Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

La forza del passato

Filippo Belisario

di Filippo Belisario, responsabile della sezione WWF di Orvieto

La memoria consente di ripercorrere, razionalmente o emotivamente, le esperienze passate ed ? una funzione a cui un individuo o una collettivit? pu? fare ricorso nel momento delle scelte, per orientarle, modificarle o renderle comunque coerenti con il proprio vissuto.

Dico questo perch?, da qualche giorno, riordinando le carte della Sezione, ho ?scoperto? una pergamena con una bellissima immagine in bianco e nero della rupe e, sul retro, una ?lettera di benvenuto? al neo sindaco Cimicchi, scritta nel ?92 dagli allora attivisti del WWF. La foto, cui il testo del messaggio si richiama, ? del ?78 e mostra il classico scenario panoramico di Orvieto e delle sue pendici ripreso dal bivio di Buon Viaggio, assimilabile alle raffigurazioni ottocentesche degli artisti del Gran Tour. Vi si riconoscono le zone di S. Valentino, del cimitero e della Segheria, il cui ?skyline? sarebbe oggi molto diverso per via delle recenti costruzioni.
Il messaggio, tranne che per la fiducia, ormai persa, nella possibilit? di collaborare con le istituzioni locali, ? di una sconcertante attualit? e rende chiaro il fatto che, nei 12 anni trascorsi, molte nere previsioni sul futuro della citt? e del suo territorio si sono concretizzate, con l?aggravante che ad esse si aggiungono ora quelle di ?ultima generazione?, derivanti dagli strumenti che la tecnologia e le nuove tendenze mettono a disposizione dell?estro degli amministratori.
Oggi, ancora pi? che allora, con la compiacenza o, pi? spesso, la guida degli organi tecnici competenti, la citt?, il suo ambiente, il suo territorio appaiono senza alcun controllo: si costruisce nelle aree esondabili, si cavano inerti dalle pianure alluvionali, si realizzano ?sistemazioni di aree verdi? utilizzando solo cemento e blocchetti, si rimodellano e snaturano paesaggi per costruire improbabili aree panoramiche, le compagnie della telefonia mobile la fanno da padrone montando antenne a pochi metri dalle abitazioni. Ora come allora si procede a colpi di varianti al PRG, affidandosi ad episodiche analisi socio-economico-territoriali che rendono inevitabili e indifferibili, oggi, quei progetti su cui, domani o dopodomani, bisogner? inevitabilmente rimettere pi? volte le mani per sanarli o riconvertirli (un solo esempio: il Borgo!), con buona pace delle capacit? imprenditoriali dei ?manager? cittadini. Oggi come allora la citt? e il suo territorio, entit? finite, racchiuse, delimitate e non estendibili a piacimento, sono percepite unicamente come supporti di attivit? umane che operano nella sola direzione pensabile nella nostra societ? occidentale, quella dello ?sviluppo?, non sostenibile, che diventa crescita illimitata. Cambiano le cifre (ieri erano 800 nuove case, oggi solo 300), ma resta, per intero, il senso della vecchia ?poranizzazione?, della crescita urbanistica metastatica che allora valse il meritato premio Attila all? ex sindaco poranese Gisleno Breccia.
Oltre alle case, cosa offrir? la ?Orvieto da bere? ai nuovi residenti (sempre che ve ne siano)? Quali servizi e qualit? di vita? Quali punti di aggregazione? Quale tessuto sociale? Quali parchi giochi o piste ciclabili? Quali aree verdi?
Un recente giro nell?assolato e rumoroso parco urbano del Paglia (zona laghetto), dove con ponteggi e lacero telo ombreggiante ? stato montato un orrendo gazebo artigianale con funzione di ombra per i pescatori, mi ha evocato immagini pi? da ?t? nel deserto? che di mamme a spasso con le carrozzine. Sul documento tecnico di adozione della variante al PRG recentemente approvato dal Consiglio Comunale ho poi letto che, nel suddetto parco, seguendo la logica accennata poc?anzi dell?intervenire a pi? riprese per ?riqualificare? o ?migliorare? le brutture prodotte nel passato, natura e usi antropici si alterneranno e si compenseranno uniti da percorsi alberati con specie in grado di realizzare un?alternanza stagionale cromatica. Sorvolo sul particolare di espressioni (tipiche degli architetti) che mal si conciliano con l?esigenza di una progettazione naturalistica del verde, anche urbano, che utilizzi le essenze autoctone legate ai particolari habitat. In generale, per?,  mi interrogo a fondo sulla distanza siderale che sempre pi? spesso si manifesta fra le intenzioni dei progetti, a priori, e i risultati delle realizzazioni a posteriori. Ritengo allora che sia un bene che la memoria collettiva conservi traccia delle prime per confrontarle, poi, con i secondi, anche quando ci? dovesse risultare difficile e soprattutto all?avvicinarsi del rinnovo dei mandati elettorali.
Il contributo che, come WWF cittadino, possiamo dare a questa azione ? principalmente di attenzione, segnalazione e, se necessario, provocazione. Sollecitati, in pi? riprese abbiamo tentato in passato di offrire soluzioni anche in termini progettuali (si rileggano al riguardo le decine di interventi pubblici di Gianni Cardinali) ma siamo sistematicamente rimasti inascoltati e sulle nostre proposte non si ? mai voluto avviare alcun serio confronto. 

La memoria, che ? un?entit? poliedrica, pu? essere interpretata non solo come registro degli avvenimenti ma anche come strumento che permette di mantenere vivo il ricordo di persone che non ci sono pi?.
In questo senso, ho trovato molto intensa la breve rievocazione dell?ex sindaco di Orvieto, Adriano Casasole, scritta da Gliulio Ladi in occasione del settimo anniversario della sua morte e pubblicata qualche giorno fa da Orvietos? (rievocazione anche un po? inquietante nella parte relativa a ?traditori e tradimenti? che, forse, necessiterebbe di qualche precisazione). Ad essa si accompagnava un contributo sintetico di Casasole sull?Universit? a Orvieto in cui, con intelligenza e misura, si prefiguravano scenari raggiungibili e concreti.
Mi sono chiesto: perch? una simile persona ? stata utilizzata, emarginata e poi dimenticata dai suoi concittadini? E ancora: attraverso quali meccanismi la Orvieto degli anni ?80, laboratorio politico e amministrativo che pone al centro la questione dei beni culturali e ambientali, si ? trasformata nella ?Orvieto delle economie? del ventunesimo secolo, piegata alle logiche del ?pensiero unico??

Una vecchia immagine di Orvieto, la ?lettera di benvenuto? del ?92, la figura e l?opera di Adriano Casasole. Elementi che, per quanto diversi e distanti, ci parlano del passato invitandoci a riflettere, accomunati da una straordinaria attualit? e dal fatto di unire persone che avevano e hanno sinceramente a cuore il destino della nostra citt?.
Non facciamoli scivolare via dalla memoria.


        

Pubblicato il: 08/08/2003

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