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Festeggiamenti per il sessantesimo della Costituzione

Sabato 2 giugno, alle 20,30, La Gorgone di Ciconia

foto di copertina

Nella serata verrà proiettato il filmato "Le rose di Ravensbruck - Storia di deportate italiane", realizzato da AMBRA LAURENZI e  presentato dalla Fondazione Memoria della Deportazione e dall'A.N.E.D.

Sarà presente alla manifestazione MIRELLA STANZIONE ex deportata politica.

di cui viene presentato il video di Ambra Laurenzi curato dalla Fondazione Memoria

 

Campo di concentramento femminile di Ravensbrück

Nota storica


Nel tardo autunno 1938, 500 prigionieri del campo di concentramento di Sachsenhausen furono trasportati verso il Mecklemburgo per iniziare, sulle rive del lago Schwed, 80 Km a nord di Berlino, la costruzione del più grande campo femminile in Europa.
Furono costruite inizialmente 32 baracche, numerosi uffici per amministrazione, e villini per le SS. Il campo venne nel tempo costantemente ingrandito con nuovi Block ed anche con insediamenti industriali, nel 1942 la ditta  Siemens-Werke di Berlino fece costruire un vero e proprio campo con 20 capannoni per la produzione di materiale bellico di alta  precisione e le baracche per le deportate sottoposte al lavoro coatto nella fabbrica.
Negli anni 1939-1945 furono internati circa 130.000 donne e bambini di 40 nazioni, 20.000 uomini in un campo limitrofo e 1.200 ragazze nello Jugendlager (propr. Lager della gioventù), oggi denominato Uckermark ai margini del lager principale di Ravensbrück.
L'ampliamento del fronte di guerra impose al governo tedesco l'incremento della mano d'opera per l'industria degli armamenti e Ravensbrück, come gli altri campi, divenne progressivamente, da luogo  di rieducazione e di punizione per donne tedesche (oppositrici politiche, detenute comuni, disabili, ebree, testimoni di Geova), a campo di lavoro e di sterminio per mezzo del lavoro, delle camere a gas e degli stenti.                                           
Ma oltre a produrre mano d'opera, il noleggio degli internati costituiva anche un notevole profitto per la Germania come è stato dettagliatamente riportato nella  scheda di rendimento del deportato.  A Ravensbrück la tariffa per il noleggio delle detenute variava dai 4 ai 7 marchi al giorno che venivano pagati all'amministrazione delle SS.
In tutti i campi i deportati erano contrassegnati da un triangolo di stoffa di colore diverso, che presentava al centro l'iniziale del paese di appartenenza,  ciò consentiva l'immediata identificazione della categoria d'internamento e della provenienza.  Un altro lembo di stoffa riportava il numero progressivo di immatricolazione che dal momento dell'entrata nel campo rappresentava, in tedesco, la sola identità delle deportate.                                                  
I trasporti in arrivo, nel corso dei mesi, divennero sempre più numerosi per incrementare la richiesta di mano d'opera da parte dell'industria bellica: l'aspettativa di vita nel lager a causa della fame, del freddo, delle punizioni e a causa del lavoro forzato, era infatti di alcuni mesi creando quindi la necessità di nuova forza lavoro.
Da gennaio 1944 a giugno 1944 la popolazione concentrazionaria raddoppiò pur restando inalterati tutti gli impianti e tutti i servizi, e la situazione nel campo divenne insostenibile.
Nel 1942 iniziarono anche a Ravensbrück, nell'ospedale-infermeria, Revier , i primi esperimenti su cavie umane. Sterilizzazioni, aborti, infezioni provocate, operazioni chirurgiche, tutte pratiche di cui esistono, oltre alle testimonianze, anche prove inoppugnabili.
Nell'inverno del 1941-1942 venne effettuato il primo trasporto nero, 1600 donne anziane, malate o invalide furono inviate a Bernburg per essere gassate. I trasporti neri continuarono fino ad Aprile 1944  quando le SS organizzarono un proprio impianto di gassazione nel quale 6.000 donne e bambini persero la vita.
Il 30 Giugno 1944 arrivò a Ravensbrück il primo trasporto di donne italiane.  
Verso la fine di aprile 1945, con l'avanzare delle truppe sovietiche, le SS evacuarono tutte le deportate sopravissute fino a quel momento ed ancora in grado di camminare, in quella che fu definita la marcia della morte, ma furono raggiunti dai russi che impedirono questo ulteriore massacro.                                                                                                            
Le truppe sovietiche il 30 Aprile 1945 liberarono il campo, dove erano stati lasciati 3000 donne ammalate, alcuni uomini anch'essi ammalati e pochi bambini.
A Ravensbrück sono morte oltre 92.000 donne.


 

 

Pubblicato il: 02/06/2007

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