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Silvio Manglaviti racconta la geografia del nostro territorio

Il cartografo orvietano ha proposto di realizzare una mostra permanente di carte antiche di Orvieto e dell'Orvietano

 "Orvieto. Geografia di un territorio attraverso l'immagine cartografica". Presenti all'incontro con Silvio Manglaviti, venerdì scorso, il primo dell'anno nell'ambito del ciclo di conferenze 2006 - 2007 dell'Istituto Storico Artistico Orvietano, un folto pubblico particolarmente attento e interessato, autorità, studiosi e rappresentanti del mondo scientifico e accademico - tra cui, il presidente della Società Geografica Italiana, professsor  Franco Salvatori, il colonnello Enzo Santoro, direttore della Produzione dell'Istituto Geografico Militare, il direttore dell'Archivio di Stato di Terni e Sezione di Orvieto, dottoressa Marilena Rossi, gli architetti Alberto Satolli e Raffaele D'Avanzo, l'archeologo professor Claudio Bizzarri,lo storico professor Lucio Riccetti.

 "Orvieto, oggi geograficamente marginalizzata nelle rappresentazioni cartografiche, da tempo immemorabile ha potuto invece godere per secoli di una particolare centralità e rilevanza, testimoniata dalle immagini degli antichi cartografi, Ortelio, Mercatore, Danti, Magini, Sanvitani e molti altri. La cesura diacronica avviene nel 1861, allorquando Orvieto e Perugia sono annesse all'Umbria (l'attuale capoluogo non ne faceva parte): da questo momento in poi la polarizzazione del territorio orvietano, prima afferente alla Tuscia Suburbicaria, subisce una sorta di rotazione e finisce per gravitare sull'area umbra. Soltanto la Chiesa riuscirà ad unificare le due anime territoriali orvietane, congiungendo le diocesi di Orvieto e Todi".

Così Silvio Manglaviti, che dopo aver posto in evidenza questa particolarità geografica e storica, ha illustrato la sua scoperta dell'utilizzo da parte di Leonardo del nome volgare che indica "Oruieto" su una carta nel Codice Atlantico, prima apparizione che si conosca di un toponimo vicino all'attuale.

Ma la chicca della serata è stata la presa di posizione del geografo di casa nostra, rispetto all'ubicazione di Volsinii sulla Tabula Peutingeriana, copia medievale di carta stradale romana, Itineraria picta. Manglaviti ha sostenuto che quella rappresentata non potrà mai essere ritenuta Bolsena, secondo un'attenta analisi francamente geografica. Il relatore ha anche ribadito i ruoli ben distinti che storici e geografi devono mantenere e che devono essere ispirati alla massima reciprocità d'interazione piuttosto che alla complementarità, la quale comporta inevitabilmente posizioni a seconda dei casi subordinate. Manglaviti ha confortato le sue tesi anche con il supporto della comparazione toponomastica fra carte antiche. Presso Orvieto veniva rappresentato, ad esempio, un Mons Iovis vecchio riconducibile all'attuale area di Monte Tigno (presso S. Quirico), che allontana sempre di più quella Volsinii dal lago (che non è tra l'altro rappresentato e a cui alcuno storico antico fa riferimento) approssimandola invece al Fanum Voltumnae ritrovato dagli archeologi sotto la rupe.

Silvio Manglaviti, che ci ha mostrato un «Orvieto: scrigno o cornucopia», la cui "Aura" territoriale che la connota rappresenta una risorsa naturale, paesaggistica, ambientale di enorme importanza, ha concluso con due proposte: realizzare una mostra permanente di carte antiche di Orvieto e dell'Orvietano e allestire pannelli o totem illustranti gli aspetti geografici del paesaggio rimirabile dai belvedere sul ciglio rupestre.

Pubblicato il: 23/01/2007

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