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La notte bianca di Orvieto rossa

Fauso Cerulli

I miei quattro lettori mi consentano un breve tuffo nell?aristocrazia; quella del gusto e dell?intelligenza. ZipOrvieto, ? Rossella Fiumi. Mi ? sempre piaciuto il suo volto androgino, i suoi zigomi marcati che mi fanno pensare ad una sicurezza bisognosa di aiuto. E Rossella ha fatto la danza di Orvieto, maestra ed allieva di se stessa; ha tirato su una generazione di danzatrici classiche, le ha scaricate sul moderno; le ha fatte volare.

E non ? poco, in una citt? come Orvieto, dove generalmente si vola molto basso; e chi vola somiglia alla falena che si lascia attirare dalla luce di turno e si brucia le ali.

Rossella non ha intenzione di bruciarsi: da nove anni organizza, gestisce, condisce con i suoi sapori classici ma non decadenti manifestazioni di danza e musica. E fa tutto da sola; va bene, uno dice che Rossella ? ricca, e non ha bisogno di sovvenzioni. Ma Orvieto ? piena di persone ricche, che evadono il fisco e sfuggono le idee come fossero p?ste. Rossella apre le stanze del suo palazzo; ma le apre nel senso aperto della parola; tanto sa che non dovr? accogliere l?accozzaglia di politicanti, di amministratori, di sindaci democristiani con una tinta di rosso spento. Rossella sa che le sue p?rformances si autoselezionano. E non sulla base dei soldi, o dell?estrazione pi? o meno nobiliare, o di qualche comunque potere. Ieri sera era una jam ( che vorrebbe dire marmellata) di giapponesi, di danesi, di australiani: uniti dalla voglia di ballare con l?anima del corpo, con il corpo dell?anima. Intrecciavano i loro sudori, i loro respiri, si sfioravano, si prendevano, si lasciavano, si rincorrevano a costruire la perfezione dell?anima anche nelle imperfezioni dei corpi. E Rossella controllava tutto, discreta ed attentissima;

ed ha trovato anche il tempo di spiegarmi( come a volersi scusare con me che per lei passo ovviamente per comunista) che in fondo quel modo di danzare per stare insieme stando soli insieme era un fatto democratico. L? per l? mi ? venuto quasi da sorridere; poi ho capito quello che voleva dirmi, ed ho capito che diceva il vero. Democratico era veramente quell? intrecciarsi di corpi senza scelte preordinate, quel conoscersi per un contatto fisico che non era solo fisico, quel sottile scambio di esperienze vissute nei gesti di un rito sacro come solo la danza sa essere sacra. Una democrazia del gesto e del gusto: una comunione comunista di voglia di essere insieme senza fare gruppo, senza l?intoppo del clan; ognuno stava solo sul cuor della danza, ma stava insieme a tutti a fare un raggio di amore.

Poi la comunione comunista aristocratica ? proseguita per le strade di una Orvieto animata come soltanto ai tempi di UmbriaJazz: ma senza confusione, senza le straviste sopraffazioni degli esibizionisti dello straccio costoso, dei jeans femminili scopritanga e  scoprinulla: le negazioni del sesso sotto la finta sfacciataggine del sessismo.

Sembrava che il buon gusto, il calibro essenziale di Rossella avesse contagiato la notte bianca di Orvieto. Cos? diversa dal chiasso esasperato e disperato delle notti bianche veltronian- rutelliane; al Palazzo dei Sette, nella parte pi? alta del palazzo, un pianista dal volto rasserenato ha suonato note divine per pochi intimi; era musica classica, molto classica; e tanta gente ? entrata e subitamente uscita; forse si attendeva un concerto jazz, la solita solfa del populismo paragovernativo comunale.

Ora dir? una bestemmia, ma l?atmosfera di questa notte bianca mi ha ricordato il mio 68, o il mio 77; quando giravamo l?Italia per conoscerci, tra gente diversa e diversamente arrabbiata; e nel conoscerci ci accorgevamo di riconoscerci. Come un?appartenenza ad una etn?a radicata nel futuro possibile dell?utopia. La stessa atmosfera; mi salutavano persone che non avevo mai visto, ed io sorridevo loro come si fa con i vecchi amici di vino e di sogni.

Un esempio in qualche modo esaltante di comunismo democratico, elitario ma non discriminante. Rossella era onnipresente, sorridente ed accaldata. Protagonista leggermente eccentrica di un evento voluto con amore rivoluzionario.

Alla fine della serata, della mia partecipazione alla notte bianca, ho acquistato un libro nel portico di Sant?Andrea; Robespierre politico e mistico. Un altro esempio di come una ?lite, quando non pensa soltanto al proprio ombelico, pu? fare la rivoluzione.

 Mi sono sentito aristocratico nel senso pi? densamente greco della parola; la coscienza di essere soli per essere con gli altri e degli altri.

Grazie, dunque, Rossella. Non ho visto in giro il Sindaco; forse stava mangiando bruschetta a qualche sagra; in nome di un popolo che non esiste pi?; o che, se esiste comincia a pensare di non delegare a nessuno la propria intelligenza, ed il buon gusto possibile e residuo.

La notte bianca di una citt? rossa; ma senza rosso, ormai, forse per sempre.

Pubblicato il: 22/06/2008

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