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Un attacco di narcisismo

cerco guai

Sono gi? due settimane che l?avvocato Cerulli riesce a pubblicare prima di me un articolo sullo stesso mio argomento.
? successo due luned? fa col concerto di Branduardi e la settimana scorsa con la storia del radon al nido.
Proprio perch? vorrei evitare qualsivoglia irrispettoso confronto con l?esperienza e le capacit? dell?avvocato, stavolta mi sono lambiccato il cervello per trovare un tema su cui Cerulli non avrebbe potuto bruciarmi sul tempo, dato che lui non ? vincolato all?uscita del luned?.
Parlare del PUC con un articolo dal titolo ?Speriamo che non finisca tutto a PUC-tane?? No, decisamente no.
La droga tra Canale e Orvieto? Ma no, mica faccio cronaca, io!
La cacca dei piccioni? I varchi redditizi? Il nuovo comandante delle guardie? No, no e no.
Poi ho ripensato ad un commento di una persona che stimo molto e che, fermandomi per il corso, tempo fa, mi ha detto: ?Scrivi bene, ma noto sempre una punta di narcisismo?. La mi risposta fu fulminea: ?Sar? perch? preferisco mettermi su un piedistallo che fare da piedistallo a qualcuno peggio di me?, ma riconosco che anche questa affermazione era della serie ?Se fossi modesto sarei perfetto?.

Alla luce di ci?, ho deciso l?argomento di questo luned?: Marco Sciarra.

Ma siccome il narcisista tende a dissimulare di voler apparire, non parler? di me, ma di un mio omonimo morto nel 1593 e lo far? esclusivamente con parole altrui.
Iniziamo con Wikipedia:
?Flagellum Dei: ?Marcus Sciarra, flagellum Dei, et commissarius missus a Deo contra usurarios et detinentes pecunias otiosas? (?Marco Sciarra, flagello di Dio, e inviato da Dio contro gli usurai e quelli che posseggono denaro improduttivo?): cos? si definiva il bandito che ebbe fama popolare poich?, come riportavano gli ?Avvisi?, i quotidiani del tempo, Sciarra rubava ai ricchi per ridistribuire ai poveri .
Quelli che erano terrorizzati dalla banda di Sciarra erano quindi coloro che possedevano ricchezze che non investivano per generare lavoro e benessere per i poveri e che prosperavano invece con l?usura che rendeva i poveri sempre pi? miseri.
[?] Non meraviglia quindi la fioritura di racconti e leggende contadine sul bandito chiamato il ?Re della campagna? per la sua generosit? verso i suoi stessi nemici o per la sua gentilezza d?animo e cavalleria?.

Insomma, il mio defunto omonimo era una sorta di versione ruspante e ciociara di Robin Hood.
Proseguiamo con Stendhal, che nel suo romanzo breve (o lungo racconto, fate voi) ?La Badessa di Castro? scrisse:
?negli anni intorno al 1550, Alfonso Piccolomini duca di Monte Mariano e Marco Sciarra si misero con buon consenso alla testa di bande armate che nei dintorni di Albano sfidavano i soldati del papa allora molto valorosi. La linea delle operazioni di questi famosi capi che il popolo ammira tuttora, andava dal Po e le paludi di Ravenna fino ai boschi che allora coprivano il Vesuvio.
[?] La storia particolareggiata di questo illustre brigante riuscirebbe incredibile alla generazione attuale perch? non si potrebbero comprendere i motivi dei suoi atti?.

Adoro raccontare le vicende di questo fuorilegge, perch? la sua fama ? un esempio straordinario di come accanto ad un pubblico ?pro? ce ne stia sempre uno ?contro?, e di come si possa far presto a passare dall?esaltare crimini a condannare chi vendica ingiustizie. Basta cambiare un pochino il punto di vista da cui si osserva e un eroe popolare diventa un bandito incallito e viceversa.
Sul sito della Comunit? Montana dell?Aniene si pu? infatti leggere:
?nell?aprile del 1592, trecento briganti di Marco Sciarra, dopo aver devastato altri paesi, ucciso e bruciato, uomini, donne e bambini, giunsero in prossimit? di Cerreto [Laziale, ndr]. Chiesto di poter attraversare il suo territorio, ebbero, come risposta, un netto rifiuto. I briganti, meravigliati, decisero allora di vendicarsi e, di notte, tra il 13 e 14 dello stesso mese, incendiarono le abitazioni poste fuori della cinta della fortezza.

Risulta, dal registro dei morti della parrocchia, che furono uccise 45 persone. Tuttavia, non paghi della strage compiuta, i briganti assediarono il castello con l?intento di penetrare all?interno e prendere il paese per fame e sete.
Dopo lunghi giorni di assedio i Cerretani, privi di aiuto e di soccorso da parte del governo di Roma, passarono all?offensiva. Armatisi con tutti i mezzi a disposizione, nella notte tra il 24 e 25 aprile, ricorsero ad un ingegnoso stratagemma per stanare i briganti che alloggiavano nei fienili e nelle scuderie, dove erano accumulati abbondante paglia e fieno.
Facendo ricorso ad una gatta, legarono alla sua coda sostanze infiammabili e la spinsero verso il ricovero degli assedianti. L?animale correndo appicc? il fuoco ovunque ed i briganti, che non restarono bruciati nell?incendio, furono uccisi dai Cerretani?.
Non deve quindi risultare strano che, mentre in molte zone delle campagne romane il brigante Marco Sciarra viene venerato al pari di un santo o di un beato, ancora oggi a Cerreto Laziale si festeggi ogni anno la liberazione dai briganti capitanati dal mio omonimo, come si legge anche sul sito ?Eventi e Sagre?:
?L?astuzia degli abitanti e il sacrificio di una gatta sono al centro del Palio della Gatta che si disputa a Cerreto Laziale il 24 e il 25 di aprile, piccolo comune che dista 52 chilometri da Roma. La festa inizia con una serie di giochi popolari e la sfilata del corteo storico che ricorda personaggi dell?antica Cerreto, specie quelli legati ad un episodio del 1592, quando il paese fu assediato dalla nutrita banda di malviventi guidata dal brigante Marco Sciarpa [qui c?? lo zampino del correttore automatico di word, ndr.].
Per contendersi il Palio della Gatta, animale al quale il paese ha anche innalzato un monumento, scendono i campo i quattro rioni: Torre, Trabocca, Costatole e Lavaturu. Il Palio, manco a dirlo, ? una statuetta in legno raffigurante l?animale al quale gli abitanti di Cerreto sono legatissimi?.  
Concludendo, cosa avrei in comune col famoso brigante, oltre il nome e il cognome? Nulla, dato che lui agiva a tempo pieno, mentre io mi limito a scribacchiare a tempo perso.
Unica cosa potrebbero essere i furti, anche i suoi erano di beni materiali e i miei sono stati di parole. Ho rubato citazioni per ridistribuirle, ma in fondo, si sa, quando si copia da una sola fonte si fa un plagio, mentre quando si copia a destra e a manca si fa ricerca. Punti di vista, niente di pi?.

Pubblicato il: 08/06/2008

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