e neppure interesse. O forse è proprio così?
Certamente chi pensa che quell'area nella zona più bella di Orvieto sia vendibile per quei 6milioni e rotti senza che la comunità orvietana intervenga, non conosce la città e ne ha poca considerazione.

Mi sembra che ci siano almeno due aspetti su cui ragionare, prioritari rispetto a possibili soluzioni. Il primo.
Come è possibile costruire un'identità della città in cui tutti gli immobili di pregio hanno una loro funzione coerente rispetto agli altri, a cominciare da "Vigna grande", se non si sa cosa ci sarà in quelle migliaia di metri quadri, perdipiù  a piazza Duomo?

La mancanza di questa risposta denuncia una visione complessiva  decisamente approssimativa.

Secondo.

E il Centro studi Città di Orvieto, che tutti dicono di voler mantenere e di volerlo fermamente, dove sarà collocato? se non sappiamo ancora quali spazi occuperà il Centro studi, che credibilità può avere qualsiasi ipotesi di destinazione degli altri immobili cittadini? oppure il nostro sogno di essere città di studi sarà mortificato e il lavoro di anni andrà perduto?

Quale che siano le risposte, c'è da preoccuparsi, perché se queste sono le incongruenze evidenti a molti, figuriamoci quelle nascoste a tutti.

Pubblicato il: 20/11/2007

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