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NOTIZIE CORSIVI

Nostalgie e ricordi dell?adolescenza

cerco guai

Quant?? bella giovinezza

che si fugge tuttavia?

 

?resta poi la nostalgia

ch?ogni tanto t?accarezza.

 

Mi perdoner? il buon Lorenzo de? Medici se ho storpiato cos? malamente la sua versione rinascimentale del Carpe Diem, per? ? un po? di tempo che associo agli episodi della vita quotidiana alcuni avvenimenti della mia tarda fanciullezza e della prima adolescenza.

Un po? come narr? Proust, con la sua madeleine inzuppata nel t?, la mia memoria rigurgita brani di vita vissuta, che riaffiorano con quella sorta di velata nostalgia di chi ha preso i suoi trentacinque anni non tanto come la met? della trentina, quanto piuttosto come la met? di settanta.

E cos? ritornano in mente le prime feste organizzate tra coetanei, quando, per fare i grandi, ci si vedeva nel garage di uno e ognuno portava qualcosa da mangiare, preparato amorevolmente dalle nostre mamme, tanto per dire quanto la voglia di fare gli emancipati si limitasse all?uscita serale e non certo alla volont? di tagliare cordoni fin troppo comodi.

Di solito l?idea partiva la domenica sera o il luned? pomeriggio per il sabato successivo, e i primi cinque giorni della settimana servivano a decidere il posto e a selezionare chi avrebbe pensato alle cose da mangiare e chi a quelle da bere, rigorosamente analcoliche, gassate e coloratissime.

E arrivava il tanto sospirato sabato sera, e via, col fagotto sotto braccio per raggiungere il luogo designato e mostrare a tutti quanto eravamo stati originali a portare una stracondita e iperbarocca insalata di riso, ch? tanto non l?avrebbe portata nessun altro. Salvo poi scoprire che la stessa idea originale l?avevano avuta anche tutti gli altri partecipanti, con buona pace del nostro fegato.

Archiviata l?espressione di delusione e speranzosi di rimediare qualche bacetto col gioco della bottiglia, ci si consolava con la certezza che ci sarebbe stata presto un?altra festa, in cui avremmo portato tutto meno che l?insalata di riso.

La festa poi, immancabilmente, c?era, e ognuno, ricordando la volta precedente, pensava bene di tagliare la testa al toro, portando un dolce: e manco a dirlo, la volta dopo erano tutti dolci, rigorosamente fatti in casa.

E siccome non di solo pan di spagna vive l?uomo, l?aspetto gastronomico della festa era ogni volta un fiasco. E pensare che sarebbe bastato, in uno dei cinque giorni precedenti, mettersi un pochino d?accordo sul ?chi porta cosa?. Ma eravamo bardassotte, e quello che contava era stare insieme, anche con un men? fatto di antipasto di ciambellone, primo di crostata, secondo di tiramis?, contorno di mimosa e una callarella di zuppa inglese per dessert.

Forse ? con lo stesso spirito che, alla festa della politica locale, da qualche periodo tutti portano la stessa pietanza: una strada. Magari cambia la salsa, ma gira che ti rigira il piatto forte della serata ? una strada: chi vuol fare la complanare, chi sostiene che si farebbe prima e meglio con un nuovo casello, chi la vuole per l?aeroporto di Viterbo, chi per Perugia, chi per Allerona, chi vuole la variantina, chi la bretella, e chi pi? ne ha pi? ne metta.

Esattamente come fino a qualche mese fa andava di moda presentarsi alla festa con una rotatoria: quella della Stazione, quella di Ciconia e quella di Sferracavallo...

E non c?era un invitato al banchetto della politica locale che non avesse la sua brava proposta per far girare? le macchine.

A proposito di rotatorie, non so chi ha notato la cosa pi? sorprendente di quella inaugurata da poco, in localit? ex Segheria (che ora pare si chiami Gabelletta): il segnale di divieto di accesso per i pullman turistici che vogliono raggiungere il parcheggio di Campo della Fiera per far scendere i gruppi diretti al quartiere medievale. E pensare che, quando fu fatta la variante, ci si raccont? che serviva per evitare il traffico pesante e il transito dei pullman per l?abitato di Orvieto Scalo. Ora ci vogliono per caso raccontare che i turisti che scelgono di passare per la variante sono diretti tutti a Sferracavallo? Boh!

Oppure, sempre per restare in tema di ricordi dell?adolescenza, si ? voluta adottare la strategia messa in atto fino a qualche lustro fa da un noto negozio dello Scalo, frequentato da studenti di ogni ordine e grado, sia per necessit? che per sollazzo?

L?immensa insegna di quel fornitissimo negozio diceva ?Self Service?, salvo poi, una volta entrati, trovare dei grandi cartelli su cui, a caratteri cubitali, c?era scritto ?Vietato toccare la merce?.

Pubblicato il: 19/05/2008

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