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Orvieto?s identity
Esiste un ?prodotto Orvieto?? C?? una identit? di citt? e territorio?

cerco guai

Si parla sempre pi? spesso di promozione di Orvieto e ci si attacca su pi? fronti, pi? o meno ufficiali e pi? o meno amministrativi, in merito alla vera o presunta mancata o errata promozione della nostra citt?.

Mille idee a confronto, mille scuole di pensiero che si incontrano e si scontrano, mille modi per essere o non essere imprenditori, di se stessi e della realt? in cui si vive.

E ci si impegna, l?un contro l?altro armati, per decidere se sia meglio andare a questa fiera o a quel workshop, a quella borsa turistica o porta a porta, se convenga usare internet o la carta stampata, la posta tradizionale o il contatto umano, perdendo di vista, a volte, il problema principale, ossia l?oggetto del contendere. Che diamine dobbiamo promuovere? Esiste un ?prodotto Orvieto?? C?? una identit? di citt? e territorio su cui lavorare e da sbandierare ai quattro venti?

In altre parole: abbiamo qualcosa da dire oltre l?elenco dei monumenti e dei prodotti tipici che poi, vino a parte, tanto tipici non sono?

Senn? meglio stare a casa, con buona pace di chi quelle trasferte se le fa a spese altrui, ch? tanto su gran parte degli atlanti Orvieto c?? gi?.

Fino a qualche decennio fa la nostra amata cittadina, nella percezione comune, era Duomo-vino-caserma. E ora? Siamo sicuri che Duomo (e Pozzo di San Patrizio) bastino ancora? Riusciamo a vendere buoni pacchetti integrati attorno al solo vino? Siamo sicuri che Orvieto possa evocare e fornire solo questo, e che questo sia quello che il tanto osannato ?turismo di qualit?? stia cercando?

Mi si obietter?: ma Orvieto ? la capitale delle Citt?Slow. Benissimo! E allora lavoriamoci, perch? bene bene mi sa che non l?ha ancora capito nessuno cosa voglia dire essere ?citt? slow?. Vuol dire citt? del buon vivere? Bene, promuoviamo quello! Ma prima, siamo sicuri di averlo davvero il buon vivere, e di possedere una mezza specie di valore aggiunto rispetto a mille altre realt? simili alla nostra ma molto pi? capaci?

Di sicuro il marchio ?slow? (che in inglese significa ?lento?, sia nell?accezione di ?calmo? che in quella di ?ritardato?) evoca SlowFood, ma mi sa tanto che siamo ancora ben distanti dal grande movimento che ha rilanciato la cultura della buona enogastronomia dei territori e che ? riuscito persino a sdoganare e a far diventare prodotti di eccellenza cosette come il lardo di Colonnata, che le direttive sanitarie europee avevano messo al bando.

Siamo lontani, molto lontani. Lontani da tutto. Ma potrebbe essere un inizio da cui lavorare, ammesso e non concesso che davvero qualcuno possa spiegarci in cosa siamo cos? tanto ?slow?.

Ma mi si pu? obiettare anche: ma Orvieto, prima di essere slow, era la ?Citt? Narrante? del famoso slogan di Maoloni.

E qui forse gi? ci siamo un po? di pi?, ma solo negli intenti. Mi spiego meglio: Orvieto, lo sappiamo tutti, ha tanto da raccontare, ma mi pare che ultimamente sia diventata un po? timida, quasi vergognosa di mostrare tutto quello che la riguarda e che possa essere in qualche modo evocativo, stuzzicando l?immaginario del visitatore.

Si potrebbe vivere la citt? e il territorio come un immenso parco artistico e letterario, spaziando, solo a titolo di esempio, dai lucumoni agli studi di Freud, dalle importanti cerimonie papali alla ceramica degli anni venti, dai secoli di storia del vino al sottosuolo (su cui ancora c?? tanta confusione), dall?istituzione del Corpus Domini al merletto di Orvieto (per il cui centenario Bolsena, e dico Bolsena, ha saputo realizzare mostre, eventi e pubblicazioni).

Ma anche qui c?? da fare, specie se si pensa che i nuovi piani comunali di intervento interesseranno soltanto l?area che va da Piazza Cahen alla Torre del Moro, trascurando in pieno il quartiere medievale, ch? tanto l? non c?? niente da ?narrare?.

Mi si potr? obiettare che ci sono altre mille identit? di Orvieto che io non vedo. Benissimo, parliamone!

Si dovrebbe costituire a giorni un gruppo di lavoro tra Comune e operatori economici della Rupe, proprio per rintracciare questa benedetta identit? e programmarne la promozione.

Ci riusciremo? Temo di no. Abbiamo alternative? Temo di no. A meno che non ci stia bene l?identit? che Orvieto ha oggi: una sosta di un?ora e mezza tra Firenze e Roma, con una voglia matta di dire ?benvenuti? ai turisti che arrivano, ma che, per dirlo, sbaglia l?ortografia (verificare nelle piazze per credere!) sia in Inglese che in Francese.

Pubblicato il: 20/04/2008

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