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Il teatro Mancinelli può essere un buon affare

E' possibile ampliare le attività del teatro e dell'associazione Te.Ma. che lo gestisce.  Un ruolo più importante e strategico per la valorizzazione turistica e la formazione culturale del territorio

foto di copertina

di Dante Freddi

La stagione teatrale è iniziata felicemente e si sono spente le polemiche che hanno imperversato in relazione al costo per la città del teatro Mancinelli. Erano i giorni del rinnovo della convenzione tra Te.Ma. e Comune di Orvieto, che complessivamente spenderà per il funzionamento del Mancinelli 365mila euro all'anno.

Non voglio aizzare nuove contese ma soltanto proporre un'opinione che media le diverse posizioni che sono emerse. 

Ho conservato, tra i diversi interventi sulla questione, un simpatico commento di Marco Sciarra, che interpreta un pensiero diffuso.

Scrive Sciarra: "Mi sfugge qualcosa. Mi sfugge quale sia la vera finalità di una tale operazione.

Incrementare l'affluenza turistica? Ma se quando finiscono gli spettacoli è tutto chiuso, funicolare compresa. Aumentare il livello culturale della città? In un centro con 20mila anime e un teatro che ne contiene poco più di 500?  Aumentare la fruibilità del teatro? Ma sbaglio o i prezzi dei biglietti, pur coi cospicui contributi pubblici, non sono esattamente da proletari? Sono sicuro che la mia ristretta visione non mi faccia capire a fondo il motivo reale di una tale esorbitante contribuzione proveniente dalla nostre tasche. Così come sono sicuro che chi di dovere saprà chiarire nei prossimi giorni quale progetto di sviluppo per la collettività sia legato al Mancinelli.

Altrimenti dovremmo ritenere che la nostra bella Orvieto sia diventata come una di quelle vecchie signore da film che, ormai senza pruriti, rinunciano al companatico pur di comprare un po' di cipria e l'ultimo costoso profumo di Chanel, per imbellettarsi e rapire gli sguardi dei passanti, avvolte in grossi colli di pelliccia un po' tarlati, indossati su spolverini mezza stagione che sanno di naftalina.

Insomma, l'ultima botta di vita prima dell'eterno letargo. Con l'unica voglia di rapire qualche sguardo come ai vecchi tempi.  Senza capire mai fino in fondo se gli sguardi siano di ammirazione, di scherno o di compassione".

Simpatica l'immagine di questa decadente signora imbellettata al di là della condizione.
Ci assomiglia.
Il buonsenso di Sciarra è disarmante, ma mi piace cògliere del suo ragionamento, al di là dell'emblematico ritratto evocato, il brano in cui invita "chi di dovere" a "chiarire quale progetto di sviluppo per la collettività sia legato al Mancinelli".
Il nodo è qui.
Se continuare a spendere 1000 euro al giorno per il teatro è necessario perché non si può tornare indietro rispetto al volo alto dell'ex sindaco Cimicchi, la motivazione risulterebbe debole.
Il valore della cultura per gli abitanti di Orvieto e dell'Orvietano è d'altra parte difficile da quantificare in termini mercantili ed è impossibile definire quale sia il prezzo giusto per avere un teatro a disposizione della formazione culturale, degli eventi e del divertimento.
Ma  una soluzione per spegnere la diatriba c'è. Ampliando le azioni su cui ammortizzare le spese di gestione della Te. Ma. e del teatro, quei mille euro al giorno risulteranno certamente un investimento virtuoso, perché ripagato interamente dall'attività diretta e da quelle favorite. Tra l'altro la gestione della stagione è già in pareggio e quindi ci sarebbero tutte le condizioni per alleggerire nel futuro l'impegno del Comune. Mi sembra che in questa prospettiva sia utile considerare l'importanza che può acquisire il teatro da un punto di vista turistico, magari dilatando i servizi connessi, funicolare compresa. Ci sono bei spettacoli e un finesettimana invernale offerto ad un pubblico lontano 100-150 chilometri con la proposta di un soggiorno con teatro, oltre storia natura ed enogastronomia, potrebbe funzionare e arricchirebbe l'immagine culturale e la proposta turistica della città e del territorio intorno.   

Pubblicato il: 09/11/2007

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