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Appunti da un intervento non effettuato

Antonio Barberani

La vertiginosa (speriamo non precipitosa) novit? della proposta di listone ci avvia verso una fase nuova.

Una fase sicuramente stimolante e che richieder? forte impegno in quanto si dovr?, per forza, approdare ad una identit? culturale di partito anch?essa nuova e necessariamente diversa da quella attuale.

Per il momento godiamoci questa lista del Popolo della Libert? che si ? posta l?obiettivo irrinunciabile della vittoria alle prossime elezioni politiche.

Se questo ? l?aspetto geniale e gratificante della novit?, si deve essere comunque consapevoli che il 14 aprile non sar? l?atto finale, ma soltanto un nuovo punto di partenza.

Molto dovr? cambiare in noi e fuori di noi.

Innanzitutto, ritengo che  non sar? pi? sufficiente essere soltanto il ?partito del fare?, ma dovremo, per forza, essere anche il ?partito del pensare?.

Per costruire un nuovo soggetto politico, non bastano certo un paio d?ore come ? successo il 9 febbraio, n? basta, tantomeno, mescolare dirigenti: ? invece indispensabile cercare di mettere insieme le culture politiche di riferimento, in quanto, in un processo di semplificazione come quello che si ? messo in moto, se non ci si vuole ritrovare con gli stessi equivoci paralizzanti frutto della passata logica delle coalizioni, ci sar? bisogno di contenuti  politici forti.

Se in un partito manca la cultura di riferimento, si finisce inevitabilmente col far prevalere la cultura degli interessi e delle lobby.

Quindi inizia il cammino verso un nuovo partito che dovr? essere (e finalmente) anche ?il partito del nuovo?, soprattutto di un nuovo modo di porsi di fronte all?attivit? politica.

La sinistra, lo tocchiamo con mano dalle nostre parti, ha un?idea della politica totalitaria e totalizzante( i vecchi vizi non si dimenticano): con la politica si costruisce potere e si rende, conseguentemente, la politica necessaria ai destini degli individui (cio? le clientele).

Sta a noi invertire questo andazzo: non possiamo solo salvaguardare interessi, ma mobilitare coscienze, cos? che si possa dare risposte certe alle tante domande che oggi provengono dalla societ?.

Anche in questo modo si rimettono in moto meccanismi di selezione della classe dirigente!

Per tutelare questo approccio, innanzi tutto ci vuole consapevolezza di chi sono oggi i nostri interlocutori. Difatti, dagli esordi di Forza Italia del ?94, ? completamente cambiato il blocco sociale di riferimento: siamo passati dal ?popolo delle partite iva? al lavoro dipendente (la classe operaia vota per lo pi? per noi), ad un universo di soggetti e di rappresentanze sociali altamente variegato.

La domanda che oggi ci proviene dalla societ? ? la difesa di ?diritti? poco o male rappresentati dalla sinistra, diritti che, al massimo sono solo raccontati da qualche bel programma tv come quello della Gabanelli o  pochi altri.  Sono, tanto per citarne alcuni, il diritto ad una citt? sicura, il diritto alla legalit? delle attivit? pubbliche, il diritto alla salute, inteso come il problema dei rifiuti e dell?ambiente, il diritto al lavoro in ogni suo ambito, autonomo o dipendente.

Oggi siamo pi? che mai un movimento interclassista e non ? detto che sia un male.

L?interclassismo ? un valore positivo in un partito, a patto che non degeneri come vediamo a sinistra a cominciare dalle candidature: ha ragione Bertinotti, tra Colannino e l?operaio della Tyssen, candidati nel PD, ce n?? uno di troppo.

In mezzo a queste due polarit?, l?industriale di successo e l?emarginato sociale, c?? l?Italia vera, ci siamo tutti noi, non lo dimentichiamo, l?Italia con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, proprio l?Italia che spesso non ? pi? garantita.

A questa Italia Berlusconi ? stato capace di dare prima un sogno e poi certezze, magari in pillole, magari in modo scoordinato, ma tangibilmente: la certezza di una coscienza nazionale e la certezza di un futuro meno ambiguo. Sono questi i cittadini con i quali si deve saper dialogare e, possibilmente, saper anche dare delle prospettive.

Costruire questo percorso verso un movimento nuovo sar? certamente faticoso, vista anche la quantit? e la diversit? dei soggetti in campo.

Se, come diceva Tot?, ?? la somma che fa il totale?, a noi ci ? andata pure bene, in quanto ci sono territori che debbono far convivere 12 o 13 partiti confluiti nel listone : da Lamberto Dini a De Gregorio, dai Pensionati alla Lista No-Euro.

Questo nuovo inizio, che dovr? approdare per forza ad una nuova identit? di partito, lo dobbiamo affrontare con orgoglio e consapevolezza, per non vederci annacquare le tematiche a cui siamo pi? affezionati. Qualche scricchiolio gi? emerge, ma, come scrive Mario Giordano, vanno proposti contenuti veramente liberali insieme, finalmente, alla riduzione del ruolo dello Stato.

E? un percorso pieno di insidie in cui sar? importante ripristinare, innanzitutto, una vera dialettica, troppo spesso dimenticata, sia tra dirigenti, sia, ancora di pi?, tra dirigenti e cittadini, ma ? un percorso che va affrontato con generosit?, seminando piuttosto dubbi che fasulle certezze come fanno i nostri avversari politici.

Tenendo presente che bisogna rinnovarsi nella mentalit? e nel metodo: siamo troppo abituati a confondere la politica con l?organizzazione o, peggio, con la propaganda; componenti certamente decisive, ma che, se uniche o quasi, riducono un movimento politico alla stregua di una tifoseria calcistica.

Fa comunque un po? caso constatare che ad una riunione come quella che si ? svolta sabato a Terni come nelle altre riunioni regionali, erano presenti le stesse facce di 10 anni fa; ma la cosa pi? seria ? che erano nelle stesse posizioni: gli stessi sempre sul palco, gli stessi sempre di sotto.  Di sicuro c?? qualcosa che non funziona! Oppure dobbiamo ammettere che anche da noi si ? consolidata la casta degli intoccabili.

Anche per questo, anche per chi, come il sottoscritto, ha un approccio certamente insufficiente nei confronti della politica, o, almeno, un certo tipo di politica, c?? bisogno di qualcosa di pi? e di meglio.

Allora, cominciamo questa fase nuova rispettando, per l?intanto, il disinteresse ed il cuore di chi si spende anche nel pi? piccolo comune come nella pi? piccola realt? del nostro territorio.

Il ?territorio? ? la prima risorsa di un partito: altrimenti che partito del popolo ??

Per questo motivo va rivolta grande attenzione alle specificit? territoriali ed alla loro necessaria autonomia, certamente all?interno di linee concordate con gli organismi gerarchici, ma mai imposte da qualcuno per disegni personalistici.

Anche per questo sarebbe ora che si tenesse conto, nella confezione delle candidature, di tutte le candidature, della nostra Provincia e di tutti i comuni che la compongono.   Il Partito non ? solo ?perugino?, cos? come non ? solo ?ternano?, nel senso di Terni citt?.

Per raggiungere tutti questi obiettivi abbiamo bisogno di un lavoro paziente, di capacit? di ascolto e di confronto, di lealt? e rispetto nei comportamenti interpersonali.

Ma il nuovo inizio che ci attende, sicuramente sapr? fare tesoro degli errori del passato, che ci hanno resi consapevoli che nessuna iniziativa politica, nessun successo elettorale, nessun governo amico pu? risarcire chi ci sostiene e apprezza di quanto gli ? stato tolto, e ?maltolto?, dalla politica inconcludente, vorace e arrogante della sinistra che abbiamo conosciuto in questi anni dalle nostre parti e in tutta Italia.

Pubblicato il: 04/03/2008

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