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Elio Taffi AD UMBRIA JAZZ WINTER.
Il diario - quarta giornata

di Elio Taffi

Quarta giornata

Orvieto, per il capodanno, è sempre bellissima Tante preziose vetrine colorate ed addobbate, molti ambulanti festosi per il corso principale, tanta, tantissima bella gente, e soprattutto UMBRIA JAZZ WINTER!!! Non saprei certo raffigurarmi un periodo di fine-inizio anno senza la carovana gioiosa ed allegra di UJW. Che cosa mi ha impressionato della quarta giornata? Allora, cominciamo dalle ragazze Hag; veramente troppo carine, quelle quattro ragazze che sempre in giro per i vicoli di Orvieto, strenuamente, ti offrono le bustine con la polvere del caffè decaffeinato, propinando sorrisi tali da impedirti di risponder loro: Grazie, ma a casa ne ho collezionati sinora trentasette! Veramente, occorre riconoscere con sincerità il loro impegno per guadagnarsi pochi euro, perché penso proprio che di pochi euro si tratterà

Renato Sellani! Mi sono accorto di questo vero signore del pianoforte solamente in questa edizione; ho assistito al concerto dedicato all'amico Sauro, al Museo Emilio Greco, dove il maestro si è esibito in duo pianistico con il più giovane Danilo Rea; sono un estimatore di Rea, un ragazzo semplice e molto espressivo, ma in questa accoppiata con l'ottuagenario Sellani, ho apprezzato tantissimo l'arte di quest'ultimo. Un gran signore, sinceramente parlando; elegante, posato, misurato, ma vivido e lucidissimo sui tasti, con i quali pare divertirsi allegramente come un ragazzino con il preferito dei suoi giocattoli. Giustamente, Rea si mette al servizio dell'estro di Renato, e non solamente per questioni di riverenza anagrafica; insieme, i due danno vita ad un salottino musicale gradevolissimo, quasi come se li sorprendessimo a casa loro, mentre si stanno divertendo insieme; e giù, eleganti fantasie jazz su temi molto conosciuti, come le canzoni di Paoli o Tenco, e qualche tema di Morricone Ho la sensazione di trovarmi su di una bella nave da crociera, quelle con le sale d'intrattenimento ed il pianoforte a mezza coda, e di essere accarezzato da quella musica lieve, di classe, mai troppo invadente; e per essere ancor più cioccolatoso, forse mi sembra di essere a bordo del Titanic: intravedo gli ospiti di prima classe, il profumo del tabacco, il tintinnio di bottiglie e bicchieri, gli sguardi avidi, fuori delle finestrelle, dei viaggiatori di seconda, che sbirciano per guardare i "ricchi" mentre se la spassano Beh, mi sa che stavolta ho un po' esagerato!

Comunque, tutti gli onori a Renato Sellani; cerchiamo, nel suo caso, di celebrarlo adeguatamente mentre è ancora con noi (speriamo ancora per almeno trent'anni) e non aspettiamo eventi poco fausti per ricordarci di quanto grandi sono gli artisti di casa nostra.

Mi sono talmente piaciuti che li sono andati a rivedere ancora al Palazzo del Popolo, prima di godermeli alla Messa della Pace! Parlo, ovviamente, di Dr. Charles G. Hayes & the Warriors, il gruppo gospel che quest'anno ha calamitato giustamente su di sé l'attenzione di un nugolo di spettatori; si tratta di una formazione storica, attiva sin dal 1960 e che ha già imperversato nelle edizioni 1994 e 1998 di Umbria Jazz Winter; un nugolo di straordinari cantori è agli ordini di Dr. Charles, un pastore di Chicago che chiamano "Il Reverendo" e che ha ispirato il suo coro ad un rigore stilistico ed espressivo piuttosto severo; quindi, l'adozione di un repertorio gospel tradizionale, abbastanza chiuso verso le avanguardie armoniche ma geloso custode della più intrinseca spiritualità nera. The Warriors hanno al loro attivo 35 cd (di cui uno d'oro) e migliaia di concerti in tutta l'America, e si nota: l'amalgama è perfetto, tutto fila a memoria, cucito assieme dalla voce perentoria del Reverendo che lega un pezzo all'altro con citazioni bibliche emblematiche; strepitosa la presenza, all'interno del coro, di una voce di soprano che spara mi bemolli sopracuti con una facilità disarmante; per intenderci, siamo al limite delle capacità umane! Ebbene, un'ora e mezza di questo trascinante spettacolo e quattrocento persone si ritrovano in piedi, a danzare, a battere le mani freneticamente, a urlare parole come Jesus, God, peace... E' bello vedere come la fede si possa esprimere in questa maniera gioiosa e trascinante, e forse dovremmo imparare qualcosa anche noi, da The Warriors ed il loro Reverendo; i bambini presenti nella Sala dei Quattrocento hanno subito imparato come si fa

La sera del 31 dicembre, mentre Orvieto si preparava ad accogliere migliaia di donne e uomini per la festa di capodanno in piazza, io rientravo a casa, immalinconito per aver lasciato quel clima un po' surreale e un po' fiabesco, atteso da familiari e parenti vari

Ma voglio lasciare un ultimo pensiero, e spero che i miei direttori me lo concedano; Umbria Jazz Winter è impegno di tanti artisti: cantanti, pianisti, batteristi, bassisti, sassofonisti, trombettisti e via così Ma è anche lavoro sodo ed incessante per decine di persone, di cui non ci si ricorda mai; voglio citarne alcuni, in particolare, perché lo meritano veramente Al Teatro Mancinelli, per cinque giorni è stato il far west: attrezzature e pianoforti che andavano e venivano; via vai di musicisti; camerini che non facevano in tempo a salutare alcuni ospiti che subito, di nuovo tirati a lucido, ne accoglievano degli altri; gente, tantissima, a volte con il biglietto, a volte alla ricerca dello stesso, a volte senza di esso, che tentava, in un modo o nell'altro più o meno lecito, di entrare nella platea; persone che, nonostante gli evidenti cartelli, cercavano posti per spettacoli esauriti da giorni; alcuni spettatori, con difficoltà deambulatorie, che dovevano accedere all'interno della struttura, e ne avevano pieno diritto. Ebbene, tutti, ma proprio tutti, hanno trovato un'accoglienza eccellente, condita da educazione e garbo assoluti, distribuita a piene mani da quanti lavorano presso il Teatro cittadino; in particolare, penso alle belle e professionali ragazze che, alla biglietteria ed in sala, hanno permesso di risolvere la maggior parte dei problemi e delle richieste sollevati dagli spettatori, sempre con il sorriso sulle labbra. Non è poco, non è assolutamente poco; anche questo è parte del concetto di città slow, se permettete, di città del buon vivere; anche i volti disponibili e sorridenti di Simona, Michela, Elena, Maria Grazia (sono solamente i nomi che ricordo, ne sto dimenticando altri) saranno nei ricordi dei visitatori di Orvieto, al pari dei nostri monumenti e dei concerti che si sono goduti. Pubblichiamo la foto di qualcuna di loro, a parziale tributo per l'impegno di tutte.

Pubblicato il: 02/01/2007

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