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L?estremo superiore

Cerco guai

Un paio di settimane fa si ? conclusa a Roma la seconda memorabile edizione del Festival della Matematica, disciplina tanto elogiata dagli insegnanti quanto bistrattata dagli studenti.

In questa mia paginetta settimanale non voglio difendere la Matematica con la emme maiuscola (di cui solo pochi fortunati intravedono i lineamenti prima di lasciare le superiori), ma solo porre l?accento su come la riproposizione di una delle nozioni fondamentali dell?analisi matematica trovi applicazioni squisite nella vita di tutti i giorni.

Mi riferisco al concetto di ?estremo superiore?, tanto bello quanto difficile da spiegare a chi non mastica insiemi numerici, maggioranti e minoranti.

Proporr? quindi ai miei undici lettori una versione della definizione applicata ad un caso particolare, ovvero ad insiemi finiti (e discreti), dove l?estremo superiore coincide col ?massimo?.

Niente paura! Queste due righe ce le ho messe solo per evitare di dover dare spiegazioni a coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare le definizioni ?vere? degli oggetti di cui sto parlando.

Insomma, la morale della favola, strasemplificata, ? che, preso a caso un elemento da un insieme finito di numeri, si pu? sempre realizzare un sottoinsieme che abbia quel tale elemento come suo massimo, ovvero come numero pi? grande degli altri.

La bellezza di questo concetto ? anche la possibilit? di estenderlo ad altri insiemi, fatti di persone e non di numeri, per renderci conto di quanto spesso ci si sforzi per trovare quel dannato sottoinsieme di cui noi, o i nostri cari, siamo gli estremi superiori.

E tutto per quella benedetta voglia di primeggiare, almeno una volta, almeno da qualche parte, rinunciando al sublime piacere della normalit?.

Cos? capita di sentire mamme che dicono: ?Eh, s?, mio figlio ha preso 4 in inglese, per? tra tutti quelli che venivano dalla sua scuola media e hanno avuto gli stessi professori ? quello che ha preso il voto pi? alto?. Ecco qua: la mamma si ? costruita, nell?insieme dei compagni di classe del figlio, il sottoinsieme (quelli che venivano dalla stessa scuola e avevano avuto gli stessi insegnanti) di cui l?adorato pargolo risulta essere l?estremo superiore, ovvero il migliore di quella sua precisa e discutibile ?categoria?!

Consolatorio, non c?? che dire, ma spesso ridicolo, specie se il sottoinsieme ? fatto di soli due studenti e l?altro ha preso 4 meno.

E questo gioco, fateci caso, viene riproposto ad ogni pi? sospinto: il beb? pi? pesante dei nati da madri assistite dallo stesso ginecologo, il corridore pi? veloce tra quelli che hanno fatto in giovent? anche pallacanestro, il dirigente pi? pagato tra quelli laureati tra il 94 e il 98 e che prendevano il treno delle 7 e 32, il pi? carino tra i neomaggiorenni provenienti da frazioni monoparrocchiali dotate di campanile, l?inflazione pi? alta degli ultimi sei anni e otto mesi e via discorrendo, in un andirivieni di incoerenze sublimi, quasi sempre divertenti e molto spesso ridicole.

Tutto per scoprire, in fondo, che tutti noi possiamo costruirci una nostra categoria ad hoc di cui essere i primi, i migliori, i pi? dotati, fortunati o capaci, e sentircene consolati.

Meccanismi di questo tipo possono anche contribuire ad innalzare la percezione che la societ? ha di noi o di chi ci sta a cuore, e poco conta se i meriti non siano reali o i sottoinsiemi costruiti ad arte siano pi? ridicoli dell?assenza di titoli.

? il caso del curriculum di qualche santino da campagna elettorale, dove il candidato di turno risulta il pi? votato tra i rappresentanti di circoscrizioni esposte ad ovest, oppure il pi? giovane dei presidenti di bocciofile del centro Italia, Roma esclusa, o ancora il primo dei consiglieri comunali di minoranza ad aver imparato l?inglese?

E ognuno ? il meglio fico del suo bigonzetto, e poi chi se ne frega se nel bigonzo c?erano solo i suoi famigliari e risultava il pi? bello perch? ogni scarrafone ? bello a mamma sua, tanto chi legge quella sfilza di titoli e medaglie non lo sa!

Ed ecco il sottoinsieme dei parlamentari di maggioranza che non hanno usufruito di sconti di pena, o quello dei segretari di partito che non hanno frequentato scienze politiche, o quello degli imprenditori con pi? di 52 dipendenti di cui almeno 16 donne e via cos?, in una parata di penne di pavoni sempre pi? scorticati e dalle sfumature sempre pi? spente.

Ma ogni candidato deve essere il primo di una certa categoria, il migliore di un?altra, il pi? giovane di un certo strano gruppo di persone non ben identificabili, insomma: l?estremo superiore del suo prezioso sottoinsieme posticcio, messo su per l?occasione con una bella sfilata di puntelli, pi? o meno traballanti.

E non fanno curriculum solo le qualifiche professionali o politiche, noooo, c?? lo sport, ci sono le arti figurative, la musica, il canto, perch?, si sa, nella terra di Pavarotti conviene votare un tenore anzich? un baritono; vuoi mettere come sapr? farsi sentire meglio?!?

Insomma, come vedete, uno dei concetti matematici pi? complessi, quello di estremo superiore, lo conoscevate gi? tutti, e lo conoscevano anche i nostri nonni, quando coniarono il modo di dire ?nel regno dei ciechi un guercio impera?.

Pubblicato il: 30/03/2008

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