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La tirannia delle tessere

Ogni tentativo di rinnovare la politica si blocca o è distorto dal metodo di selezione della classe dirigente. Il controllo delle tessere è il fondamento per la gestione del potere. Il "riciclaggio" delle tessere dà valore politico a consensi altrimenti non spendibili

foto di copertina

di Dante Freddi

C'è odore di rinnovamento nell'aria e lo testimonia il serrato dibattito che si è sviluppato la scorsa settimana intorno al ruolo dei vecchi e dei giovani nella politica orvietana.
La discussione ha anche "stanato" Stefano Cimicchi e Franco Raimondo Barbabella, solitamente restii a farsi coinvolgere dai giornali.

Noi parliamo, scriviamo, auspichiamo novità nella politica locale e nazionale. Bene, ma ogni tentativo di rinnovare si blocca o è distorto dal metodo di selezione della classe politica. Un luogo comune racconta di una classe dirigente selezionata al contrario, con i peggiori che emergono e i migliori che abbandonano, stressati dalla fatica di affermarsi, allontanati, rinunciatari.

Un passo indietro, semplificando.

Alla fine dell'Ottocento nacque il primo partito di massa, il Partito socialista.
Per diffondere il marxismo  era necessario organizzare azioni che potessero aggregare la classe operaia e contadina e per orchestrare azioni ci volevano uomini dediti alla politica, professionisti che dovevano produrre propaganda. I tesserati pensavano a sostenere economicamente il partito.
Insomma, per esistere ed affermarsi, senza ricchezza personale e senza le dazioni delle industrie e degli agricoltori, il partito socialista attivava i funzionari, che riscuotevano tessere e dirigevano azione politica e partito.

Tutte le formazioni politiche del dopoguerra, la seconda, si organizzarono sul modello dei socialisti e dei comunisti, ma senza la radicata e ramificata struttura di cellule, sezioni e federazioni e senza  la diffusione di politici di professione. D'altra parte, loro non dovevano compiere alcuna rivoluzione.

La selezione all'interno della Dc avveniva come per gli altri partiti attraverso il voto dei tesserati. Una tessera un voto. Giusto, se i tesserati avessero espresso il voto come compimento di un processo partecipativo sulle grandi e piccole questioni della politica. Ma i tesserati avevano quasi sempre un "padrone", il capo della "corrente", che aveva un potere clientelare tale da orientare i voti dei tesserati e determinare quindi la scelta dei dirigenti. Nate da divisioni ideali all'interno dei partiti, le correnti si trasformarono ben presto in aggregazioni per la pura gestione del potere.

Nei partiti socialisti e comunisti a scegliersi erano i funzionari. Lavoravano nel partito, avevano contatti con tutti i tesserati. La selezione avveniva tra professionisti, che passavano da partito a sindacato a cooperative.

L'avvento delle regioni, istituite nel 1970, ha modificato la mappa del potere e sono nati centri importanti di decisione e di prebende. I funzionari più fortunati e svegli assumevano quindi incarichi retribuiti in enti di primo e secondo grado che alleggerivano le spese del partito per il personale (pagavano gli enti) e garantivano una pensione dignitosa.  

Ma chi decideva erano comunque i tesserati, dappertutto.

Per far passere idee o aspirazioni ci volevano le tessere, a ciascuno la sua, secondo idee e ambizioni, regioni e comuni.

E dalle nostre parti, ora?

Sui Ds una sola domanda, che produce considerazioni diverse sulla possibilità di rinnovamento a seconda della risposta. Considerazioni che lascio ai lettori.
La domanda è: "la scelta di Trappolino segretario sarebbe stata possibile contro le "tessere" dei compagni di Cimicchi e Capoccia e Prosperini?"

Nella Margherita nostrana l'eredità democristiana, della peggiore DC, è ancora vitale. In alcuni comuni il rapporto tra tessere e voti è incredibilmente alto e i padroni delle tessere sono gli stessi di vent'anni fa. Conosco gente che condiziona assetti politici ed amministrativi senza aver mai parlato in un'assemblea, soltanto raccogliendo e curando tessere, indipendentemente. E conosco chi utilizza, "ricicla", dà sostanza politica a quelle tessere.

Non so soluzioni, ma certo vanno individuate, bisogna cercarle e trovarle.

Se il Partito democratico dovesse nascere con l'eredità di questo vizio della nostra democrazia partitica, sarebbe vecchio subito e senza utilità, un partito del Novecento, di tanti anni fa.

Pubblicato il: 06/02/2007

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