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L'Opera del Duomo ha inaugurato due nuove sale

L'apertura della Sala delle Sinopie e della Galleria degli Affreschi porta così a compimento il programmato incremento degli spazi espositivi dei Palazzi Papali
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L'Opera del Duomo di Orvieto ha inaugurato ieri (l'ingresso oggi sarà gratiuto dalle 14 alle 17,45 per tutti i residenti nella diocesi) l'apertura della Sala delle Sinopie e della Galleria degli Affreschi, portando così a compimento il programmato incremento degli spazi espositivi dei Palazzi Papali.

Le nuove sale, collocate rispettivamente al primo piano del nucleo architettonico commissionato da papa Martino IV nella seconda metà del XIII secolo e nei voltoni a pianterreno tra il transetto sud e il lato meridionale della tribuna della cattedrale, propongono e restituiscono materiali artistici di recente restauro, dando conto dell'attività di conservazione e valorizzazione che l'Opera in questi ultimi anni è riuscita a concretizzare, anche attraverso la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, la cui sensibilità e impegno sul territorio nel settore dei beni culturali ha consentito di portare avanti un programma pluriennale di interventi su molte opere di questo Museo che da anni giacevano nei depositi.

Particolare rilievo merita, d'altra parte, la costante presenza dell'Istituto Centrale per il Restauro nel progetto per il rinnovamento e la riapertura del Museo dell'Opera, coordinata e affiancata dalla Soprintendenza dell'Umbria. Solo di recente, con l'attuale Amministrazione dell'Opera, la rete di tale collaborazione è stata riattivata con l'inserimento negli attuali programmi didattici dell'Istituto di ulteriori opere della raccolta orvietana e l'attivazione di rilevanti progetti -come nel caso di quello per la riproduzione del gruppo scultoreo della Maestà già sul portale della cattedrale, attualmente in corso.

Il nuovo percorso espositivo, che si integra con quello inaugurato nel 2006, prende avvio dalla Galleria degli Affreschi, dove un rinnovato spazio per la biglietteria e per i servizi di accoglienza introduce alla rassegna di una serie di splendidi dipinti murali staccati, provenienti da chiese e conventi della città, che bene illustrano quel peculiare "tracciato orvietano" della pittura dei secoli XIII, XIV e XV. Restaurati a partire dalla metà degli anni Ottanta dal Laboratorio Dipinti Murali dell'Istituto Centrale per il Restauro, per la prima volta sono fruibili come excursus organico, cronologicamente e stilisticamente selezionato. 

Al primo piano dei Palazzi Papali, la Sala delle Sinopie è una struttura di notevole interesse architettonico, sorretta da poderose arcate gotiche e aperta da eleganti bifore sul prospetto laterale del Duomo: essa ospita, appunto, i grandi pannelli delle sinopie degli affreschi trecenteschi della cappella del Corporale in Duomo, distaccate in occasione dei restauri eseguiti tra il 1975 e il 1980. 

Esse rappresentano un documento di eccezionale consistenza per la storia dell'arte e costituiscono, d'altra parte, quasi un negativo fotografico fedele e complementare di straordinaria importanza per lo studio e la conoscenza della cattedrale.

In questo contesto, sono stati inseriti quei materiali artistici che, parte nello scorso decennio, parte nel corso dell'ultimo anno, sono stati oggetto di interventi di restauro e vengono in questa occasione restituiti alla fruizione. Questo importante obbiettivo è stato raggiunto grazie alla collaborazione e al supporto tecnico dell'Istituto Centrale per il Restauro e, parallelamente, al contributo continuativo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, partners determinanti che hanno condiviso con l'Opera l'impegnativo intento. 

Si tratta di un gruppo composito e cronologicamente articolato di dipinti, sculture e oggetti decorativi, differenti per epoca e provenienza, all'interno del quale spiccano opere di grande interesse storico-artistico e alcune particolari testimonianze delle vicende artistiche della cattedrale e della città.

Accolgono il visitatore due singolari raffigurazioni angeliche: la statua cinquecentesca di San Michele Arcangelo realizzata da Raffaello da Montelupo per la facciata del duomo e l'Angelo in terracotta smaltata, già nel monastero orvietano del Buon Gesù, che potrà finalmente fornire un nuovo tassello per una storia della ceramica rinascimentale a Orvieto.

Due anche le imponenti pale d'altare che includono dipinti tradizionalmente riferiti a un artefice presente ad Orvieto sullo scorcio del Quattrocento, Antonio da Viterbo detto il Pastura: monumentale quella proveniente dalla chiesa di San Giovenale che conserva l'originale carpenteria ricca di intagli dorati e raffigura la Madonna in trono tra i due santi titolari, San Giovenale e San Savino, con storie dei due santi nella predella; raffinatissima e fiammeggiante di gotico quella forse originariamente posta su uno degli altari del Duomo, che racchiude entro un composito tabernacolo con stemmi gentilizi un dipinto cinquecentesco di Madonna con Bambino forse replica di un originale bassorilievo. 

Molte sono poi le interessanti testimonianze di pittura devota e di sacro arredo riferibili ai secoli XVI, XVII e XVIII, icone, tavole, argenti e altri oggetti preziosi non solo per la storia dell'arte ma soprattutto per la storia della devozione e della liturgia.

Di rilievo anche la restituzione del dipinto settecentesco che raffigura Santa Maria Assunta titolare della cattedrale oltre che patrona della città, eseguita dall'orvietano Ludovico Mazzanti per una delle due cappelle gentilizie della controfacciata del duomo: il ritratto del committente, Girolamo Curzio Clementini, tradizionalmente riferito al medesimo artista, è stato anch'esso per l'occasione recuperato ed è, significativamente, esposto a latere.

A conclusione del percorso, una "finestra" sull'Ottocento orvietano rappresenta una stimolante sollecitazione al completamento di questa interessante sezione delle collezioni dell'Opera, la cui entità è ben testimoniata dalla presenza di opere di Giovanni Duprè e Cesare Fracassini.

Una curiosità, anche per la particolare vicenda critica che l'accompagna, è rappresentata da un dipinto su laterizio tradizionalmente noto come l'Autoritratto di Luca Signorelli, recentemente sottoposto a revisione conservativa, occasione senza dubbio per nuove valutazioni e ricerche.

Pubblicato il: 07/10/2007

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