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La madre di Alessandro: 'Con una segnaletica migliore mio figlio non sarebbe morto'

Porano. Ad un mese dal tragico incidente sulla Siena Bettolle, Irene Fernandez intraprende la battaglia per mettere in sicurezza le strade.

foto di copertina

di Stefania Tomba

PORANO - "Mio figlio sarebbe ancora vivo se su quella strada ci fosse stata un'adeguata segnaletica. Ne sono certa".  Il grido di dolore è della madre di Alessandro Cristiano, il 26enne di Porano che il 2 marzo scorso ha perso tragicamente la vita sul maledetto raccordo "Siena-Bettole", all'altezza del bivio per Taverne d'Arbia, in coincidenza del cantiere, aperto da anni, per i lavori di raddoppio.  

A poco più di un mese da quella tragedia, la famiglia, distrutta dal dolore, vive con un unico, ma lucido e altrettanto ammirevole obiettivo: quello che si faccia qualcosa su quel tratto di superstrada, qualcosa a cui bisognava provvedere da anni e a cui nessuno, invece, ha mai pensato. Al punto che, dopo aver bussato a tutte le porte, la signora Irene Fernandez giura che lo farà lei stessa. "Andrò personalmente - dice la madre di Alessandro(nella foto) - ad installare dei semplici birilli in quel tratto di strada, come segno di protesta e del dolore profondo che una madre sente al rendersi conto del menefreghismo esistente; per sensibilizzare l'opinione pubblica: perché non si muore soltanto uscendo dalle discoteche".

Il punto, per la famiglia Cristiano, è che tutti parlano di droghe, alcol, alta velocità, ma nessuno fa qualcosa, invece, per la sicurezza delle strade. "Mio figlio non sopportava le discoteche, non ci andava mai perché amava la serenità, la natura e la buona musica. Non beveva nemmeno il vino e non si drogava. Quel giorno andava verso la felicità: a Siena, per comprare la sua sognata batteria, e ha trovato la morte. Una famiglia è distrutta per sempre e la nostra rabbia è che tutto questo si poteva facilmente evitare". 

"Quella strada(nella foto) è una trappola sprovvista della segnaletica opportuna, o meglio la segnaletica c'è ma non è sufficiente - dicono i genitori del ragazzo - lo dimostrano gli incidenti che si ripetono in drammatica sequenza su quel tratto. Perché questo non ha convinto nessuno a fare qualcosa? Bisogna che ci siano più controlli e rafforzamento dei segnali specialmente, in presenza di cantieri aperti da tanti anni. Basterebbero dei semplici birilli o un newjersey".

Dal giorno del funerale del figlio la signora Fernandez non ha fatto altro che inviare mail. Al sindaco di Siena, all'Anas, agli assessori della Toscana, senza tralasciare nessun giornale, radioemittenti e perfino la trasmissione tv Striscia la notizia).  Perché se nessuno può ridarle indietro il figlio, qualcuno può, però, salvare altre vite.  "Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani - ripete accorata - ma penso che la morte orribile che ha avuto mio figlio dovrebbe sensibilizzare gli organi competenti a fare qualcosa. Lo dico perché se altre persone avessero protestato prima, mio figlio non sarebbe morto. Almeno potrò evitare che ci siano altre vittime". E di vittime su quella superstrada che all'improvviso diventa a doppio senso di circolazione ce ne sono state. Ben 4 nell'ultimo anno e mezzo.

"E' una cosa vergognosa, incivile - dicono a casa Cristiano -. Sono anni che ci sono dei lavori in corso e anche se esiste la segnaletica non è sufficiente per evitare incidenti cosi orribili". Sulla vicenda, ovviamente, è stata sollecitata l'Anas che la diretta competenza sull'arteria. La società ha promesso una risposta per la prossima settimana (30 giorni dalla mail signora). La famiglia Cristiano aspetta.

Pubblicato il: 09/04/2007

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