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La 'Processionaria' attacca i pini del Peglia

Predilige il pino nero piantato nel primo conflitto mondiale sul Monte Peglia dai prigionieri di guerra, ma può anche infestare  specie di piante come il  cedro e il pino marittimo

foto di copertina

Roberto Gonnellini

Ciò che distingue  il Monte Peglia dalle tante altre zone del circondario del comune di San Venanzo è il manto verde di pini di cui è costituito.

Transitando la strada statale n° 317  da San Venanzo alla vetta del Monte Peglia, si scorgono   immersi nel verde delle folte chiome dei pini, i nidi della processionaria.

Sono come dei grandi bozzoli cotonosi di colore biancastro; con grandezze che variano a seconda del numero delle colonie che hanno partecipato alla costruzione.

Questi nidi, al loro interno, racchiudono centinaia di larve ormai prossime alla maturità,  provviste di peli altamente urticanti per l'uomo e gli animali domestici.

Sarebbe opportuno  agli addetti ai lavori (comunità montana) a fine inverno,  prima che le larve abbandonino il nido, mezzo di protezione durante la stagione fredda e si disperdano nell'ambiente,  tagliare e bruciare i nidi che altrimenti  renderebbero  più difficile la lotta.

La processionaria è un  lepidottero  che causa disseccamenti e defogliazione anche di forte entità a carico dei pini.

Predilige il pino nero (pinus nigra) piantato nel primo conflitto mondiale sul Monte Peglia dai prigionieri di guerra, ma può anche infestare  specie di piante come il  cedro e il pino marittimo.

Le larve della processionaria si nutrono degli aghi di pino, scheletrizzandoli e le piante colpite sono maggiormente soggette ad attacchi di parassiti.

Si tratta di impostare un opera di manutenzione fitosanitaria ordinaria e straordinaria finalizzata a risanare e tutelare una parte importante dell' ecosistema, le piante e il loro contesto boschivo, considerando inoltre gli effetti positivi in termini di evidenza estetica dell'ambiente forestale e floreale, in termini di fruibilità ecoturistica del territorio naturale.

Si tratta insomma di avere cura del proprio habitat.

 

 

 

                                                                                                      

 

 

 

                                                                                                            

Pubblicato il: 15/01/2007

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