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E' tempo di una nuova sfida per Riccardo Cotarella

Dopo l'America dove lo chiamano wizard e la Francia dove è l'unico straniero ad essere entrato con successo nella patria del Merlot e del Cabernet, il celebre enologo orvietano, consulente di una miriade di aziende, parte alla conquista di Israele.

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - E' tempo di una nuova sfida per Riccardo Cotarella.  Dopo l'America dove lo chiamano "wizard", che significa mago, e dopo la Francia, dove è l'unico straniero ad essere entrato con successo nella patria del Merlot e del Cabernet, il celebre enologo orvietano, consulente di una miriade di aziende, parte alla conquista di Israele.  

David Suissa, esperto francese di vino e già collaboratore di Cotarella a Bordeaux, ha affidato infatti a lui ogni aspetto tecnico, dal vigneto alla direzione della cantina, per quello che è in assoluto il più grande investimento che sia mai stato fatto in Israele nel settore dell'enologia. Il progetto, messo nero su bianco e formalizzato in accordo lo scorso 12 gennaio, prevede l'impianto di 50 ettari di vigneto con cantina di trasformazione in Galilea, tra le città di Nazareth e Afula, oltre ad un complesso alberghiero e un ippodromo.  

L'iniziativa si pregia del patrocinio del governo israeliano ed è finanziata (si parla di diverse decine di milioni di euro) da una cordata di imprenditori ebraici di vari settori, estranei, comunque, all'enologia.

"E' una sfida estremamente stimolante - dice entusiasta Riccardo Cotarella - alla pari di quella affrontata a Bordeaux, anche se per ragioni opposte. In quel caso si trattava di non tradire gli altissimi livelli raggiunti dalle produzioni di un centro tra i più vitali al mondo nel settore enologico, in Israele - una terra che non ha dato ancora grandi risultati - c'è la consapevolezza e la responsabilità di creare qualcosa di altissimo livello, riversandoci tutta la ricerca, la conoscenza e l'esperienza maturata.  C'è una bella componente di orgoglio nazionale, anche, inevitabilmente. Ma anche per gli israeliani si tratta di una sfida altissima - sottolinea Cotarella - perché devono dimostrare che possono produrre grandi vini alla pari del Sud Africa, del Cile...".  

Per lo staff, il celebre enologo si avvarrà di un collaboratore algerino e di tecnici italiani, "i ragazzi che escono da miei corsi" dice Cotarella "oltre - continua - ad enotecnici israeliani che verranno a fare gli stage nelle cantine con cui collaboro".   

La fine del 2007 è la data fissata per portare a termine tutti i progetti. "Una fase importante e delicata - spiega Cotarella - è lo studio (portato avanti dall'Istituto di ricerche israeliano, ndr) del terreno e delle condizioni climatiche.  Abbiamo bisogno di una conoscenza perfetta della zona, con rilevamenti notte e giorno e in ogni periodo dell'anno, in quanto le condizioni estreme del clima non ci consentono errori di sorta". 

Il primo piantone in vigna e contestualmente il primo mattone in cantina arriveranno a febbraio 2008, per arrivare a commercializzare, dopo tre anni, 250mila bottiglie - solo alta produzione - destinate al mercato ebraico di tutto il mondo. "Si partirà dall'America e dalla Francia - conferma Cotarella - per arrivare a coprire il mercato mondiale".

(nelle foto: in alto, Riccardo Cotarella stringe la mano a Dany Atar, presidente della Regione della Galilea, sopra da sinistra a destra, David Suissa, enologo francese ideatore del progetto, Isaac Herzog, ministro del Turismo israeliano e Riccardo Cotarella)

La produzione:

Vitigni e tecnologia italiana per vini kosher al 100%. E' il pieno il rispetto della tradizione ebraica, che vuole tra l'altro che nessuno che non sia ebraico tocchi il vino nella fase della vinificazione, ad ispirare la produzione che l'enologo Riccardo Cotarella si appresta a tenere a battesimo.  Il connubio si fa così interessante e stimolante anche dal punto di vista del suo significato.

"I vitigni - spiega meglio Cotarella - saranno italiani: greco e grillo per i bianchi (per vini di pronta beva il primo e per vini invecchiati il secondo) e per i rossi montepulciano e nero d'Avola, anche la tecnologia sarà italiana, ma nel pieno rispetto della tradizione ebraica dei vini kasher. E' ai consumatori ebraici di tutto il mondo, d'altro canto, che questa produzione sarà interamente dedicata".

Pubblicato il: 01/02/2007

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