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Elio Taffi ad UMBRIA JAZZ WINTER. Il diario - terza giornata

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foto di copertina

di Elio Taffi

Bollani, appunto Con tutta sincerità, mi ero ripromesso di non parlarne, perché, probabilmente, anzi sicuramente, non sono in grado di esprimere un giudizio tecnico pertinente. L'aggettivo che mi è venuto in mente durante la sua musica, al Mancinelli, è: "indecifrabile". Stefano Bollani è chiamato a partecipare a questa edizione di Umbria Jazz Winter con il pesante fardello di first artist, ed il suo "piano solo" è senz'altro uno degli appuntamenti più attesi; molti musicisti di colore, rappresentanti di altre band impegnate nel Festival, sono fra gli spettatori, e questo la dice tutta! Io vinco una scommessa con me stesso (dopo una serie di disfatte clamorose agli immancabili giochi in famiglia di questo periodo), riguardo al repertorio che sceglierà di eseguire il virtuoso pianista italico; non credevo che Bollani, in una situazione così gravida di responsabilità per lui, avesse scelto di mostrare il suo apprezzatissimo lato istrionico ed ironico, quello delle recenti performance televisive e radiofoniche, tanto per intenderci Ma che avesse deciso di optare per il suo profilo più serioso, quello del musicista tecnicamente irreprensibile ma senza sfaccettature circensi, quello del compositore avanguardistico e non melodizzante Così è stato; Stefano Bollani si presenta sobrio, i capelli molto corti, la camicia rossa probabilmente in tinta con il periodo festivo, e tanta, tanta concentrazione sui tasti. E giù, migliaia e migliaia di note, una gragnuola di suoni lucidi e penetranti, ritmi incalzanti e musiche "indecifrabili"; qua e là, mi pare di riconoscere le emozioni che provai due, tre anni fa durante il récital solistico di Brad Mehldau Sì, proprio quelle, ed anche la musica mi risulta sofisticata, virtuosa, contrappuntistica come quella del talento americano; non fraintendetemi, non parlo di somiglianze, emulazioni o robe affini All'ascolto, Bollani esegue tante note; le dita si muovono con grande velocità su dei tasti che fatico a riconoscere concomitanti fra loro Le dissonanze sono molteplici, forti, fastidiose, e bisogna invocare a gran voce la libertà stilistica del jazz per poterle giustificare, assolutamente Le perle, però, quando si riconoscono brillano più di tutte le altre gemme naturali! Il suo secondo brano, una fantasia su due melodie brasiliane, che mi pareva di individuare proposto in tonalità di re minore, viene chiuso con una splendida quadriade, da antologia: mano sinistra nona DO-RE, mano destra MI-FA; effetto luminosissimo, geniale Ora, tutto quello che c'è all'interno dei pezzi, sarà materiale da analizzare con grande attenzione nel futuro; all'interno del foyer del teatro, al termine della proposta di Bollani, e prima di gustarci Roy Hargrove, alcuni critici musicali, parlo di quelli seri, che scrivono da decenni sulle riviste specializzate (e non come il sottoscritto, che deve la sua libertà di parola alla generosità di due direttore editoriali orvietani) dissertavano fra loro sulla incompletezza dei brani del virtuoso italico; qualcuno parlava di emulazione nei confronti di un grande vecchio del free jazz come Ahmad Jamal, qualcuno avrebbe preferito sentire il Bollani più "commerciale" (quello dei ragtime di Joplin con le note triplicate, tanto per intenderci, o quello "cantante" alla Buscaglione, o lo straordinario imitatore, capace di cogliere i tic sonori tipici di Battiato, Conte, Branduardi, ) Ovviamente, io non prendo parte a quel forbito dibattito, rischierei di essere sbranato immediatamente ed a ragione; ma, pur essendo stordito dalla grande quantità di note con cui sono stato bersagliato, note fra loro così aspre eppur vitalissime, sono convinto di avere visto con le mie orecchie un'opera d'arte moderna. Chissà cosa dicevano i critici musicali dei teatri europei, negli anni venti, alle prime esecuzioni dell'Uccello di fuoco di Stravinskj, o durante una delle esposizioni pittoriche del giovane Dalì, o al termine di "Tu sei romantica", canzone urlata dal Dallara epico in un Festival di Sanremo ricordatojo Forse, le stesse, identiche cose che io ho sentito ad Orvieto; e sappiamo tutti com'è finita: Stravinskj è considerato il massimo compositore del novecento, Dalì ha incantato gli occhi del mondo e adesso è venduto a piene mani anche alle casalinghe che vanno ad acquistare il Corriere in edicola e si ritrovano in mano un suo catalogo per soli due euro e novantanove in più, e Dallara Beh, Dallara

Mmmh, lasciamo perdere Ho fatto bene a non intromettermi nella discussione post bollaniana del foyer, proprio bene!

Devo parlare di un altro grande spettacolo, cui ho assistito, il concerto gospel di Dr. Charles G. Hayes & the Warriors, alla Sala dei Quattrocento, ma aspetterò di risentirli alla Messa della Pace per scrivere adeguatamente (!?!) su questo splendido gruppo di gente positiva ed allegra; ce ne sono ancora, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno, di gente così Però, per il momento mi fermo qui, perché quando si cominciano ad esprime pensieri ecumenici impropri è meglio interrompersi

Buona fine e miglior principio

Pubblicato il: 01/01/2007

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