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Cahos. La parola è passata all'accusa

In aula si è ripercorsa tutta la fase delle indagini che, solo nei primi due mesi, hanno portato a oltre 2mila intercettazioni telefoniche

ORVIETO - Cahos: la parola è passata all'accusa che, sostenuta del pubblico ministero Annalisa Giusti, nell'udienza di ieri (giovedì 3 maggio 2007), ha proposto cinque testi contro gli ultimi dieci imputati nell'inchiesta antidroga dei carabinieri scattata nel 2002.

A sfilare davanti al collegio penale presieduto dalla dottoressa Di Stefano e composto dal giudice Federico Bonato e Alberto Avenoso, è stato, per ora, solamente un teste, il maresciallo Di Matteo.

In aula, fino a tarda mattinata, si è ripercorsa tutta la fase delle indagini che, solo nei primi due mesi, hanno portato a oltre 2mila intercettazioni telefoniche nelle quali sono emersi i nomi convenzionali attraverso cui veniva identificata l'hashish e la cocaina. "Armani", "Mitsubishi", "Otto e mezzo", "una teglia di moffo", "cocco" erano solo alcuni tra i termini più usati con cui i ragazzi, finiti nell'indagine antidroga, acquistavano e rivendevano la cocaina. Sono rimasti in 10, ora, gli imputati, nel procedimento per rito ordinario. Dopo le pesanti condanne che nel mese di giugno scorso hanno colpito sedici giovani imputati della "Cahos" ricorsi a riti alternativi, con pene dai quattro mesi ai sei anni e migliaia e migliaia di euro di ammenda, infatti, rimangono ancora da decidere le posizioni degli ultimi dieci. Gli altri 4 testi dell'accusa - non ascoltati ieri per motivi di tempo - verranno escussi nell'udienza fissata al 20 settembre prossimo mentre, il 4 ottobre, a sfilare davanti al collegio penale, saranno i testi della difesa.

Pubblicato il: 08/05/2007

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