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Conferenza nazionale volontariato e giustizia. Sgomento nei confronti di uno Stato che non riesce a proteggere le persone che ha deciso di mettere in custodia cautelare

La Conferenza esprime inoltre piena fiducia nell'operato della magistratura che sta conducendo le indagini affinché vengano accertate le eventuali gravi responsabilità

di  Marcello Rinaldi - responsabile regionale Conferenza volontariato e giustizia dell'Umbria

 

Il Consiglio della Conferenza nazionale volontariato e giustizia della Regione dell'Umbria, animata dalle Caritas di Perugia, di Terni, di Orvieto-Todi, dalle associazioni ARCI-Ora d'aria di Perugia e di Terni, dall'Associazione Perugina di Volontariato e dall'associazione Onlus di Spoleto "I miei tempi", dal cappellano del carcere di Spoleto, ha espresso, all'unanimità, sgomento e perplessità nei confronti di uno Stato che non riesce a proteggere le persone che ha deciso di mettere in custodia cautelare.

La vicenda, oscurata dai gravi fatti accorsi a Roma e che hanno riacceso il decennale scontro sulle leggi per l'immigrazione in Italia, riguarda la morte in cella di Aldo Bianziano, nel carcere perugino di Capanne, nemmeno dopo due giorni dal suo arresto, avvenuto il venerdì 12 ottobre, per coltivare alcune piante di marijuana nei pressi della sua casa sulle colline di Pietralunga.

Il decesso sembra causato da un evento traumatico avvenuto nella sua cella. Due agenti sono già indagati per omissione d'atti d'ufficio e omissione di soccorso. Il vice ministro Luigi Manconi, opportunamente, lunedì 29 ottobre ha visitato il carcere perugino e ha incontrato i familiari di Aldo.

L'avvenimento riporta l'opinione pubblica ad interrogarsi su ciò che avviene nei nostri istituti di pena, sulla vivibilità nei carceri quando ancora le discussioni sui recenti provvedimenti di indulto non si sono ancora sopite.

La Conferenza auspica altresì che venga al più presto nominata la figura del Garante per i diritti dei detenuti, già approvata con delibera del Consiglio Regionale, ma non ancora resa operativa, questa figura fortemente sostenuta anche attraverso la partecipazione alla apposita commissione Regionale, seppure con poteri limitati, è ritenuta di fondamentale importanza in quanto potrebbe divenire un organo Istituzionale di riferimento tra i detenuti, i loro disagi e la comunità civile.

I volontari che visitano quotidianamente i carceri umbri si pongono e vogliono porre all'attenzionem della gente, anche alla luce di questo incredibile avvenimento, un duplice interrogativo, da un lato come la pena detentiva non riesce di fatto ad essere che una pratica che invalida il corpo e produce, contemporaneamente, deresponsabilizzazione e rimozione della colpa (il detenuto si sente vittima e non colpevole); dall'altro, una società moderna che metabolizza solo un senso di paura e insicurezza e che genera culture aggressive e fondamentaliste.

La Conferenza esprime inoltre piena fiducia nell'operato della magistratura che sta conducendo le indagini affinché vengano accertate le eventuali gravi responsabilità.

Pubblicato il: 11/11/2007

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