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Il mio no alla Palombella

Raggiere di metallo, contenitori in plexiglass, mozzoni d'ali finte, nastrini rossi, una colomba terrorizzata, fumogeni e mortarettie continuano a chiamarla tradizione

Cronaca

di Maria Flavia Timperi

8 giugno 2003, ore 12, ancora una volta la "festa" prende il via: rullo di tamburi, sul cenacolo di legno appositamente allestito sul sagrato del Duomo sta per essere lanciata lungo un cavo metallico una colomba terrorizzata, legata ali aperte ad una raggiera di metallo (o "intubata" in un contenitore di plexiglass, questo aimè ci è stato concesso dall'evolversi dei tempi), in una nuvola di fumo, tra lo scoppiettio assordante di decine di petardi e mortaretti.tranquillizzatevi, trattasi dello Spirito Santo.

L'ho già fatto, continuerò a farlo perché, mi si perdoni la schiettezza, di fronte a tutto ciò non sono in grado di tacere.questo è il mio NO alla Palombella.

NO perché ritengo siano maturi i tempi per affrancarsi dal modello cartesiano degli animali "a disposizione" degli uomini.

NO perché trovo pericolosamente diseducativo continuare a mostrare ai più piccoli come sia legittimo "strapazzare" una colomba per far festa.

NO perché tra la morte e la sopravvivenza c'è un largo margine di sofferenza, e l'argomento "tanto la colomba non muore" è francamente discutibile.

NO perché, benché non sia un'esperta, mi lascia alquanto perplessa una raffigurazione siffatta dello Spirito Santo, credevo (ingenua?) fosse qualcosa di molto meno cruento.

NO perché se è innegabile che siano altri i mali che affliggono l'umanità, è pur vero che nel proprio piccolo ognuno ha il dovere di fare qualcosa; porre fine al maltrattamento di un animale "non umano" sarebbe già un modesto ma significativo passo avanti verso un atteggiamento più etico e compassionevole anche nei confronti degli animali "umani".

NO perché se la sventurata colomba è un simbolo (il paganesimo ce lo siamo lasciati alle spalle!), cosa si oppone, simbolo per simbolo, alla sua sostituzione con un simulacro inanimato, realizzato, perché no, dagli artigiani locali, tale da essere dono sicuramente gradito per la coppia di giovani sposi?

NO perché se la tradizione è indiscutibilmente un valore ed un patrimonio, è altrettanto doveroso che questa si accompagni e si adatti, senza con ciò snaturarsi, alla fisiologica evoluzione dei tempi, al mutato senso etico e alla mutata sensibilità.

NO perché l'esperienza di città come Firenze o Venezia, culle di cultura e di memorie, che già da tempo hanno provveduto a sostituire la colombina viva, ci insegnano come nulla della gloriosa tradizione si sia perso.

NO perché l'art. 727 del Codice Penale recita testualmente: " Chiunque incrudelisce verso animaliovvero li adopera in giuochi, spettacoli o lavori insostenibili per la loro natura, valutata secondo le loro caratteristiche anche etologiche, o li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura.è punito", e, francamente, dubito che costringere una colomba in un tubo o issarla su una raggiera sottoposta al fumo e al deflagrare dei petardi sia esattamente compatibile con le sue caratteristiche eto-fisiologiche.

NO perché tutto quel darsi da fare per "conquistare" un pezzettino d'ala finta o un nastrino rosso sa tanto di feticismo e poco di autentico sentimento religioso.

NO perché, al di là delle minacce di boicottaggio turistico, "depurare" la festa della componente- maltrattamento animale la renderebbe sicuramente più apprezzabile e godibile da un pubblico più vasto di quello strettamente locale ormai "assuefatto".

E poi NO allo stereotipo dell'animalista intransigente, esaltato, isterico, polemico e "senza niente di meglio a cui pensare", vi assicuro, non mi ci riconosco!

Pubblicato il: 06/06/2003

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