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E' guerra aperta tra Unione Agricoltori e Federazione italiana cacciatori

I cinghiali sono il pomo della discordia. Poggiuoni."Le nostre aziende agricole non seminano i propri campi, né coltivano le proprie vigne per poi dare in pasto i raccolti ai cinghiali che loro abbattono e commercializzano"

E' guerra aperta tra Unione Agricoltori e Fidc (federazione italiana cacciatori) sui danni causati alle coltivazioni dai cinghiali. Il presidente di Confagricoltura Roberto Poggioni risponde ancora all'alzata di scudi dei cacciatori non mutando di una virgola la propria posizione. "Il problema - tuona il presidente - per noi è e resta la numerosa presenza di cinghiali nelle zone ad alto interesse agricolo del comprensorio orvietano e faremo pertanto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per contrastare questo fenomeno. Rivolgendosi poi direttamente ai cacciatori sottolinea che "le nostre aziende agricole non seminano i propri campi, né coltivano le proprie vigne per poi dare in pasto i raccolti ai cinghiali che loro abbattono e commercializzano". "Dal punto di vista socio-economico le nostre aziende - rimarca Poggioni - sono una realtà importante, se non la più importante del nostro comprensorio, soprattutto sotto il profilo occupazionale. È per questo che vanno salvaguardate e tutelate prima di qualsiasi altra categoria, in particolare rispetto a categorie che dovrebbero avere come fondamento l'attività sportiva, e non certo quella economica, come purtroppo si sta verificando". Tra le due associazioni, quindi, si minaccia un braccio di ferro duro a morire. Proprio in questi giorni però è stato siglato il protocollo d'intesa per il contenimento della specie cinghiale tra associazioni venatorie e Comunità Montana alla quale, dopo un breve periodo di commissariamento, sono state restituite piene funzioni per la gestione del patrimonio faunistico delle aree demaniali e delle aree naturali protette dello Stina.

Segue il testo integrale diffuso dall'Unione agricoltori.

In merito all'attacco ricevuto sulle pagine locali, il presidente della scrivente organizzazione ritiene opportuno puntualizzare che se i "signori cacciatori" della Fidc si sentono "criminalizzati" da parte dell'Unione Agricoltori per cose che questa non ha mai detto nei loro confronti, evidentemente non hanno colto lo spirito provocatorio del nostro comunicato stampa.

Visto che sono stato chiamato in causa direttamente dalla Fidc, rispondo alla stessa che il problema per noi è e resta la numerosa presenza di cinghiali nelle zone ad alto interesse agricolo del comprensorio orvietano, e faremo pertanto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per contrastare questo fenomeno.

Ricordo ai "signori cacciatori" della Fidc, che le nostre aziende agricole non seminano i propri campi, né coltivano le proprie vigne per poi dare in pasto i raccolti ai cinghiali che loro abbattono e commercializzano.

Ricordo ai "signori cacciatori" della Fidc che le nostre aziende agricole sono dal punto di vista socio-economico una realtà importante, se non la più importante del nostro comprensorio, soprattutto sotto il profilo occupazionale. È per questo che vanno salvaguardate e tutelate prima di qualsiasi altra categoria, in particolare rispetto a categorie che dovrebbero avere come fondamento l'attività sportiva, e non certo quella economica, come purtroppo si sta verificando.

Ricordo ai "signori cacciatori della Fidc" che non spetta a loro interessarsi di problemi che riguardano esclusivamente le aziende agricole e le istituzioni competenti, con riferimento ai risarcimenti dei danni 2004-2005 non ancora ricevuti dagli agricoltori. A tal proposito non ci risulta che le nostre aziende ricevano soldi direttamente da loro.

L'Unione Agricoltori di Orvieto vuole fare chiarezza e collaborare con tutte le parti interessate alla soluzione del problema, partendo però dal presupposto che le nostre esigenze, per le ragioni di cui sopra, sono da considerare prioritarie rispetto alle altre.

 

 

 

Pubblicato il: 03/08/2007

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