Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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SINISTRA (dopo Roma). Discussione aperta a tutte/i. Stimolare l?emergere di una nuova classe dirigente per un progetto condiviso dei territori

Rodolfo Ricci

Non mi soffermo sull?analisi della sconfitta epocale della sinistra; non perch? non ce ne sia bisogno (anzi ? un obiettivo prioritario che occuper? i prossimi mesi e anni), ma perch? credo che l?analisi e il progetto di ricostruzione a sinistra deve ripartire proprio dal metodo che si user? per percorrerli. Suggerisco una discussione aperta a tutti quelli che ne sono interessati: questo ? infatti il primo confine da superare subito, cio? una discussione che non pu? rimanere chiusa dentro ci? che resta delle rappresentanze partitiche.

Il risultato della sinistra ad Orvieto e nel comprensorio ? ancora pi? nitida del risultato umbro e nazionale: si partiva da percentuali 4 o 5 volte maggiori, addirittura con ambizioni di competizione per la guida della citt?. Non c?? voto utile che tenga ?almeno qui, purtroppo- a giustificare il tracollo. Il responso delle urne ? impressionante.

C?? bisogno di sinistra? Direi che neanche coloro che hanno militato per decenni nella sinistra possono essere convinti con argomenti nominalistici o simbolici. C?? bisogno di risposta convincente ad una infinit? di situazioni, di problemi, di domande parcellizzate e a prima vista contraddittorie che emergono dai territori e che si congiungono -questo ? molto importante- a dinamiche globali.

All?aumento della parcellizzazione degli interessi e delle spinte ideali e valoriali, ci troviamo, paradossalmente, ad una semplificazione categorica e mirata del quadro politico, che oggi propone solo due varianti solo parzialmente antitetiche, pi? spesso contigue e comunque entrambi accessorie a ci? che, sopra di loro, comanda, letteralmente ?impera? secondo la nuova dogmatica del mercato globale e delle sue dinamiche ?indipendenti e naturali?.

Questa paralisi evidente del sociale e del politico rispetto all?economico, ?, io penso, uno dei motivi principali del risultato elettorale italiano che, in mancanza di alternative credibili, riconosce prevalente possibilit? di incidere sul quadro dato, a quei soggetti politici che lavorano ad una sorta di autodifesa verso tutto ci? che sembra mettere in discussione il posticcio e provvisorio benessere ?scarso e solo materiale-  a cui i 40 anni dopo il ?68 ci hanno abituati.

Dietro la vittoria delle destre c?? cio? il sentimento del crollo incipiente, della grande crisi che si avvicina, e quindi dei nemici che si moltiplicano come in un turbine di fantasmi che attaccano il quotidiano: Cina, Immigrazione, Stato fiscale, ecc.

Ma, paradossalmente, la vittoria delle destre -completa dopo il risultato di Roma-, mostra la voglia di un ritorno in grande stile allo Stato (nazionale) visto come estremo difensore degli interessi/privilegi acquisiti negli ultimi decenni: Stato che deve difendere gli interessi dei piccoli/medi produttori, della massa di lavoratori/consumatori, della massa dei timorosi che hanno il terrore di ?perdere? uno status identitario (sociale, culturale, nazionale) che in effetti non c?? ?? del tutto posticcio-, ma c?? in quanto riprodotto quotidianamente ed egemonicamente da un enorme apparato di propaganda.

Se la sinistra ? interessata a combattere e a vincere contro questa enorme sfera sovrastrutturale che letteralmente protegge e nasconde il nucleo del problema, alimentata da un complesso mediatico costruito ad hoc, ? obbligata a fare una sua rivoluzione interna. Che consiste innanzitutto nel riconoscimento della impossibilit? della semplificazione: questo vuol dire in estrema sintesi ?sinistra plurale?. Cio? riconoscimento della pluralit? di condizioni, di problemi e prospettive di lettura individuali e di gruppi sociali. E quindi, riconoscimento della ricchezza sociale presente che deve avere voce e pari opportunit? di espressione e di uditorio.

Ovvio che le nuove classi dirigenti della sinistra non possono essere semplici somme di poche presunte entit? identitarie, che nell?immaginario delle persone valgono come gli altri innumerevoli altri gruppi o lobbies che si muovono a livello sociale e a cui, proprio per ci?, non viene riconosciuta pi? capacit? di rappresentanza. Questo significa ?la Casta?.

Intanto, quindi, le future classi dirigenti, devono essere plurali e aperte ad un interno proliferare di competenze e di saperi, politici e non. Tanto aperte cio?, quanta ? ampia la capacit? del cosiddetto mercato, di produrre merci personalizzate che soddisfano la variet? (tutta costruita dal marketing) dei consumatori, ovvero delle ?macchine desideranti? e non dei ?puri soggetti razionali? che costituivano il mondo della politica nel ?900.

Tanto aperte ?per ci? che riguarda la sinistra- quanto ? ampia la capacit? dei singoli soggetti e persone di produrre direttamente la propria condizione di sopravvivenza e di vita (ci? che avviene spesso al di l? e contro la politica).

Tutto ci? si misura nel globale (e tanti segni sono gi? presenti, come l?emergere dei paesi in via di sviluppo e quello di interi continenti, come l?America Latina, ben oltre una rinsecchita sinistra europea, che mostra le poche novit? solo dove ? in grado di andare oltre le proprie tradizioni storiche come in Germania) e si misura nel locale, ove i modelli di assetto e di sviluppo dei territori non possono essere copiati o mutuati per forza da altri modelli solo per il fatto di aggettivarsi come moderni (fatto che si ? ripetuto e si continua a ripetere anche a sinistra) a discapito dell?effettiva vivibilit? e di opportunit? occupazionali nuove per le quali necessita per? una potente capacit? di progettazione e di messa in gioco di ogni variabile o fattore/soggetto produttivo. Rapporto PIL-Ambiente-Beni comuni?

Non si vede proprio alcuna necessit? e interesse di continuare in una gestione del coeso tran-tran istituzional-clientelare che ha contraddistinto molti anni di azione a sinistra anche in vaste zone del Centro Italia e ad Orvieto, che, anche se ha ottenuto storicamente risultati significativi, corre oramai il rischio di essere interpretato sempre pi? frequentemente sotto la categoria della casta.

Ma cosa pu? unificare questa auspicabile pluralit? di letture e di intenti che pu? diventare nuova classe dirigente ? C?? una semplice considerazione che ha mobilitato milioni di persone in tutto il mondo negli ultimi 10 anni (e prima): che un mondo migliore ? possibile e necessario. E ci? da solo pu? differenziare la sinistra da tutti quelli che immaginano che questo mondo vada o mantenuto cos? com??, o solo amministrato e regolato un po? meglio. Ma l?altra condizione indispensabile ? che il sistema di rappresentanza sia sempre pi? implementato da forme di ampia e diffusa partecipazione e confronto al di l? del momento del voto.

Le enormi contraddizioni che abbiamo di fronte, il crollo del capitale finanziario e della miseria del  pensiero unico neoliberista in tanti paesi dalla fine degli anni ?90 fino al 2002, ma ora anche nelle roccaforti della nuova finanza (Uk e USA), dimostrano ?come al solito- che in Italia arriviamo con diversi decenni di ritardo all?appuntamento con la storia, o che, peggio, siamo un paese in cui strutturalmente convivono ?la borghesia pi? ignorante d?Europa? come diceva Pasolini/Orson Wells ne ?La ricotta?, insieme ai presupposti permanenti di regressioni razziste e fasciste causate dall?impotenza della politica nostrana e dall?incapacit? di far emergere una nuova interpretazione, egemonica in quanto condivisa, della fase storica che attraversiamo.

Ed ? davvero sorprendente che la nostra capacit? di analisi sociale e politica, che per decenni ? stata un riferimento per molti nel mondo intero, sia oggi un sbiaditissima immagine di ci? che fu. Soprattutto perch? proprio ora, come gi? accennato, la insostenibilit? delle condizioni globali comporterebbero la possibilit? di un ritorno alla Politica e allo Stato da sinistra e non, viceversa, da destra, come ? accaduto e sta accadendo con gli eventi dell?Aprile 2008.

Tremonti, vero cervello del nuovo governo di Berlusconi, interpreta questa straordinaria novit? (fatta di neoprotezionismo e di critica allo status-quo con accenti no-global), e indica in fin dei conti, il ritorno della politica sulla scena. Una politica ed uno Stato che si intenderanno tendenzialmente autoritari, come accade in ogni situazione di crisi, poich? le condizioni straordinarie lo richiedono. Lasciamo ai volenterosi la possibilit? di confrontare gli esiti che ebbe la grande crisi del 1929 nei diversi paesi e nel nostro, in particolare.

Abbiamo parlato di Sinistra, ma pare pi? che ovvio che queste riflessioni riguardino in tutto e per tutto quella debole entit?, nata post-matura, che si chiama Partito Democratico, almeno quella parte di classe dirigente di questo partito pi? attenta alla concretezza delle questioni che alle alchimie costituzionali o di semplificazione del quadro della rappresentanza: il quale potrebbe ulteriormente semplificarsi anche in direzioni non gradite?

C?? quindi molto da capire e da ri-studiare. C?? molto da lavorare, insieme. E? del tutto chiaro che a questa discussione debbano partecipare tutti, compresi coloro che sono stati bocciati dal risultato elettorale nella loro qualit? di dirigenti. Ma essi non hanno titolo adeguato per dirigerla, o orientarla.

La scarsa abitudine e volont? di coltivare le migliori piante, fa s? che il territorio venga talvolta colonizzato dall?erba gramigna, o, se dice male, diventa un deserto.

Per questo la variet?, la libera relazione e il confronto tra le ?macchine desideranti? ? uno dei beni comuni principali. Da tutelare e da coltivare. Siccome c?? solo un anno per la prima raccolta utile, la nuova semina deve cominciare subito.

Pubblicato il: 29/04/2008

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