Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Parola all'accusa alla prima udienza del processo Achilli

Si è aperto a metà mattinata, ieri, con i familiari della vittima che non hanno avuto accesso all'aula

di Stefania Tomba

ORVIETO - Parola all'accusa alla prima udienza del processo Achilli. Si è aperto a metà mattinata, ieri, con i familiari della vittima che non hanno avuto accesso all'aula, il procedimento a porte chiuse nei confronti dei due ventiduenni orvietani che, secondo le indagini dell'epoca, trovarono il corpo senza vita di Roberto Achilli e che, sette anni dopo quella tragica scomparsa (novembre 2000), sono, invece, sul banco degli imputati per omicidio volontario.

Per dipanare le nebbie che avvolgono quel tragico volo dal muro della Confaloniera che ha segnato la morte del ventunenne orvietano, all'apertura del processo, sono sfilati di fronte al collegio i primi teste del pm Bellocchi.

Sul banco dei testimoni sono saliti, nell'ordine, il professor Bacci, ovvero il consulente tecnico incaricato all'epoca della perizia, che avrebbe sostanzialmente confermato il contenuto della perizia stessa e sembra anche la tesi del suicidio, ipotizzata in un primo momento; ma sono salite anche due ragazze - una di Orvieto e una di Montefiascone - e un terzo testimone, conoscente di una delle due. In particolare una delle ragazze avrebbe chiaramente riportato l'episodio del "festino" nel Capodanno di quell'anno in cui, sotto l'effetto di alcol e allucinogeni, uno dei due ragazzi oggi imputati avrebbe riferito la famosa frase: "Vi ricordate Roberto?, l'abbiamo ucciso noi".

Gli avvocati Pietro Giovannini e Orietta Bruno - i legali difensori dei due giovani imputati che si sono sempre proclamati innocenti - all'uscita dall'aula, sono tranquilli. "Non ci sono state sorprese - si limitano a dire -. Al momento, siamo soddisfatti e in attesa di convocare i nostri testi".  Non rilascia alcuna dichiarazione, invece, il nuovo legale della famiglia Achilli che ha recentemente rinunciato alla consulenza dell'avvocato romano, Enrico Valentini, affidandosi allo studio perugino dell'avvocato Carla Archilei. "Si tratta di un processo minorile molto delicato - sottolinea soltanto il legale - che va trattato col massimo riserbo". L'indagine approdata ieri in aula, oltre ad essere effettivamente molto delicata, conserva molti aspetti controversi. Interrogativi, che in sette anni non hanno mai avuto risposte.

A partire dal fatto che quando Roberto, giovane "timido, sensibile e facilmente condizionabile" - come l'ha definito più volte il fratello Cristiano - venne ritrovato senza vita sotto la Confaloniera, era spartito da casa da quattro giorni. E su dove fosse stato in tutto quel tempo nessuno mai ha saputo dire niente. Sul decesso in se stesso, però, ora un'ipotesi c'è. Ed è quella che siano stati i due giovani che scoprirono il corpo - all'epoca 16enni - ad averlo fatto volare giù da quel muro. Ma sarà il processo a scrivere la parola fine e a dissipare, per quello che potrà, le nebbie sull'ipotesi originaria del suicidio. I giudici, intanto, sembrano intenzionati a chiudere la vicenda, sviscerando sì tutte le problematiche, ma in tempi celeri.  Hanno, infatti, già calendarizzato le prossime udienze in modo da arrivare a chiudere l'istruttoria in tempi ragionevoli. Per il momento già fissate sono le udienze del prossimo 16, 17 e 19 ottobre.   

Pubblicato il: 19/04/2007

Torna alle notizie...