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Orvieto. Accordo per migliorare il mercato attraverso la valorizzazione del prodotto

Il patto è quello stretto ieri mattina dal consorzio con il 60% degli imbottigliatori per l'acquisto del vino sfuso a 70 euro all'ettolitro. Prima mossa individuata e concretizzata dal consorzio per ridare fiato al mercato.

foto di copertina

 

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Un accordo per risollevare i prezzi e vendere l'Orvieto al di sopra della soglia di galleggiamento e un progetto di medio corso per rilanciare immagine, mercato e qualità della Doc.  E' questa la risposta che arriva dal consorzio per la Tutela del vino di Orvieto all'allarme diffuso del settore lanciato in queste settimane dall'intero mondo vitivinicolo orvietano.

 

L'accordo è quello stretto ieri mattina dal consorzio con il 60% degli imbottigliatori per l'acquisto del vino sfuso a 70 euro all'ettolitro. "Il rischio - afferma il presidente Renzo Cotarella - era di andare a vendere a 55, 60 euro. Si tratta dunque di un risultato per nulla scontato". Sostenere il prezzo dello sfuso venduto agli imbottigliatori è stata, dunque, la prima mossa individuata e concretizzata dal consorzio per ridare fiato al mercato.

 

"Non è certamente un prezzo che rende remunerativa la vendita - spiega Cotarella - ma lascia almeno intravedere prospettive di crescita e quanto meno consente di non affogare. E' vero che si tratta di un percorso parziale ma si tratta comunque di quel 60% degli imbottigliatori per cui l'Orvieto ha sempre rappresentato un forte motivo di interesse e di crescita".

 

Il risultato si è materializzato nell'ambito della riunione di ieri degli amministratori del consorzio allargata a produttori e imbottigliatori. E' da quel tavolo che è partita anche la riflessione per un progetto di medio periodo "per tracciare - dice Cotarella - un percorso più virtuoso per l'Orvieto". 

 

"Non sempre quando si parla di questa doc - premette - si coglie la sua complessità: 140 mila ettolitri di produzione, oltre 100 imbottigliatori, per la gran parte fuori zona. E' ovvio scontrasi con divergenze d'opinione e tante soluzioni diverse, tuttavia sono convinto che da un sano confronto, dalla capacità di ascoltare, si può arrivare ad una sintesi, può nascere un percorso positivo. Basta non dimenarsi in troppi e con troppe "ricette", si otterrebbe l'unico effetto di abbaiare alla luna".

 

L'obiettivo è quello migliorare il mercato attraverso la valorizzazione del prodotto (in termini di qualità e di immagine) e del territorio. "La produzione del Superiore, la valorizzazione delle muffe nobili, la creazione di una sottodenominazione in cui far confluire un tipo di prodotto, la valorizzazione del grechetto, certamente non quella dei vitigni non autoctoni - ipotizza Cotarella - possono essere alcune delle leve su cui puntare per il progetto". 

 

Un progetto di massima, comunque, dovrebbe essere già pronto per essere discusso nella riunione del consorzio del mese di aprile, per partire poi entro la fine della primavera - almeno sono questi i tempi sulla carta - con effetti di mercato che saranno ovviamente visibili nel medio lungo termine. "E' una crisi che dura da circa 20 anni - chiosa Cotarella - da tempo i produttori reclamano un intervento strutturale è quello ci proponiamo di fare senza pretendere di avere la bacchetta magica e senza perdere la lucidità".

 

(nella foto in alto alcuni membri del cda del consorzio, da sinistra: Tommaso Picciolini, Luigi Barberani, il vicepresidente Corrado Bottai, il presidente Renzo Cotarella, Mauro Gialletti e il direttore Gianni Chiasso)

Pubblicato il: 08/02/2007

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