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Muor giovane colui che al cielo ? caro

Fausto Cerulli

Muor giovane colui che al cielo ? caro. Io non sono autorizzato, per le mie poco religiose convinzioni, a rivolgere richieste al cielo; eppure voglio dare per ammesso che esista una qualche Entit? che abbia il diritto di decidere chi deve morire. Io per primo, quando sento che muore un giovane di diciotto anni, mi chiedo perch? il cosiddetto cielo non abbia scelto me. Quello che potevo dare al mondo, anche se poco, l?ho dato; quello che posso attendermi ? poco, rispetto alle aspettative di vita e di amori di un diciottenne. Ho messo nella mia agenda necrofora almeno tre diciottenni morti di morte violenta.  A chi servono i cadaveri diciottenni? Non voglio pensare ad un Moloc crudele che abbisogna di sangue fresco per i sacrifici rituali, e non mi ? di consolazione una stravagante teodicea, per cui magari il diciottenne morto di morte violenta, viene dal Cielo risparmiato da mali futuri.

Ho assistito, io che vado poco in Chiesa, ai funerali di alcuni diciottenni a me cari: ed ogni volta ho sentito Don Italo o chi per lui consolare le madri superstiti con la faccenda della Provvidenza. Improvvida Provvidenza, quando cancella dalla faccia della terra, e dai raggi del sole e dalla mente di una ragazza rimasta vedova prima de matrimonio, un ragazzo con i suoi naturali casini adolescenziali, ma comunque con molti soldi di speranza da spendere.

Hemingway scriveva che quando senti suonare a morte una campana non ti devi chiedere per chi suona; suona anche per te. Ma lui voleva dire che la morte, prima o poi, applica la sua legge funesta a tutti; ma il suo messaggio non mi pu? impedire, quando la campana suona a morto per un diciottenne, perch? ha suonato. Certo, la misericordia divina ha cos? gran braccia che accoglie ognuno che a lei si rivolga. Ma un diciottenne non pensa alla misericordia divina, e,se ci pensa, pensa che sia cosa che riguarda gli altri; quelli che per legge di natura dovrebbero precederlo nell?abbraccio di Dio.

I funerali dei giovanissimi sono sempre affollati; ma questa frequentazione di massa al rito funebre non si giustifica soltanto con l?affetto degli amici, con l?amore dei parenti. Chi va al funerale di un giovane, svolge anche una funzione di protesta. Dio non se ne abbia a male; anche perch? non ho lo status per muovergli appunti; ma ritengo che se questa ? la giustizia di Dio, essa ? anche summa iniuria. Il mondo ? popolato di gente la cui dipartita non farebbe male a nessuno, e mi metto tra questa gente. Ed ? popolato anche di gente la cui morte sarebbe non dico giovevole, ma certo non dannosa.

Faccio un esempio forse empio: un Papa buono dovrebbe offrire ogni giorno la propria morte in cambio della vita di un giovane. Anche perch?, morto un Papa, in genere vegliardo, se ne fa un altro, altrettanto vegliardo. Vecchi ed anziani, di fronte a sora nostra morte corporale, sono funzionalmente apparecchiati: il giovane no; il giovane non ? preparato alla morte: ha il diritto e il dovere di considerarla estranea, lontana, cosa d?altri.

Per cui un giovane che muore di morte violenta, ? assassinato a tradimento. Viene colpito alle spalle da un nemico perfido che non gli lascia il tempo di difendersi; e non gli lascia il tempo di abituarsi all?idea di morire. Scompare d?un tratto, come una meteora: e lascia s? un retaggio di dolore; ma credo, se esiste un altro mondo, che egli abbia il diritto, presentandosi a san Pietro, di chiedergli perch? proprio io. E san Pietro potrebbe soltanto parlare di Ordini Superiori, facendo magari capire che lui deve rispettare gli Ordini, anche se non li condivide.

Mi piacerebbe, al funerale di  un giovane, sentire un sacerdote officiante che non la meni con la Provvidenza; che non racconti che se Dio ha chiamato a s? quel giovane lo ha fatto per disegni imperscrutabili, ai quali dobbiamo chinare la testa. Mi piacerebbe sentire un Sacerdote che, con tutto il rispetto per il suo Capo Ufficio, abbia il coraggio di dire che stavolta il Capo Ufficio ha sbagliato; o, almeno, che si era distratto.

Non credo che per questo il Capo Ufficio licenzierebbe il sacerdote; al massimo gli farebbe una lavata di capo; e gli direbbe che figura mi fai fare; e direbbe che anche lui, Capo Ufficio del Paradiso e dell?Inferno, ha il diritto, qualche volta, di sbagliare.

Pubblicato il: 24/05/2008

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