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Bustarelle al ristorante, una "mafia" che va stroncata

E' nostro dovere - afferma Gulino - combattere tutte le mafie, da quelle più grandi, come d'altro canto fa la nostra associazione a livello nazionale, a quelle più piccole". Ma per Santi, di Confcommercio, si tratterebbe soltanto di un fenomeno merginale

PERUGIA - Bustarelle al ristorante, una "mafia" che va stroncata quanto prima. Il presidente di Confesercenti Umbria Sandro Gulino non esita a paragonare al pizzo che i commercianti pagano alla criminalità organizzata la tangente che molti ristoranti - a decine sono stati "beccati" tra Perugia, Norcia, Deruta, Orvieto, Città di Castello, Foligno, Spoleto, Terni e Marsciano - versano agli operatori turistici applicando un supplemento sul menù agli ignari turisti. La prassi su cui, in queste settimane, ha puntato i riflettori "Il Giornale dell'Umbria" con un'indagine telefonica regionale è per Confesercenti un "circolo vizioso da interrompere al più presto. E' nostro dovere - afferma Gulino - combattere tutte le mafie, da quelle più grandi, come d'altro canto fa la nostra associazione a livello nazionale, a quelle più piccole". "Senza contare - afferma ancora - che imbrogliare il turista è deleterio, rappresenta un pessimo ritorno d'immagine per una Regione come la nostra che per il 90% vive proprio sul turismo". La "tangente" sul turista non si limita, comunque, soltanto ai ristoranti. Sempre per citare l'inchiesta, infatti, la pratica appare piuttosto diffusa anche nei rapporti che intercorrono tra gli accompagnatori e i negozi di souvenir. Un malcostume questo che finisce molto spesso per avvantaggiare i "soliti noti" a scapito, altrettanto spesso, della qualità e dell'artigianato tipico; ancora una volta, dunque, con un ritorno d'immagine certamente non positivo. O almeno non sempre. L'impressione, ovviamente, è che intorno ci girino un sacco di soldi. Basti pensare che con la maggiorazione di soli due euro sul menù fisso - questa è la media praticata tanto per limitarsi ai ristoranti - ecco che, con un gruppo di una cinquantina di turisti, l'accompagnatore, senza colpo ferire, ha già intascato cento euro. Cento euro extra rispetto al regolare compenso che, moltiplicati per gli impegni mensili, fanno delle discrete somme. Non mancano però le voci fuori dal coro. Secondo Confcommercio Orvieto, ad esempio (sulla Rupe sono stati individuati alcuni di ristoranti "complici") si tratterebbe di un fenomeno del tutto marginale. "Poteva accadere un tempo - è l'opinione del presidente dell'associazione dei commercianti della città del Duomo, Giuseppe Santi - ma ormai oggi la maggior parte degli operatori lavorano con grandi agenzie con le quali stipulano contratti annuali e un meccanismo del genere non credo sia riproducibile". Insomma si tratterebbe, niente altro, di un retaggio di tempi andati.

Pubblicato il: 22/01/2007

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