Marito e moglie uniti nella morte. A distanza di poche ore uno dall'altro

ORVIETO - "Quando si muore, si muore soli", cantava Fabrizio De Andrè.  Eppure morire insieme per due persone che si amano, è un sogno romantico che tutte le coppie si promettono e, in alcuni casi, realizzano. E' quello che accade a Filemone e Bauci, come racconta Ovidio nelle «Metamorfosi»: i due vecchietti che «riconoscendo la loro miseria e soffrendola in pace l'alleggerirono», dimostrandosi generosi e solidali con il prossimo, verranno premiati da Giove che esaudirà il loro unico desiderio, appunto quello di morire insieme, trasformandoli in due rami dello stesso albero.  

E' forse lo stesso struggente destino quello che è andato in sorte, in questi giorni, ad una coppia di orvietani: Anna Maria Castangia e Francesco Negrini, 70 anni lei, 78 lui, spentisi tra venerdì e sabato scorso a distanza di cinquecento chilometri, ma appena ad undici ore l'una dall'altro.  

Ad andarsene per prima, venerdì, al termine di una difficile malattia che l'aveva portata, dopo lunghi ricoveri ad Orvieto, a curarsi in un centro specializzato di Milano, è stata la donna. Lui, invece, non ha fatto neanche in tempo a sapere della scomparsa della moglie malata che sabato, mentre il figlio arrivava sulla Rupe per dargli la triste notizia, è spirato, colto da un improvviso malore.

Come se, in cuor suo, avesse già 'sentito' tutto. Ma anche come se il destino, spesso crudele, stavolta abbia voluto chiudere un occhio, risparmiandogli la separazione, la solitudine e la sofferenza che ne deriva, in questi casi, specie quando l'età avanza.

Un paio di anni fa era successa la stessa cosa ad una coppia di Castel Viscardo. Ci sono poi le casualità, più o meno significative, ma che non possono non destare, comunque, attenzione. Come l'anziano di 86 anni, Mario Stramaccioni scomparso esattamente un anno fa per un malore improvviso al camposanto, praticamente sulla tomba della moglie, deceduta un paio di anni prima.