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Fabro. Scoperto laboratorio tessile clandestino

Confezionava capi d'abbigliamento originali per grandi marche italiane. Arrestato un cinese per sfruttamento di manodopera clandestina, 10 denunciati, 8 espulsi 

foto di copertina

 

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Un laboratorio tessile clandestino che confezionava capi d'abbigliamento originali per grandi marche italiane è stato scoperto a Fabro dagli uomini della fiamme gialle orvietane.  Dentro vi vivevano, dormivano e lavoravano, in pessime condizioni igienico sanitarie, 17 cinesi, di cui 11 impiegati "in nero" e 8 anche senza permesso di soggiorno.  L'operazione, denominata "Griffe e clandestinità", ha già portato ad un arresto, 10 denunce, 8 espulsioni oltre che al sequestro di un capannone di 800 metri quadrati all'interno dell'area artigianale di Fabro e di 32 macchinari per la lavorazione tessile.  

 

A finire in manette per sfruttamento della manodopera clandestina è stato un imprenditore tessile di nazionalità cinese di 45 anni con precedenti per contraffazione (è invece originale la produzione di Fabro).  Ma nell'inchiesta è finita denunciata per lo stesso reato in concorso anche un'imprenditrice tessile di Ficulle, di 45 anni - M.G. le iniziali.  La donna, che si dice all'oscuro dei particolari della vicenda, sarebbe stata la titolare della società italiana intermediaria con le grandi firme.  In sostanza, l'imprenditrice non avrebbe fatto altro che subappaltare la produzione alla ditta cinese tramite contratti in conto lavorazione.  

 

A destare il sospetto dei finanzieri della tenenza orvietana - guidata dal tenente Renato Nava - era stato, ad inizio mese, l'aspetto del capannone della zona artigianale di Fabro insolitamente oscurato.  Tutti i vetri erano tappezzati da carte colorate che non permettevano l'ingresso della luce solare.  Una serie d'appostamenti ha consentito poi di appurare i rumori inequivocabili dei macchinari che iniziavano la lavorazione nel tardo pomeriggio per spegnersi solo al mattino seguente.   Gli operai cinesi, insomma, lavoravano di notte e dormivano di giorno, senza uscire praticamente mai dallo stabile (almeno quelli clandestini).  

 

All'interno dell'immobile la guardia di finanza, che aveva osservato anche i quantitativi di riso e prodotti alimentari che venivano scaricati con regolarità durante la settimana, ha trovato condizioni igienico sanitarie pessime (sono in corso gli esami della Asl per verificare ulteriori responsabilità). Lo spazio comprendeva oltre al laboratorio una cucina, quattro bagni e otto piccolissime stanze, dove dormivano alcuni dei cinesi.  

 

Nulla è dato ancora conoscere sugli stipendi degli operai anche se al momento dell'irruzione  pare che i cinesi non siano stati trovati in possesso di liquidità.  

 

Dalle indagini in corso - titolare del fascicolo presso la procura della Repubblica di Orvieto è il sostituto Flaminio Monteleone - si cercherà adesso di accertare anche se l'imprenditore  cinese arrestato operasse da solo o come membro di una più vasta organizzazione dedita a favorire l'immigrazione per poi sfruttare la manodopera.  L'operazione è stata messa a segno nell'ambito dell'intensificazione dei servizi di controllo del territorio disposta dal comandante provinciale della guardia di Finanza di Terni, il tenente colonnello Luca Patrone, volta a contrastare l'immigrazione clandestina e il lavoro sommerso.

 

Pubblicato il: 19/05/2007

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