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La città di Orvieto colpita dall'operazione Chaos. Nove ragazzi su ventisei sono stati rimessi in libertà

L'inchiesta continua e prevede ulteriori risvolti con l'anno nuovo. Le domande che la città vorrebbe porre agli inquirenti e un'analisi sui risultati dell'operazione Chaos.

Cronaca

di Giorgio Santelli
Sono stati rimessi in libertà in nove. Nove su ventisei. Prima di Natale le misure di custodia cautelare saranno ritirate anche per altri ragazzi. È l’operazione che si sta sgonfiando? Non sembra anche perché, subito dopo le festività, gli inquirenti fanno trapelare che ci saranno altre novità. Novità che potrebbero emergere dai molti interrogatori che si sono susseguiti dopo i fermi dei ventisei ragazzi.
L’operazione, in ogni caso, porta il nome giusto: Chaos. Perché forte è la caoticità che ha prodotto sul territorio. Tra presunti consumatori e presunti rifornitori di sostanze stupefacenti, ad essere colpita dall’inchiesta è l’intera collettività di Orvieto e degli altri paesi del comprensorio. Non sono i ventisei arresti (ora sono rimasti in diciassette) ma il fenomeno a preoccupare le famiglie, la classe politica locale e gli stessi inquirenti.

L’operazione, che prende il via nel 2000 con le prime indagini, non sembra chiusa. Oltre agli arrestati si parla di decine e decine di giovani coinvolte nel consumo delle sostanze psicotiche. Un allarme sociale che, nel corso degli anni, è stato spesso lanciato dal Sert ma che non sembra essere stato accolto con la dovuta urgenza.
Ora, a distanza di due settimane circa dall’operazione Chaos, si aprono anche altre domande. Domande che rimbalzano nelle discussioni cittadine, fra la gente, sulle pagine dei giornali locali, sui diversi forum cittadini che si stanno occupando di quello che può essere definito un “grande evento” anche dal punto di vista mediatico.

Torrenti di inchiostro dedicati all’argomento, ampi stralci dei dispositivi di fermo riportati sui giornali, titoli azzardati che hanno mischiato droga a sesso. In una fase come questa resta complicato tirare delle conclusioni ma sembra, invece, importante cominciare a porsi delle domande.

La spettacolarizzazione dell’evento
Non c’è ormai dubbio. La stampa era a conoscenza, fin da prima dell’inizio dell’operazione, che Chaos sarebbe cominciata. Non si spiegherebbe, infatti, il fatto che l’uscita delle camionette dei carabinieri sia stata immortalata dalle telecamere. Non esprimiamo giudizi in merito ma riteniamo che chiunque abbia informato la stampa di quello che stava accadendo aveva le sue buone ragioni per dare ampio risalto a questa “operazione sicurezza”. Un’operazione senza dubbio importante ma che ai più – ci rifacciamo ai tanti commenti che della vicenda hanno dato i cittadini – è sembrata sovradimensionata almeno per le forze coinvolte (cani , 100 carabinieri, 35 camionette, un elicottero).

Gli anelli mancanti
I dispositivi di custodia cautelare emessi erano riferiti a ventotto soggetti. Ventisei sono andati a buon fine ma gli anelli mancanti sono quelli più importanti. I due stranieri che, stando alle indagini, erano i veri rifornitori della rete di spaccio e consumo dell’Orvietano. Un insuccesso dell’operazione? Pensiamo che al momento sia così, se è vero, come affermano gli inquirenti, che proprio questi due soggetti erano quelli più “ricercati”.

La durata delle indagini e l’elevato numero di ordini di custodia cautelare.
Non vogliamo esprimere giudizi sull’operato degli inquirenti. Siamo convinti che vi siano state ottime ragioni per agire in questo modo. Ma sono in molti a porsi delle domande che noi rigiriamo al sostituto procuratore Anna Maria Grimaldi. Era necessario estendere la misura degli arresti a tutti i ventisei ragazzi visto che, a distanza di due settimane, nove di loro sono stati rimessi in libertà? L’indagine, che dura da circa due anni, poteva essere inficiata dall’utilizzo di misure meno forti? Visto che dalla chiusura di quella che oggi appare la prima parte dell’indagine al via dell’operazione Chaos sono trascorsi alcuni mesi (il primo arresto che fa riferimento a questa operazione risale alla passata estate) e visto che gli altri venticinque ragazzi erano liberi, non ci poteva essere anche in quella fase il rischio di inquinamento delle prove?

Sono domande che ci facciamo in molti e che, senza spirito alcuno, riteniamo che possano portare ulteriore chiarezza in questa inchiesta che ha colpito nel cuore la collettività orvietana. Noi, come redazione, confidiamo nel lavoro degli organi giudiziari ed inquirenti e, in questi giorni di avvicinamento al Natale, rivolgiamo un pensiero di serenità alle famiglie colpite direttamente dagli arresti. Così come inviamo i nostri migliori auguri agli organi della giustizia orvietana che stanno portando avanti questa difficile e complicata indagine.

Pubblicato il: 21/12/2002

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