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Evviva la Festa di Rifondazione

Gian Paolo Aceto

Sono a favore della festa di Rifondazione comunista nei giardini di Sferracavallo per ragioni giuridiche, sociali, politiche, e perch? no? anche sportive, musicali, acustiche, gladiatorie e dietetiche.
Nel seguito spiegher? il significato che intendo dare ad qualcuna di queste parole.
Sono a favore della festa perch?, pur non condividendo alcune (nel senso di alcune migliaia) impostazioni ideologiche e politiche di questo partito, ritengo ovviamente vitale (? quasi banale doverlo dire) per la democrazia ?come sostanza? che le ragioni di questo partito possano venire espresse ai suoi (e soprattutto DAI SUOI) sostenitori IN PUBBLICO.
Infine, molto semplicemente, sono a favore della loro libert? perch? sono a favore della mia.

Mi riesce difficile credere che il Comune non voglia permettere la festa per spirito di  ritorsione comunale o nazionale dopo i risultati delle elezioni politiche, perch? se cos? fosse questa posizione si presterebbe a una fin troppo facile accusa di vendetta, di voler ?farla pagare?, e per il PD locale come maggiore accreditamento al centro. Ma non ? con questi mezzi che ?si fa centro?.
Credo che il Comune pensi, e non da oggi, che ? ora di finirla con musica parole altoparlanti urlanti fino a notte inoltrata. Dato che il concetto di disturbo della pubblica quiete non si basa sul numero di quanti disturbano o sul numero anche esiguo di quanti si ritengono disturbati. Si basa sulla legge.
E sul buon senso, che questa volta metto tra le leggi di diritto divino.
Ci sono state proteste di ?molti?, come dicono ?alcuni?, che hanno voluto dire basta, cercando di interpretare i desideri di eventuali o certi ?moltissimi?.
In due righe ho espresso tre concetti, necessariamente vaghi, di quantit?. Rimangono, ad uso dei polemisti di turno, altri cinque concetti: i ?pochi?, i ?pochissimi?, ?uno?, nessuno?, o ?tutti?
E mi riferisco ai favorevoli e agli oppositori di questa festa, o di qualsiasi festa.
Una volta ho parlato male delle feste mischiate alla politica, ma volevo dire che le prime erano l?anestetico per addormentare la seconda. Questo non impedisce di aver diritto a fare una festa, o a farsela da soli, la festa, come successo alle elezioni.
Siccome questo genere di proteste contro o a favore di qualcosa non si pu? mai realmente quantificare con precisione, credo che l?unica possibilit? sia di attenersi alle leggi e ai regolamenti, come al solito, come sempre.
Il fatto che a favore della manifestazione si siano raccolte delle firme (una, nessuna o centomila) non significa di per s? che l?obiettivo della raccolta firme sia giusto o valga giuridicamente qualcosa, anche se si ha tutto il diritto di raccoglierle (e naturalmente non mi riferisco a referendum o firme per presentare liste elettorali).

Perch? se fosse invece giuridicamente giusta una cosa del genere, anch?io avrei diritto a raccogliere firme (come mi piacerebbe) per istituire un campo di concentramento e lavori forzati nel deserto di Gobi per tutti i leghisti, a seguito di meditazione da molto tempo su storia e destino della nostra Patria. Tra l?altro ho sempre creduto di sapere che le manifestazioni ?non si chiedono?, ma semplicemente ?si notificano?, agli organi di pubblica sicurezza.  Rimane la questione di ?occupazione di suolo pubblico?, che riguarda il Comune. Ma ? soltanto una questione di decibel e di orari. Si pu? risolvere senza drammatizzazioni. Tornando alla misura di ?quantit??, penso in generale che se qualcuno nel caso specifico ? a favore di qualcosa (la festa), non ? la quantit? dell??a favore? che fa la ragione e giustifica la posizione. Perch? si pu? obiettare che ?molti? pu? anche equivalere solo a ?qualcuno?, e finisce per equivalere ?nella qualit?? al concetto di ?branco?.

Naturalmente non ? questo il caso qui a Orvieto, perch? gli eventuali ?molti? che hanno firmato hanno con le loro ragioni e in buona fede espresso semplicemente il diritto a parlare, ascoltare, fare musica, insomma esprimersi. Se invece i ?pochi? si sono espressi contro la festa, probabilmente si sono espressi soltanto contro l?uso eccessivo dei mezzi di amplificazione. E una cosa ritengo fondamentale mettere in chiaro. Il fatto che alcuni o pochi o molti o tutti debbano il giorno dopo alzarsi molto presto per andare a lavorare non significa niente.  Il diritto a non voler essere disturbati riguarda la collettivit? indistintamente, anche gli eventuali pochi che non lavorano. Tra questi ultimi posso citare malati, anziani, amanti segreti dopo una lunga notte d?amore e perci? necessitanti che il primo e anche il secondo sole li svegli con delicatezza, oppure vagabondi, perdigiorno, ecc.ecc. O anche uno solo.
Che magari ? poeta e basta, e ha deciso di campare facendo il mendicante cos? come un qualsiasi aspirante sottosegretario.
Perci? non ? il numero, limitatamente a questo genere di situazioni, che fa la potenza della ?ragion giuridica?. Quest?ultima si fa da sola, quasi come se discendesse da una legge naturale.

Nella contingenza attuale un?ipotesi di proposta ? che comunque i rumori da amplificatori (parole o musica che siano) cessino alle ore 23, e non ha importanza che siano giorni feriali o festivi, dato che c?? gente che ha il giorno di riposo il Luned? e gente che deve lavorare la Domenica. Un dibattito si pu? incominciare alle 21 e finirlo alle 23 (oltre, si perdono voti e ci si fa odiare).
Quanto alla durata della festa siccome in pratica (se non vogliamo prenderci in giro) queste feste hanno uno scopo essenzialmente politico, ? bene sottolineare che un solo dibattito basta e avanza, senza moltiplicare i dibattiti con la scusa che i problemi sono tanti, la salute, la sicurezza sul lavoro, i precari, ecc. Altrimenti si ottiene l?effetto contrario, noia e disgusto.
Troppi partiti politici continuano a non capire (e a perdere voti di conseguenza) che la gente che li ascolta ? quella stessa gente frugale e semplice che nella sua vita privata, in casa o sui luoghi di lavoro, si esprime sinteticamente, e con poche parole dice l?essenziale. Escludo gli innamorati, che hanno il diritto di parlarsi per ore intere, e il dovere di farlo per tutti i millenni a venire..

Per concludere, Viva la festa di Rifondazione comunista (dico sempre evviva quando si tratta di un giusto diritto).
Riguardo invece al Diritto della ?Ragion Comunale? ? materia soprattutto politica, ed ? quasi l?unico serio argomento per un dibattito di questi tempi, in vista della guerra elettorale per le prossime amministrative.
I partitoni hanno gi? puntato i cannoni, ma la Zattera civica continua a navigare, disarmata e leggera.

 

Pubblicato il: 14/05/2008

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