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Orvieto turistica?

cerco guai

? di qualche giorno fa la diffusione, da parte di Federalberghi, dei dati pi? che allarmanti su presenze e permanenze medie ad Orvieto e in Umbria.

Spero solo che nessuno sia cascato dalle nuvole quando ci si ? accorti che quasi tutta la provincia di Perugia e lo stesso bacino ternano hanno subito un incremento di flussi nel 2007 mentre Orvieto e il suo territorio hanno riportato dati in nettissima flessione.

Spero infatti che a nessuno sia sfuggito cosa ? stata capace di organizzare Perugia attorno alla figura del Perugino (bissando ora col Pintoricchio), mettendo insieme tradizioni, identit? locali, ricchezze del territorio, pacchetti ben strutturati ed un battage promozionale di alto livello, mentre da noi ci si stava dimenticando addirittura cosa c?entri Orvieto col Corpus Domini.

E questa mia affermazione non ? affatto una iperbole, avendo avuto modo di costatare che non solo i turisti, ma anche parecchi orvietani, quando uscivano dall?ultimo Presepe nel Pozzo -incentrato sull?Eucarestia e i cui pannelli introduttivi parlavano del Corpus Domini, della sua istituzione, del miracolo di Bolsena, di Urbano IV e delle visioni di Giuliana di Liegi- si dichiaravano addirittura sorpresi che una delle pi? grandi festivit? del mondo cattolico fosse stata istituita proprio a Orvieto.

Ben venga il corteo storico, specie se meglio valorizzato tutta l?anno con un museo, ben venga il dramma sacro, ben vengano le conferenze, ma uniamo tutto questo e molto altro ancora in un progetto di pi? ampio respiro e di maggior richiamo e durata, su cui i tour operator, locali e non, possano confezionare fior di pacchetti turistici. E cos? su qualche altra decina di tematiche di sicuro richiamo per il resto dell?anno.

Oppure siamo convinti che Orvieto abbia il suo futuro nell?industria? Forse ? cos?, se nella sua ultima trionfale visita sulla rupe la Lorenzetti ha parlato di tutto, dalle aree industriali alla new technology, dall?agricoltura alla pubblica impresa, senza spendere mezza parola sul turismo e ricevendo, nonostante questo, scroscianti applausi da tutti i presenti.

Facciamo i conti della serva: la provincia di Perugia ha istituito ben otto sistemi turistici locali, quella di Terni uno solo.

Come mai? Ma ? ovvio! Una sola azienda di trasporti, una sola ASL, un solo centro multimediale da mantenere a suon di videocamere e un solo sistema turistico. E poi ci meravigliamo se gli educational organizzati per i tour operator straneri prevedono mezza giornata a Orvieto e cinque tra cascata delle Marmore, archeologia industriale di Terni e tutti i pi? sperduti centri del ternano-narnese-amerino?

Ripeto, prendiamone atto, ma almeno non caschiamo dalle nuvole!

Ora la sede del consorzio turistico provinciale unico ? Orvieto, ma ? gi? noto che ci sar? una sede-fotocopia anche a Terni, e la paura, fondata, ? che, nonostante promesse e impegni, anche la promozione di Orvieto continuer? ad essere fatta con le briciole che cadono dai banchetti altrui, magari foraggiati grazie all?appeal delle guglie del nostro Duomo.

Gi?, la promozione, quella strana cosa di cui noi Orvietani abbiamo conosciuto il nome solo ora che ci troviamo con l?acqua alla gola, ma che ancora facciamo in forma fin troppo privata e privatistica, totalmente disgregata e spesso schizofrenica.

Evito di parlare di nuovo dell?inutilit? manifesta del defunto Orvieto Promotion (a proposito, quando me la restituite la quota capitale?), cos? come evito di cadere nella bassa polemichetta che vuol far notare che ci sia un orvietano ad amministrare l?organismo regionale di promozione, dato che a noi orvietani ci fa sempre un po? specie sembrare di essere di parte: siamo magnanimi, tanto che, quando a capo di una nota testata regionale c?era un orvietano, si preferiva non parlare quasi mai di Orvieto, ma giusto per non sembrare di stare a fare favoritismi.

Non voglio invece evitare di puntualizzare un?altra volta l?ovvio: il Duomo, il Pozzo di San Patrizio, le caserme, le scuole, l?ospedale, hanno per decenni empito le casse degli operatori turistici, ricettivi e commerciali orvietani senza il bench? minimo sforzo di promozione.

Ora per?, in un momento in cui il turismo-destinazione ? stato soppiantato dal turismo-motivazione, in una citt? in cui l?argomento caserma ? tab? e l?utenza locale, trasferita altrove e motorizzata, va a spendere i propri soldi nei centri commerciali che noi non abbiamo voluto sotto la rupe, preferendo trasformare il corso nella mutanderia dell?Umbria, bisogna scegliere.

E scegliere significa agire ed essere disposti a prendersi le responsabilit? delle conseguenze delle proprie scelte.

Bisogna scegliere se lavorare insieme per portare nuovi flussi medio-decenti sulla rupe e in tutto il territorio o cercare di vendere a 8 euro l?uno i portachiavi di plastica col Duomo, ovviamente made in China, ai ragazzini delle gite che tanto li freghi una volta e poi non li vedi pi?.

Bisogna scegliere se essere imprenditori e costituire una forza con un minimo potere contrattuale o litigarsi sulla porta gli ultimi turisti rimasti, perch?, si sa, se uno sta male e vede che l?altro sta peggio, quasi quasi si sente gi? meglio.

Bisogna scegliere se sperare che i piani promozionali decisi a Terni incontrino le nostre esigenze o se proporre noi dei piani di marketing strategico ben strutturati da co-finanziare e su cui lavorare per il bene di una vasta area, che pu? anche prescindere dai confini politici (Terni s? e Bolsena e Civita no?).

Bisogna scegliere se raddoppiare la tassa sui rifiuti alle imprese commerciali, artigianali e ricettive per pagarsi la carta igienica o valorizzare il centro storico e i borghi del territorio per far aumentare il numero delle imprese e la qualit? dei prodotti e dei servizi.

Bisogna scegliere se sperare di entrare nelle grazie del politico giusto (magari avendo passato l?estate 2007 come l?asino di Buridano che non sa decidere tra le quaglie ai laghetti o le salsicce al ?mercato coperto?) per farci assumere dal comune che gi? vanta la pi? alta percentuale di dipendenti per numero di abitanti, oppure iniziare a lavorare per creare le condizioni per una economia reale e non assistenzialisticamente e clietelisticamente drogata.

Bisogna scegliere, consentitemelo, se per noi ? pi? importante il futuro dei nostri figli o la paura di urtare la sensibilit? partitica del cugino del nostro migliore amico che ? ?paraculescamente ammanicato?, ovvero intricato con chi ha tutto l?interesse a mantenere questo incancrenito stato di cose senza spiragli per il futuro se non la fuga.

E buona Pasqua!

Pubblicato il: 16/03/2008

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