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Non c'? da far festa per la soluzione Itelco

Platone

Sostenere che un piano industriale salva Itelco sia importante ? un conto.  Sostenere, per?, che sia un gran successo quando salva il 50% dei lavoratori del Gruppo ? un po? come sostenere che il calo del Pil italiano sia un fenomeno la cui responsabilit? sia soltanto da riferire al Supereuro.  Il paragone, qualcuno lo dir? senza meno, non ? calzante. Ma non ? poi vero.  Le responsabilit? di governo, tanto di una citt? quanto di un Paese, impongono agli amministratori la capacit? di saper leggere l?economia, saper proporre soluzioni e salvaguardare l?occupazione dei propri amministrati.  Non possiamo avanzare critiche pesanti all?amministrazione ma possiamo certamente sostenere che le diverse crisi che ha affrontato l?Itelco negli ultimi dieci anni sono state sottovalutate.  Il risultato ? quello di un?azienda dimezzata, di un marchio che deve tornare ad imporsi sul mercato internazionale, di una tecnologia ? quella del digitale ? che si scontra con produzioni realizzate da multinazionali che hanno tante risorse da spendere per l?innovazione e che ? cosa pi? importante ? permetteranno loro di attendere che il digitale decolli davvero. 

E? per questo che, sulla vicenda Itelco, qualsiasi tono trionfalistico appare sovradimensionato.  Il Gruppo Itelco, nei tempi d?oro, aveva pi? di 200 dipendenti.  Oggi riparte con 65.  E non saranno subito 65 ma nell?arco di un anno. Se andr? bene, al terzo anno, si prevede di arrivare a 120 dipendenti.  Ben al di sotto, dunque, del periodo d?oro dell?azienda. 

Ci sarebbero toni trionfalistici a Torino se Mirafiori, in grande crisi, decidesse di ripartire con la met? dei dipendenti attuali? Pensiamo di no.  Nel nostro piccolo l?Itelco ad Orvieto ? come la Fiat a Torino. E? l?unica vera industria di Orvieto.  Il vero rammarico ? che in molti anni abbiamo avuto l?impressione che le tutele messe in atto fossero molto pi? tese a favorire la propriet? che i lavoratori.  Questa ? l?unica cosa che possiamo imputare  alla politica.  Facciamo solo qualche domanda. Quali garanzie, infatti, sono state chieste all?azienda nel momento in cui la stessa ? stata favorita con incentivi diretti o indotti? Quante volte si ? avuto il coraggio di prendere le difese dei sindacati quando l?azienda provvedeva a licenziamenti successivi al completamento dei contratti di formazione e lavoro? Quali aiuti sono stati forniti all?Itelco nel momento in cui ha deciso di costruire il nuovo stabilimento?

A seguito degli aiuti prestati all?azienda non ci ? parso, al contrario, che nel momento in cui la propriet? si ? accorta della crisi abbia cercato in tutti i modi di cedere la propriet?, o parte di essa o di creare un management in grado di superare la crisi.  Si ? preferito continuare a gestire l?azienda come se fosse una piccola azienda familiare.  Questo, purtroppo, ponendo in primo piano la propriet? ? mettendo in un angolo le responsabilit? che deve avere un imprenditore nel momento in cui d? lavoro a 200 persone. Forse, in questo caso, la presunzione delle proprie potenzialit? manageriali ? stato il peggior nemico di un?azienda che era cresciuta grazie all?intuito ed alle capacit? progettuali del prof. Fumi.  Ma il necessario salto di qualit? non c?? stato proprio perch? manager non ci si improvvisa.

Non c?? da far festa per la soluzione Itelco. C??, semmai, da rammaricarsi per come si sia conclusa questa vicenda.

Pubblicato il: 09/08/2003

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