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La Palombella e il fuoco di Prometeo

La Festa della Palombella si annuncia di fuoco. Tra polemiche, cori a favore e slogan contrari, anche io, da orvietana DOC vorrei dire la mia

Cultura

di Valeria Cioccolo

"... Dopo la messa pontificale la colombina spicca il suo volo, attraversa .. la piazza e va a fermarsi nel cenacolo: ivi al suono del concerto pubblico, accende vive fiammelle sulla testa degli apostoli. Tolta .. dal cenacolo, viene offerta in dono all'ultima sposa distinta della città. Entra così, come cosa sacra a far parte delle gioie domestiche. Non più dalle insidie degli uomini minacciata,ma accolta dentro pareti ospitali, vigilata, circondata dalle cure di una giovane sposa, carezzata, custodita gelosamente.." (da: L.Fumi, Orvieto, [1923])

Di parole sulla Palombella negli ultimi anni ne sono state dette, scritte e strillate tante, forse anche troppe cose. É inutile starne a ripercorrere quindi la storia, ormai penso conosciutissima, e perciò non starò qui a ripetere che le sue origini risalgono al 1404, e non starò a ricordare che si tratta di un dramma sacro, genere teatrale fiorito in particolar modo tra '300 e '400 ... che bisogno c'è oggi, nell'Anno Domini 2003 d.C. di continuare a comportarsi come i "barbari" uomini del medioevo, che nella loro semplicità avevano bisogno di concretizzare visivamente dogmi altrimenti difficilmente comprensibili? Noi non siamo uomini del medioevo... O sì? Non è forse vero che gli uomini del medioevo sono i nostri avi, i padri dei nostri padri? E allora ... io dico, la Palombella non è uno spettacolo fine a se stesso, ma ci lega profondamente alla nostra tradizione, al passato. E ognuno di noi senza passato, senza ricordi non è nessuno, non riuscirà mai a progredire. In questo senso la rappresentazione della Palombella così com'è è un'opera d'arte. E come tale va conservata. E ricordiamoci, un'opera d'arte non è qualcosa di "bello" che in quanto bello va tutelato. L'opera d'arte è innanzi tutto un "monumento", nel significato di "mementa", di parte della nostra storia. Se viene persa o anche solo stravolta nella sua verità storica si perderà la nostra cultura. E perderemo noi stessi. La tutela dell'immenso patrimonio artistico che oggi abbiamo e di cui anche questa festa fa parte è un nostro preciso dovere, in quanto noi siamo anelli di una catena che dal passato (un passato che va ben al di là del Medioevo) ci collega al futuro. La distruzione o la modificazione di opere d'arte è un'opera di autodistruzione, è attraverso di noi che il patrimonio culturale assume un senso, noi lo fruiamo oggi e dobbiamo conservarlo per i nostri figli, affinché anche loro abbiano un'identità. Proprio come abbiamo il dovere di batterci per salvaguardare l'ambiente e le risorse naturali. Senza passato, senza storia, senza cultura non c'è progresso. Ogni giorno ripartiremmo da zero.

Precisazione: non sono a favore di maltrattamenti agli animali, ma obiettivamente la rappresentazione della Palombella dura sì e no due minuti, non muore, non finisce arrosto e, come ci dice  il nostro illustre concittadino Luigi Fumi, anche molti anni fa era così. E deve continuare ad esistere nella sua storicità e nella sua "orvietanità".

E allora: Prometeo ha donato agli uomini il fuoco dell'arte e della cultura, che sono fautrici di progresso e di crescita civile. Non spegniamolo.

Pubblicato il: 04/06/2003

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