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Cardeto-Monrubio. Per Cinti nessuna fusione ma collaborazione

Cinti, come il presidente Muzi, propugna l'imbottigliamento in zona come ricetta vincente in termini economici e d'immagine. E lancia l'idea di una pubblica riunione sul vino di Orvieto con cooperative, produttori, industriali, commercianti, politici, amministratori e sindacati"

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ORVIETO - Nessuna fusione ma una nuova comunità d'intenti. E questo l'appello che l'amministratore della Cardeto (ex vicepresidente e attuale consigliere), avvocato Francesco Cinti vuol provare a rilanciare, in questi giorni di importanti decisioni, alla Monrubio, l'altra grande cantina sociale del territorio. Un invito a dare prova di "maturità e compatezza" nell'interesse generale del settore. Cinti, come il presidente Muzi, propugna l'imbottigliamento in zona come ricetta vincente in termini economici e d'immagine. "La vendita di sfuso - ribadisce - deve restare riservata ai quantitativi necessari ai noti e primari clienti che garantiscono una prestigiosa distribuzione del prodotto; la recente introduzione della fascetta, tardivamente applicata, concorrerà ad impedire illegittime sofisticazioni e moltiplicazioni".

Quindi torna a parlare di collaborazione pur negando, almeno per il momento, ogni possibilità di fusione tra le due principali cantine. Cinti ipotizza "una piena sinergia programmatica ed operativa" dove cooperative e cantine mettano "a disposizione le proprie attrezzature quali gli impianti di imbottigliamento ed i canali di commercializzazione" ed incentivino insieme "una più capillare e valida pubblicità del prodotto, peraltro buono ed apprezzato".

L'avvocato arriva anche a sollecitare "proposte e piani di produzione e commercializzazione comuni" ma nega categoricamente qualsiasi ipotesi di fusione "Una concorde operatività potrà creare in futuro prospettive nuove - dice - allo stato ogni operatore potrà restare autonomo, dovrà solo agire in sinergia con tutti gli interessati nel settore".

Più in generale sulla strada da seguire l'ex vicepresidente lancia la proposta di avviare un percorso partecipativo: una pubblica riunione sul vino di Orvieto con cooperative, produttori, industriali, commercianti, politici, amministratori e sindacati".  Sull'ipotesi Aldi intanto sembra calato il più assoluto silenzio, mentre dalla Monrubio non giungono reazioni.

Pubblicato il: 11/09/2007

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