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Una lampadina viva scuote il buio dell'indifferenza: Livio Orazio Valentini

Laurea honoris causa a Valentini dall'Università di Aiken. Un artista più amato e compreso all'estero che nella sua Orvieto

Cronaca

di Simona Coccimiglio

Giovedì 27 maggio, presso la sala del consiglio comunale di Orvieto si è tenuta una conferenza stampa in onore di Livio Orazio Valentini, il grande pittore orvietano al quale l'Università di Aiken, nel sud Carolina, ha conferito la laurea honoris causa per la sua straordinaria arte, di cui è frutto "Galassia", un'opera del maestro esposta nell'ateneo.

All'incontro aperto al pubblico sono intervenuti il vice sindaco Stefano Mocio, che ha accompagnato l'artista negli Stati Uniti in veste ufficiale per promuovere le iniziative di gemellaggio culturale tra la nostra città e quella di Aiken, il presidente del Rotary Club Marco Marino e l'ex presidente Remo Ranchino.

Al di là delle autorità menzionate e di pochi presenti non si è registrata una grande presenza di orvietani, ma questo non ha sorpreso il maestro né tanto meno scalfito la sua lucidità nel parlare della propria esperienza di artista in Orvieto, in Italia, e nel mondo.

La capacità comunicativa di Valentini è sorprendente così come la sua carica vitale nonostante ancora brucino le ferite non rimarginate del campo di concentramento di Buchenwald, nonostante sia ancora vivo il ricordo delle strisce a righe, della papalina che indossava, del numero che lo identificava.

Non c'è vanto né alterigia nelle parole e nei gesti di Valentini, solo una grande modestia mista allo sdegno mai rassegnato di non veder riconosciuta la grandezza della propria arte nella città in cui ha scelto di vivere, nella sua Orvieto conosciuta in tutto il mondo, «che ti dà soddisfazione e non ti fa mai sentire un provinciale, dove ognuno ha il suo monumento a quattro passi, che ti forma perché in essa si trova l'arte universale e, soprattutto, dove è necessario vivere per essere un artista migliore, perché Orvieto ti procura la caratterialità dell'arte».

Valentini ha ricostruito sommariamente il suo percorso artistico parlando di «tutte le negazioni, e di tutti i pregiudizi di Orvieto» dei quali ha sofferto tangibilmente; ciò che lo ha sostenuto, o salvato, come dice lui, è la fiducia «che un giorno qualche lampadina si accendesse», che qualcuno si accorgesse di lui.

Il giorno è arrivato, insieme ad un museo di Bologna che ha ospitato le sue opere accanto ai capolavori di Guttuso, De Chirico e di altri grandi maestri del '900, insieme ad una mostra e ad una cattedra negli Stati Uniti, con una laurea honoris causa all'Università di Aiken e l'esposizione di una sua opera presso di essa.

La laurea che gli hanno conferito ad honorem è stata una sorpresa gradita per il maestro, il segno che «ci si era accorti che qualcosa era avvenuto nella città e nella stessa società, che era stata compresa l'importanza di questo intervento umano fatto di legami amichevoli, di esempi, fatto di tutte quelle cose che poi in fondo sono essenziali per fabbricare un concetto di amicizia scevro da ambiguità e sospetti», ma a lui la laurea non serviva davvero perché come ha sottolineato «un artista che fa sul serio si laurea senza bisogno di "avvocature"», di titoli di identificazione, «e poi quando era il momento di prenderla a lui la vita aveva riservato dell'altro, una guerra feroce e il campo di sterminio».

Valentini ha dunque trovato all'estero la giusta considerazione alla sua arte, fuori dall'Italia e da Orvieto quelle lampadine si sono accese ma, nonostante resti l'amarezza per questo, il maestro è felice per ciò che la vita gli ha riservato dopo la sua esperienza «al limite estremo della vita», quando se qualcuno gli avesse detto "Livio, non ti preoccupare vedrai che la vita ti premierà e ti gratificherà" certamente non avrebbe potuto credergli.

Da quest'anno in poi, ogni 12 maggio ad Aiken, nel sud Carolina, si festeggerà il Maestro Livio Valentini Day, per onorare un grande artista, un cittadino onorario, un membro integrante della comunità.

Le lampadine lì si sono accese, non aspettiamo che sia troppo tardi per accenderle qui.

Pubblicato il: 28/05/2003

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