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Lavorare ad ogni costo

Essere un "atipico". Una realtà per molti giovani, specialmente ad alta scolarizzazione. Vantaggio o ricatto?E poi, questi cosiddetti 'giovani' avranno mai la possibilità di diventare adulti?

Società

di Valeria Cioccolo

Co.co.co. Una sigla che già dal suono evoca qualcosa quasi di futile, superfluo. Fa pensare a quei disegni di signorine in vesti succinte che sorridevano maliziose dalle figurine di alcuni decenni fa. E invece il co.co.co. è uno degli ormai numerosi contratti di "nuova generazione" con cui, credo, ormai quasi tutti coloro che si affacciano nel mondo del lavoro (no, non "mondo", nel "MERCATO" del lavoro!!) devono fare i conti. Si parla sempre di più di contratti atipici, a chiamata, di lavoro interinale, di job sharing, per mettere tutti in uno stesso calderone! Ma questi contratti, queste forme "nuove", pur dando ad un giovane la possibilità di lavorare assomigliano a ricatti legalizzati, .... non c'è bisogno di immaginare, ci sono le testimonianze di molti che si trovano a lavorare gomito a gomito con dipendenti a tempo indeterminato della vecchia generazione: devono sempre dimostrare di valere di più, di lavorare il triplo, non hanno orario- magari devono portare avanti un progetto - ma non conoscono ferie, congedi, tredicesime, mettono da parte un fondo pensione praticamente irrisorio... E poi, questi cosiddetti "giovani" avranno mai la possibilità di diventare adulti? Pensiamoci un attimo: quale banca concederebbe un mutuo a chi oggi ha un lavoro e domani chissà? Chi si azzarderebbe ad andarsene da casa senza un minimo di sicurezza futura? E allora, questi "ragazzi" cosiddetti "mammoni", che oltre i 30 anni non lasciano le famiglie d'origine, non vogliono o non possono farlo? Ritornando al concetto di "mercato del lavoro", ditemi "lavoratori atipici", non vi sentite merce in visione di datori di lavoro che vengono a scegliere il capo migliore? E allora, se questa impietosa selezione deve essere fatta, chi ci garantisce di avere le tanto acclamate "pari opportunità"? E pari opportunità non significa solamente garantire l'accesso al lavoro per donne e altre categorie svantaggiate, ma anche per chi è semplicemente non un genio, ma è "nella norma", non stupido certo, ma nemmeno un Leonardo da Vinci, insomma, la maggior parte di noi. E allora, questa schiera di lavoratori silenziosi dovrebbe poter avere voce in capitolo, per far valere i propri diritti. Ma per poter parlare si ha bisogno di una "bocca", di una "lingua", di "corde vocali" .... a buon intenditor ...

Pubblicato il: 10/05/2003

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