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La Diarchia orvietana. Mocio&Capoccia

I due si sono divisi le deleghe più importanti, lavori pubblici, bilancio, trasporti, personale. Sono gran parte della Giunta, con gli altri assessori titolari di qualche delega faticosa ma non incidente. La procrastinazione è il metodo di governo, nella sicurezza che è meglio non fare che sbagliare

foto di copertina

di Dante Freddi

La soluzione alla crisi dell'Amministrazione Mocio è stata faticosa e, al di là del valore delle persone che si sono valorosamente impegnate per sostituire gli assessori dimissionari, non è risolutiva di alcuno dei problemi della città.
L'aspetto positivo è che i nuovi assessori non sono ancora persone impegnate in beghe strapaesane, e questo è già qualcosa. Quello negativo è che nessuno di loro sembra presentare poteri taumaturgici. E servono quelli, ormai.

Le gru sulla città, che sarebbero dovute svettare alte ad indicare il fervore dei lavori avviati, annunciate più volte, non ci sono.
La realizzazione chiave di questa Amministrazione, l'approvazione di un progetto e l'avvio dei lavori alla Piave, è ancora lontana. Un'idea, se c'è, è finora soltanto nella testa del sindaco e forse di qualche suo amico. Alla faccia della partecipazione e del coinvolgimento della città, sono mesi che la questione è nel suo cassetto gelosamente custodita, e, per quanto possiamo vedere e sapere, lì giace, rimandata di mese in mese.

Molte le "annunciazioni" nelle rivisitazioni del programma del sindaco che si sono succedute in questi mesi e che il Consiglio comunale ha approvato, dal centro storico alle frazioni, dalla viabilità all'economia all'ambiente, scarse invece le realizzazioni.

La procrastinazione è il metodo di governo, nella sicurezza che è meglio non fare che sbagliare, e che sono possibili soltanto le azioni a piccolo impatto sociale, economico e politico.
Mocio, che ha più volte dichiarato di non voler "galleggiare", galleggia invece senza navigare.


Ma la maggiore responsabilità, dobbiamo ammetterlo con onestà, non è la sua. Un nocchiero non è responsabile della bufera incontrollabile che lo affonda.


Il "male assoluto" che ha determinato questa situazione di diffidenza e di discordia nelle forze politiche e nella gente è stata la lotta durissima all'interno dei Ds, che imperversa da tempo, che si è conclusa soltanto giorni fa e che certamente troverà altre scintille per ravvivarsi, magari cambiando l'ordine degli avversari.

Il metodo del ragionamento di tanti politicanti nostrani di centrosinistra è stato per anni dicotomico, da una parte i fassiniani dall'altra il correntone cimicchiano. O con noi o con loro. O amici o nemici. E' stato così anche per le componenti politiche esterne ai DS e soprattutto per la Margherita. Il progetto del partito democratico comune ai due partiti e Capoccia segretario DS che lo interpretava hanno avvicinato margheriti e fassiniani, fino a trascinare all'interno dell'Amministrazione le personalissime vicende interne ai DS.

Mocio, in conferenza stampa giorni fa, a proposito delle fibrillazioni politiche degli ultimi tempi, ha detto di essere consapevole che non sono finite, "non possono certo esserlo in una situazione politica, quale quella attuale, di grandi scomposizioni e ricomposizioni. Ma sia chiaro che la discussione deve restare fuori dall'assise, se al contrario ci fossero tentativi in questo senso allora davvero ci sarebbe il corto circuito politico e istituzionale, ma io non credo che questo avvenga".

Il sindaco si rende conto della peste gravissima che potrebbe spandersi, ma come ha fatto nel passato collabora per la sua espansione. Mocio è stato, volente o nolente, un sindaco margherito-fassiniano, ha letto la realtà cittadina come un diessino fedelissimo di Capoccia e ha operato di conseguenza.
Ora i due si sono divisi le deleghe più importanti, lavori pubblici, bilancio, trasporti, personale. In due sono gran parte della Giunta, con gli altri assessori titolari di qualche delega faticosa ma non incidente,  sprovvista di fondi adeguati e ricca di competenze che è difficile evadere.
Quanto durerà l'idillio è difficile a dirsi, perché nessuno garantisce più nessuno e le alleanze forti costringono alla costruzione di altrettanto forti intese di controllo e di opposizione. Così va il mondo.  E' un mondo che non ci piace, ma non siamo in grado di modificarlo, sopraffatti dalla frustrazione, dall'inadeguatezza, da una limitante onestà intellettuale.

 

 

 

Pubblicato il: 14/05/2007

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