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Forza Italia. Mozione congressuale

-   SI  RIPARTE

 

La tanto attesa fase congressuale del nostro partito, non poteva trovare una collocazione temporale più consona. Le vicende politiche nazionali e locali ci confermano un panorama desolante, di pericoloso regresso economico e sociale.

Le ultime elezioni politiche, nelle intenzioni di molti, avrebbero dovuto  essere contrassegnate da una vittoria schiacciante della sgangherata coalizione di centro-sinistra e dalla fine dell'esperienza berlusconiana.

Così non è stato, il centro-sinistra non ha stravinto, né, tantomeno, convinto.

Forza Italia è ancora più saldamente il primo partito italiano.

Più modestamente, anche nella nostra città, l'ultimo risultato elettorale ci ha consegnato un partito in forte crescita,  al secondo posto nel Comune di Orvieto ed al primo nel centro storico.

Si tratta di un dato eccellente, da non prendere tuttavia con euforia, ma da analizzare con modestia e volontà costruttiva.   

Un dato certamente da confermare e potenziare anche nelle elezioni amministrative, dove sappiamo entrano in giuoco altri fattori. Diventa, per questo motivo,  determinante un partito strutturato e radicato, ancora e di più di quanto lo sia adesso, che sappia ripartire dalla procedura congressuale, comunale e provinciale, per potenziare la propria proposta politica.

Non partiamo da zero, molto è stato fatto in questi quattro anni, molto spesso in modo poco appariscente, ma assolutamente necessario. Chi ci ha preceduto, l'Avv. Turreni senior che ha fondato F.I. a Orvieto ed il Prof. Gribaudo che gli ha saputo dare una organizzazione matura, ha avuto il merito di rendere il coordinamento cittadino finalmente riconoscibile. Noi abbiamo cercato di completare quanto iniziato, cercando, in primo luogo, di diventare interlocutori credibili di quella parte di città certamente insoddisfatta di come vanno le cose a Orvieto.

Un partito non più ignorato e che fosse finalmente presente nei luoghi di rappresentanza sociale, un partito in grado di contrastare e progettare.

Abbiamo recuperato iniziativa politica, pur nella difficoltà della scadente rappresentanza istituzionale, prima latitante e poi, fuggitiva.  Ma questa è una storia fin troppo nota e fin troppo penosa per meritare di essere di nuovo raccontata.

Oggi abbiamo una base certa per ripartire, una base di elettori, di militanti, di proposte politiche in grado di dare risposte alternative ai cittadini stanchi del sistema di potere catto-comunista.

 

-         IL SISTEMA DI POTERE COMINCIA A FARE ACQUA

 

Questa amministrazione, in grado di costruire un sistema di potere micidiale, comincia a fare acque da tutte le parti.

La crisi economica dell'Amministrazione Comunale è di dimensioni enormi.  Al buco di bilancio si aggiungono i debiti fuori bilancio, il passivo della partecipate, le mancate entrate della discarica.

Tutto ciò ha prodotto un  inasprimento della tassazione che comincia ad essere ai vertici nazionali, con un aumento record dell'Irpef e tutta una serie di altri incrementi ad ogni livello. E cominciano pure ad affacciarsi le famigerate 'multe' conseguenti alla sciagurata e sospetta scelta dei varchi elettronici.

Senza porre minimamente mano sul versante della spesa, per non intaccare i meccanismi del consenso.   E' un sistema di potere ramificato, tentacolare, che va dagli enti di II grado, alle società partecipate, alle cooperative, al collateralismo imprenditoriale.

Il buco di bilancio nasce da qui: consenso e cattiva gestione. Ci sono esempi diametralmente opposti dove si amministra in altro modo: a Milano le società partecipate dal Comune sono in pareggio o in attivo, ma a Milano per i teatri ogni cittadino spende 19 euro all'anno; a Roma già 35, quasi il doppio,  da noi il Teatro ha maturato un passivo di oltre un milione di euro con un carico pesantissimo per il cittadino. 

Ad Assisi, dove i servizi erogati sono di alta qualità, non si paga l'addizionale Irpef e le tariffe sono mediamente più basse. Non è certo un caso che dove si amministra con lo sguardo rivolto al cittadino e non al mantenimento dell' apparato, le cose vanno in tutt'altro modo. 

Luca Ricolfi ammonisce che "il ceto politico ha costruito un'impressionante rete di strumenti legali per autofinanziarsi e perpetuare la occupazione della Pubblica Amministrazione". Il centro-sinistra, maestro nel perpetuare sé stesso attraverso la struttura che ha predisposto, è ormai incapace di ridurre le spese e contenere i costi, ma riesce soltanto ad aggravare gli oneri per i cittadini a fronte di servizi sempre più scadenti, pur di evitare il rischio di perdere i propri privilegi.

Questa situazione non fa altro che accrescere il malcontento e l' indignazione degli orvietani, che percepiscono la profonda ingiustizia perpetrata a loro danno.

Ci sono 'caste', ma ci sono anche 'castine' locali non meno arroganti e pericolose, che hanno irrimediabilmente intossicato il confronto politico.

In questo modo, proprio la sinistra riesce a produrre vere disuguaglianze, in quanto parole come merito, rischio, concorrenza non fanno parte del suo vocabolario politico ed altre come 'diritti' servono solo a riempirsi la bocca quando serve.

 

-         PRIMA DI TUTTO "IL LAVORO"

 

A questo regime in cui l'assistenzialismo ha raggiunto livelli degradanti, si deve reagire: non c'è da chiudere una pagina ma un libro nero.

Un partito si misura dalle risposte che riesce a dare ai cittadini: individuata la malattia abbiamo il dovere di indicare le soluzioni giuste, basate sul nostro bagaglio culturale e di valori, consapevoli che non c'è politica senza valori di riferimento.

In questi anni, abbiamo cercato in più occasioni di proporre un nostro modello di città, alternativo a quello imperante, che contemplasse scelte certe di crescita  in linea con la modernizzazione della società e capaci di affermare la libertà economica.

Una città di cittadini che abbiano un rapporto diretto con le istituzioni e non siano considerati soltanto elettori, o, peggio,  sudditi.

La parola d'ordine deve essere quindi: prima di tutto "il lavoro".

Prima di tutto i giovani disoccupati, prima di tutto i pendolari, prima di tutto i commercianti e gli artigiani in difficoltà, prima di tutto le imprese.

Prima di tutto un serio e innovativo programma di sviluppo economico che recuperi slancio, dia fiducia ai nostri imprenditori e ci proietti nella società globale in modo competitivo, dando a tutti uguali opportunità di crescita.

Oggi l'unica prospettiva per i nostri giovani è prendere un treno ed andarsene, non basta più nemmeno 'prendere la tessera': non ci sono più soldi pubblici per inventarsi posti di lavoro.

Pure i nostri imprenditori, che in molti casi raggiungono livelli di eccellenza, debbono troppo spesso soggiacere ad un sistema di quasi ricatto, che impone di andare a tirare per la giacchetta l'assessore di turno. Siamo consapevoli che senza un rafforzamento del sistema imprenditoriale - commerciale, artigiano, industriale -  non si va da nessuna parte.  Chi investe, produce e crea posti di lavoro sarà da noi, come sempre, messo al centro di qualunque processo di cambiamento e di crescita.

 

-         LE OCCASIONI DA NON PERDERE

 

Orvieto è una città che non è più in grado di comunicare un messaggio forte, è diventata una delle tante città d'arte dell'Italia centrale, persa nella banalità della proposta culturale e turistica.

La nostra amministrazione, invischiata in una concezione economica pesantemente redistributiva,  non ha saputo valorizzare neanche quello che abbiamo, e non è poco, a cominciare dall'annoso problema della ex Caserma Piave, dove noi, preme dirlo ancora una volta, avevamo indicato cinque anni fa l'unica strada possibile  -  progettare, in primo luogo,  e poi cartolarizzare  -  prima che si spendessero inutilmente una voragine di soldi pubblici. E' la via seguita in tutto il mondo per risolvere brillantemente il problema delle 'aree dismesse', invece ad Orvieto, ancora oggi, si preferisce ricominciare daccapo con inutili e velleitarie partecipazioni, buone solo a costruire un programma elettorale.

Ma, una nuova idea di sviluppo non può non dotarsi di infrastrutture adeguate come il Casello Nord, che, su imput di Forza Italia locale, durante il Governo Berlusconi  aveva positivamente avviato il suo iter. Oggi assume una importanza straordinaria in previsione dell'auspicabile apertura dell'Aeroporto di Viterbo, per il quale noi ci stiamo battendo con grande convinzione a fianco degli amici viterbesi, sicuri che potrà produrre forti ricadute anche sul nostro territorio.

Proprio l'occasione dell'Aeroporto di Viterbo rilancia stimolanti convergenze con un territorio così vicino ed affine, convergenze  che stiamo approfondendo con l'Ammministrazione viterbese e la locale dirigenza politica.

Imprescindibile, e, troppo spesso dimenticato, è il ruolo del centro storico e dei suoi contenitori, dalla citata Caserma all' ex Ospedale, dal Palazzo dei Congressi alle gallerie Commerciali proposte da Assocommercio. Il rilancio del centro storico prevede una logica urbanistica completamente diversa, che inibisca la creazione di nuove periferie, troppo spesso solo luogo della speculazione e della marginalità sociale.

Parimenti irrinunciabile, in una città così ricca di storia e di arte, è una politica culturale che sappia tirarci fuori dall'incessante sequela di festivalini, utili solo a produrre consulenze all'ombra dell'insopportabile e anacronistico 'pensiero unico'.

Cultura coniugata a turismo e valorizzazione del paesaggio, inteso in modo dinamico e non pura conservazione, sono le grandi potenzialità inespresse del nostro territorio, messo a rischio da cave e discariche.

 Non bisogna però dimenticare di dare risposte certe ai cittadini oggi preoccupati per il clima di insicurezza che si inizia a respirare dalle nostre parti. L'avanzare dell'illegalità non è una nostra fantasia propagandistica, ma è stato affermato con forza nel discorso di commiato del Procuratore Capo Dott. Ferrotti, quando ha sottolineato che stanno emergendo anche da noi sacche di delinquenza organizzata, presumibilmente straniera, e si sta consolidando un aumento di reati 'eccellenti'.

In conclusione, se al primo posto va messo 'il lavoro', dobbiamo saper costruire una prospettiva economica innovativa per la nostra città, avviando un processo a più voci, che non può fare a meno anche del supporto della Fondazione CRO, a patto che non si perda nei finanziamenti a pioggia, spesso dequalificati e dequalificanti, ma diventi protagonista riconosciuta dello sviluppo.

Così come dell'Opera del Duomo, il cui rinnovamento abbiamo condiviso, che dovrebbe avere un ruolo più attivo e significativo, in quanto, insieme al merito di aver assestato il bilancio dell'ente e rilanciato iniziative prestigiose, si è un po' invischiata nella rete della concertazione ad ogni costo.

 

-         UN PROGETTO DI PARTITO PER UN PROGETTO POLITICO

 

Le cose da fare sono veramente tante, ma certamente stimolanti.

Un partito finalmente unito come è quello odierno, dopo anni di pretestuose  lotte intestine e di ambigui assalti, ha una grande responsabilità, a patto che abbia piena consapevolezza del ruolo che può avere per i destini del nostro territorio comunale.

Abbiamo rappresentato ai dirigenti regionali la necessità di avviare un processo di rinnovamento interno, con l'ingresso negli organismi direttivi di giovani e donne in percentuale paritetica.  Siamo stati condivisi in questa esigenza ed il nostro congresso la dovrà confermare con il suo consenso.

Ma abbiamo bisogno  soprattutto di un partito che sappia mantenere le porte aperte, coerente con la sua primigenia ispirazione movimentista e sappia potenziare la sua capacità di ascolto ai problemi dei cittadini.

Un partito di popolo deve riempire i vuoti che i nostri avversari aprono irrimediabilmente e percepire il disagio che viene dal basso, pur senza alimentare il mito della 'società civile'. Siamo consapevoli che il blocco sociale di riferimento è cambiato completamente anche nella nostra città; per questo motivo dobbiamo saper essere, come scrive magistralmente Paolo Guzzanti "anticomunisti liberali, democratici e di sinistra".   Che significa capaci di prestare attenzione anche  a chi ha idee diverse dalle nostre, ma vive nell'insofferenza per la annosa e drammatica immobilità della situazione politica locale.

La dirigenza che sarà eletta da questo congresso dovrà riprendere una forte iniziativa politica anche, e tanto più, in assenza di rappresentanza istituzionale, per affiancare con prese di posizione comuni l'ottimo lavoro svolto da Alleanza Nazionale in Consiglio comunale.

Molto importante è il consolidamento del rapporto, costruito positivamente in questi anni, con le categorie economiche e con l'associazionismo vecchio e nuovo, che vede molti amici impegnati in rilevanti attività sociali e di volontariato. Così come con i Circoli della Libertà e del BuonGoverno, riconoscendone le proficue potenzialità, pur in una doverosa e fattiva distinzione di ruoli.

Forza Italia di Orvieto sarà un partito che, finalmente, non vivrà più nell'isolamento territoriale conseguente ai commissariamenti del Coordinamento ternano, che solo la grande capacità organizzativa e politica, nonché la continua disponibilità personale, del consigliere Raffaele Nevi ha saputo  compensare, impegnandosi con continuità su tutti i temi del nostro territorio.

Orvieto dovrà certamente contare di più anche negli organismi provinciali, in virtù di un necessario riequilibrio territoriale che sappiamo essere nelle intenzioni di tutti, insieme alla rinascita dei dipartimenti affidati anche a personalità esterne.

C'è bisogno di costruire linee di indirizzo all'avanguardia in ogni settore di intervento.

Va fatto quindi un grande sforzo per riunire tutte le posizioni anticonformiste, se vogliamo riuscire, finalmente, a far contare nelle decisioni pubbliche un pezzo importante di città che non ha mai contato niente. Che, anzi,  è stato emarginato, disprezzato, spesso diffamato.

Le prossime elezioni amministrative sono l'occasione giusta per provarci con convinzione ed impegno.  Il centro-sinistra orvietano è dilaniato da scissioni, polemiche, tradimenti, manovre sottobanco; se sapremo presentare alla città persone e iniziative credibili riusciremo certamente a dare risposte convincenti alle domande di cambiamento che affiorano in tutti gli ambiti.

Mettiamo quindi alla prova la nostra capacità di proporre valori e progetti politici, certamente stavolta non troveremo ostracismi, ma una città silenziosa che non cerca altro che invertire il destino a cui 50 e più anni di regime sembrano averla condannata.

Pubblicato il: 30/10/2007

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