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Fondazione CRO: il nostro ruolo fondamentale è quello di investire sul territorio. Intervista a Torquato Terracina

Approfondimento

La Fondazione è il luogo deputato allo svolgimento di quella funzione solidaristica che stava alla base della nascita delle Casse di Risparmio. Un ruolo esercitato nella piena autonomia e libero da qualsiasi legame politico. Intervista al Presidente Architetto Torquato Terracina con cui ripercorriamo le tappe dalla nascita della Fondazione ai giorni nostri. Il leitmotiv? Difendere le caratteristiche territoriali.

Come si è giunti alla vendita della maggioranza della Cro a Cassa di Risparmio di Firenze?
La Fondazione ha scelto un momento propizio per dare attuazione all' obbligo di perdita del controllo sulla banca previsto dalla Legge Ciampi e ciò ha consentito di realizzare un ottimo prezzo, difficilmente ottenibile nel mercato attuale.

E' possibile fare delle proporzioni?
Pensate solo a questo dato. La Cro aveva venduto alla Banca di Roma il 28,30%. Questa a sua volta aveva ceduto tale partecipazione alla CRF alla fine del 1999 per 38 miliardi di vecchie lire. Nelle trattative con la CRF siamo riusciti a spuntare per il nostro 45,27% 107 miliardi delle vecchie lire. Abbiamo venduto al doppio di quello che era il valore ottenuto dalla Banca di Roma.

Insomma, la vendita è stata un successo, una buona operazione. La plusvalenza ottenuta quali risultati ha prodotto?
In questi anni di gestione siamo riusciti a salvaguardare il patrimonio e ad incrementarlo in un momento difficile per i mercati finanziari.
Al momento, in un mercato finanziario ancora difficile, il patrimonio è investito in forme a capitale garantito e a rendimenti minimi garantiti, con previsioni di incassare un 4% netto di interessi.
Oggi il patrimonio della fondazione ha una liquidità di 60 mln di € e un investimento immobiliare di 2,5 milioni di Euro. A questo patrimonio si aggiunga, infine, un capitale di opere d'arte per ora limitato, che contiamo di incrementare anche con lasciti e donazioni di importanti artisti del nostro territorio.

Poi c'è la quota di minoranza della CRO.
Sì, la partecipazione del 26,43% che è una minoranza di blocco per poter contare in assemblee straordinarie nel momento in cui ci dovessero essere delle decisioni di rilevante portata.

Parliamo della minoranza di blocco. Ha un grande valore. Avete mai pensato di vendere anche quel 26,43%?
L'organo di indirizzo della Fondazione ha deciso di non scendere al di sotto di quella partecipazione, non esercitando per il momento l' opzione di vendita al medesimo prezzo che la CARIFIRENZE ha concesso alla Fondazione sino al 2005.

Perché questa decisione?
La decisione è strategica: ci consente di contare in Assemblea nelle decisioni più rilevanti, nonché di conservare quelle tutele previste dal Patto parasociale, quali - per citare le più importanti - il mantenimento del logo, la designazione di un certo numero di amministratori e sindaci e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

C'è solo una decisione strategica o c'è dell'altro?
Non c'è dubbio che l'investimento in una banca che si sta ristrutturando e sta riorganizzando le sue strategie vuol dire avere un investimento difeso dall'inflazione, ricavando un reddito discreto. Non dimentichiamoci che Cro è dentro un gruppo solido. CRF è in Borsa, ha altre Casse come Mirandola, Civitavecchia, Pistoia e Orvieto. Sta ulteriormente ampliando le sue acquisizioni e, se non bastasse, è partecipata dall'Imi San Paolo e da Paribas.

Insomma, un grande gruppo. Ma non si rischia di perdere il contatto col territorio. Non si rischia di contare poco?
Con la CRF c'è accordo di gruppo.
CARIFIRENZE condivide appieno con noi la difesa dei valori del localismo e la filosofia dell' espansione territoriale degli sportelli è incentrata proprio sullo sviluppo delle varie banche del gruppo nei territori tradizionali.

Tra le fondazioni in Umbria c'è un patto di cooperazione nascente, in cui la Fondazione di Orvieto ha un ruolo importante. A che punto è la nascita della Consulta umbra delle fondazioni?
L' ACRI, su richiesta delle Fondazioni umbre, mi ha dato l'incarico di fare da coordinatore per la creazione di questa Consulta umbra. Adesso stiamo preparando una bozza di statuto e presto ci sarà una riunione per approvare lo statuto.

Qual è il significato della Consulta, quali i margini di operatività sul territorio?
Con la nascita della Consulta verrà creato un tavolo di consultazione per discutere tematiche di interesse di tutte la Fondazioni e politiche comuni nei confronti delle Istituzioni. Poi si possono fare dei progetti comuni, come ad esempio un Rapporto sulle fondazioni umbre, un libro sulla storia dell'Umbria, campagne di promozione comune. Si deve cominciare dal minimo per tentare poi di crescere. La Consulta umbra, inoltre, avrà un rappresentante nel Consiglio dell'Acri e potrà così portare il proprio contributo nella politica nazionale dell' Associazione.
L' idea condivisa da tutte le Fondazioni bancarie è di procedere con gradualità, iniziando a ragionare insieme per assumere, ad esempio, posizioni unitarie nei confronti delle Istituzioni o per risolvere problemi tecnici di interesse comune; successivamente si potrà valutare se esistono anche forme di collaborazione per realizzare progetti istituzionali che possano interessare l' intera Regione.

Veniamo al rapporto con il tessuto socioeconomico locale. Qual è il livello di intesa con associazioni di categorie, istituzioni, associazioni di volontariato
La Fondazione si è proposta di porsi quale interlocutore di tutte le Istituzioni e gli Enti del territorio, creando - laddove possibile - degli accordi di collaborazione per massimizzare i risultati dell' attività.
In quest' ambito si inseriscono la partecipazione al Centro Studi Città di Orvieto quale Ente assimilato ai fondatori per contribuire al sostegno dei corsi universitari a Orvieto.
E' in atto una Convenzione con l' Opera del Duomo per sostenere la riapertura del Museo dell' Opera, che ha già determinato il finanziamento del restauro di cinque tavole manieristiche e un finanziamento per l'informatizzazione del catalogo dell'Opera del Duomo. Sono stati già stanziati i fondi per contribuire al restauro di altre opere d' arte e all' allestimento di sale del Museo.
Si sta iniziando una ristampa del libro sul Duomo di Orvieto del prof. Renato Bonelli sempre in collaborazione con l'Opera del Duomo. Altro rapporto è quello con la Fondazione per il Museo Faina. Si è realizzata un'aula didattica in cui si possono vedere la descrizione delle opere ed il percorso museale.
Sono allo studio altre importanti iniziative per creare utili sinergie con altre Istituzioni ed Enti del territorio nei vari settori di intervento.

La Fondazione investe sul territorio annualmente più di 2 miliardi delle vecchie lire. L'idea che questi soldi possano essere indirizzati politicamente ha aperto, in passato, alcune discussioni. Insomma, qual è il rapporto tra la politica e la Fondazione?
La Fondazione non fa politica. Collabora con tutte le istituzioni.
Interviene sui progetti che si ritengono meritori.
Stiamo raccogliendo i frutti di questa disponibilità nel promuovere iniziative che sono nell'interesse della cittadinanza. In ogni parte del territorio.

Animazione economica del territorio. Nella conferenza stampa sul bilancio 2002 avete affermato che sarà uno dei prossimi obiettivi della Fondazione
La Fondazione, con gli interventi di sostegno nei settori arte, sanità, istruzione, determina proficui effetti indotti sullo sviluppo economico.
L'impiego diretto di somme per lo sviluppo economico è più difficile. E' necessario studiare dei progetti innovativi insieme alle categorie interessate.
La Fondazione è disponibile a studiare insieme alle categorie economiche tali progetti, accollandosi una parte dei relativi costi.

Si fa un gran parlare della Riforma Tremonti delle Fondazioni. Il rischio è quello di voler appesantire dei soggetti ormai privati con funzioni e oneri essenzialmente pubblici. Che ne pensa?
La Fondazione ha aderito al contenzioso nazionale sulla riforma Tremonti in difesa della natura giuridica privata e dell' autonomia delle Fondazioni bancarie.
Si dividono tra quelle a base associativa e quelle a base istituzionale. Quelle a base associativa, come la nostra, hanno già riconosciuto nella legge il diritto dell'assemblea a designare il 50% dei membri dell' organo di indirizzo. Sull'altro 50% la Tremonti dice che la prevalenza deve essere data agli enti locali. Per quanto ci riguarda 3 membri dovranno essere designati dagli enti locali e due dalla società civile. Noi oggi abbiamo già due designazioni che si riferiscono al Comune di Orvieto e ai Piccoli comuni. Poi, tra i cinque, abbiamo l'Opera del Duomo, la Fondazione per il Museo Faina e il rappresentante della Camera di Commercio. Di fatto avremmo dovuto dare un membro in più agli enti locali. Non ci sarebbe stata comunque la prevalenza degli enti nell'organo di indirizzo. Il contenzioso per noi, dunque, è riferito solo ad un problema di strategia generale. Non è così per le Fondazioni a base istituzionale.
La riforma Ciampi ha consentito di trasformare le Fondazioni -Enti pubblici in Enti privati. Nel momento in cui hanno acquisito questa natura, vanno considerati come tali. Questo è il nodo che si deve sciogliere, altrimenti queste Fondazioni saranno asservite sempre alla politica.

Insomma, non devono essere delle "casse di riserva" dello Stato
Essere autonomi dalla politica, dai governi, dagli enti locali, non significa essere contro di essi. Faccio un esempio. Siamo privati e dobbiamo rimanere privati. Lo Stato emette delle obbligazioni al 5% per il Ponte sullo Stretto di Messina e la nostra Fondazione ha 70 milioni di euro da investire. Una quota di questo patrimonio può essere investita in queste obbligazioni dello Stato se l' investimento è conveniente e senza rischio.

Pubblicato il: 20/05/2003

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