Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Tanto p? cant?, ovvero di come, pur steccando, si possa continuare a canticchiare serenamente come nulla fosse

cerco guai

? morto Pio.

E Orvieto ha scritto e detto belle parole per un puro che se ne ? andato.

Lo avevo salutato qualche mese fa, a casa dei miei suoceri, a Ciconia vecchia, dove ogni tanto andava per un piatto di pasta, mai preteso ma sempre gradito, e per un passaggio per Morrano.

Ma ? quasi un anno che dovevo parlarci a lungo, dalla ?Corrida de la Svolta?, dove entrambi ci esibivamo. Ed entrambi con la parodia di una canzone. Lui cantava ?Maledetta Prima Jella? e io, coi tacchi a spillo e stonando molto pi? di lui, una versione maliziosa di ?Marina?.

? cos? che voglio ricordarlo, come il concorrente della Corrida casereccia, lui che sognava di andare da Corrado con le sue esibizioni ?frenate?. Gli voglio dedicare le parodie di due canzoni famose, scritte da me, che purtroppo ho il viziaccio di non riuscire ad essere abbastanza leggero e trasognato, ?chiromante e idrovolante? come Pio.

Ciao Pio, a dopo. Anche se, ammesso che ci incontreremo, sar? solo al termine di un mio lungo soggiorno in Purgatorio.

PS: il titolo lungo, alla Lina Wertmuller, ha il solo scopo di far andare a capo la lunga sfilza di fotine e titoli nell?archivio della rubrica.

Cominciamo con un successo di Sergio Endrigo, una filastrocca giocosa il cui testo porta la firma di Gianni Rodari (che mi pare che una volta fosse conosciuto pure a Orvieto).

Siccome le canzoni non vanno lette ma cantate, se non vi ricordate il motivetto, ecco il link dove ascoltarlo: http://it.youtube.com/watch?v=AHxNzHv84u4.

La riscrittura parte dall?osservazione di come tante questioni spesso inneschino strani circoli viziosi: non si decide cosa fare della Piave se non si stabilisce prima cosa fare di Orvieto, ma non si pu? decidere cosa fare di Orvieto se prima non si scioglie il nodo della Piave, cos? come non si sa se prima bisogna incentivare e valorizzare i prodotti tipici o se bisogna iniziare dal promuoverli, anche se magari non ? facile trovarli.

Cantiamoci su. E sia chiaro che il fiore della canzone non allude a nessun simbolo politico (rose bianche, rose nel pugno, garofani vari?).

Ci vuole un fiore

Le cose de sta Orvieto raccontano segreti

a chi le sa guardare ed ascoltare.

Per fare Orvieto ci vuol la Piave,

per far la Piave ci vuole un piano,

per fare il piano ci vuol l?idea,

per far l?idea ci vuole un guizzo,

per fare il guizzo ci vuole un fiore,

ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,

per fare Orvieto ci vuole un fio-o-re.

Per fare il fiore ci vuole un vaso,

per fare il vaso ci vuole il tornio,

per fare il tornio ci vuole un mastro,

per fare il mastro ci vuol Deruta,

per far Deruta ci vuol la terra,

per far la terra ci vuole un fiore,

per fare tutto ci vuole un fio-o-re.

 

Per l?ospedale ci vuole un fiore,

per i congressi ci vuole un fiore,

per i parcheggi ci vuole un fiore,

per il turismo ci vuole un fiore,

per questa Orvieto ci vuole un fiore,

ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,

basta che poi non sia un crisante-e-mo.

Passiamo alla seconda e ultima canzone, scritta bistrattando un successo del grande Fabrizio de Andr? (http://it.youtube.com/watch?v=6e0jMmmy2yc). Perch?, in fondo, siamo sempre in campagna elettorale, e anche per le amministrative 2009 le rime ?elezione-poltrone-carrozzone? funzionano anche meglio delle inflazionatissime ?amore-cuore-dolore?.

L?elettore

All?ombra di un tiepido sole

s?era assopito un elettore

e aveva un solco lungo il viso,

forse una smorfia o un sorriso?

 

Gli venne incontro il buon Tonelli

dicendo sotto i baffi belli:

?Vota per me che, santo Dio,

so? de sinistra pure io?.

 

Lalalall? lal? lal? (4 volte)

 

Gli fece eco il buon Piccini

dall?arcobalen de? partitini:

?Abbituato so? a st?a ssi?de,

nnamice ?nsieme o resto a piede?.

 

Intanto Riscaldati figlio

scriveva a tutti un buon consiglio:

?Cambiamo aria, gente mia,

oppure tocca scapp? via;

 

Lalalall? lal? lal? (4 volte)

 

provamo a fa? che veramente

ritorni a casa chi ?n fa gnente

e che a governare la citt?

ci vada chi lo sappia fa??.

 

Intanto il povero elettore

afflitto ? da un gran dolore:

?Tra quelle che nun fanno gnente

c?ho sette amici e du? parente??

 

Lalalall? lal? lal? (4 volte)

 

E tormentato l?elettore

voter? sempre quel colore,

voter? sempre quelle facce,

tanto varrebbe nun annacce.

 

All?ombra dell?ultimo sole

torner? a casa l?elettore

che avr? votato col sorriso

e a brutto gioco fa buon viso,

che avr? votato col sorriso

e a brutto gioco fa buon viso.

 

Lalalall? lal? lal? (4 volte)

Lalalall? lal? lal? (8 volte)

Pubblicato il: 23/06/2008

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